Copertina


Blog fondato da Giuseppe "Pippo" Ripa


dedicato a GIOVANNI ARDIZZONE


in memoria di Luciana Donazzi

scomparsa il 24 agosto 1997, gentile amica di tutti noi,

in memoria di

Claudio Bertoluzzi (✝ luglio 2006) - Pier Luigi Golino (✝ maggio 2003) - Luciano Riffaldi - Salvatore Gozzo - Guido Gennaro - Danila Zadra (✝ 11 aprile 2007) - Tiziana Begarani - Marina Bonora - Nino Amato - Gegé Falaschi - Vincenzo (Gianni) Pennetta - Matteo Guerini (✝ aprile 2006) - Lalla Bosi - Marco Pennacchioni (✝ 1994) - Valentino Santoni - Augusto Agazzani (2011) - Anna Nay Savina - Enzo Baldoni - Gino Gorgoglione (✝ dicembre 2011) - Giuseppe Ripa (✝ 24 maggio 2012) - Mario Pramaggiore (✝ 16 giugno 2012) - Fausto Salghetti (28.11.2013) - Salvatore Caputo (10.01.2015)

Daria Acquisti (9.06.2016) - Roberto Baldini - Giorgio Scaglia (2007) - Marchionni - Franco Selandari - Gigi Ziliani (8.12.2016) - Mariella Alitti (9.03.2017) - Francesco Molinini (13.08.2017) - Marinetta Bagliani - Mario Gervasoni - Nik Sacharidis - Cinzia Mariotti - Liberto Cavallone (18.01.2019) - Franca Gaspari 31.03.2019 - Edmondo Gangitano (20 febbraio 2018) - Corrado Lamberti (17.04.2020) - Gianni Abbate (8 maggio 2020) - Marcello Montedoro (ottobre 2020) - Adele Tonini (22 febbraio 2021) - Annamaria De Pietro (novembre 2020) - Dario Rocchegiani (2 settembre 2021) - Enzo Ruggiero (ottobre 2021 - Gabriella Livieri (28 gennaio 2022) - Luisella Guerra - Rudy Schonhuber (1 novembre 2022) - Vincenzo Marti - Giuseppe Bortoluzzi (17 aprile 2022) - Laura Bertolotti (1 marzo 2023) - Vincenzina Centofanti (27 marzo 2023)

novita'

Quale è la cosa più difficile di tutte? Quella che sembra la più facile: con gli occhi vedere ciò che davanti agli occhi si trova. (Goethe)

giovedì 15 aprile 2021

      CRONACHE

                                (archivio della bacheca)
                                    2.93 




11 agosto 2021   .  Covid
Da  Fabrizio,  sempre all'opera seppur in ferie.

 NdR      Fabrizio, guardiano della salute nostra.   






11 agosto 2021   .    da Paolo
Contro gli inglesi l'Italia vince sempre
 ** TOTTUS  IN  PARI  **  

 ** 







11 agosto 2021   .    da Giorgio
 L’ordine armonico del Sol Levante

Da queste parti assieme al calendario occidentale, adottato per ovvie esigenze pratiche, convive l’antico calendario locale che è ovviamente diverso dal nostro. E infatti a giorni inizierà una nuova era la quale – come le precedenti che caratterizzano la storia del Paese – ha un proprio nome che la distingue dalle altre.  Con la nuova costituzione del dopoguerra il nome, oltre ad essere scelto dal Governo, vorrebbe anche significare l’orientamento da dare alla vita politica e sociale del Paese.  Siccome la lingua sollevantina è un po’ astrusa per gli stranieri, per capire il significato della parola usata è meglio rivolgersi agli studiosi autoctoni di sollevantino. Ma, relativamente alla parola adottata per la nuova era, è sorto un problema : e cioè l’interpretazione di questa secondo gli studiosi filogovernativi diverge un poco da quella data dagli studiosi che potremmo chiamare “contestatori”.  Ad esempio per i primi la parola che distingue la nuova epoca significa – grossomodo – “bella armonia”, mentre per i secondi significa – sempre grossomodo – “ordine sollevantino”.  Inutile dire che i secondi, essendo in minoranza, sono stati zittiti con la semplice osservazione che “ordine” significa “armonia”, e chi li ha zittiti doveva aver studiato o l’arte classica greca, o l’arte del  periodo d’oro gotico, arti che presentano infatti la concezione di un mondo ordinato e armonico.  Ma a parte queste osservazioni che possono sembrare sia serie che facete, il problema che ci occupa è che non si capisce cosa o chi, al momento, non sia in linea con l’orientamento desiderato così da richiedere di essere ordinato e armonizzato.  Infatti lo straniero che vive da queste parti sa benissimo che sono ordinati e armonici pure i gatti i quali, anche quando vanno in amore, fanno il casino strettamente necessario al caso, ma nulla di più, per non parlare dei cani i quali non abbaiano quasi mai.  Passando comunque agli esseri umani, vediamo quali categorie avrebbero bisogno – secondo il Governo – di essere ordinate e armonizzate.  Non certo i guidatori, che sono ordinatissimi! Non superano – quando c’è il cartello con il limite – i 40 kilometri orari, neppure se inseguiti dall’onda di uno tsunami. Per girare a destra, armonicamente, impiegano quattro o cinque minuti, che triplicano per girare a sinistra. Non parliamo poi dell’ordine con cui eseguono le manovre di parcheggio! Infatti tutti posizionano l’auto, armonicamente, entro le righe assegnate, andando ordinatamente in retromarcia, per cui la manovra risulta terribilmente difficile, e infatti richiede un largo lasso di tempo.  Nemmeno i ferrovieri, che tengono i treni in ordine sia nel senso della pulizia, sia nel senso dell’orario, sia in quello della temperatura interna. Pensate, infatti, che un treno che giunge al capolinea, tre minuti dopo è in grado di ripartire perfettamente ripulito, e riparte anche a costo di portare gli inservienti che non hanno fatto in tempo a uscire. La temperatura interna, poi, deve armonizzarsi ai desideri dei passeggeri, che quando fuori fa caldo sognano ghiacciai alpini. Allora, per non sbagliare, il capotreno li accontenta alla lettera, abbassando la temperatura a un livello tale che, in mancanza di una giacca a vento un di un maglione, si rischia la polmonite.  Nemmeno i poliziotti, per loro natura maniaci di un ordinato e armonico comportamento di guida da parte dei cittadini. Per questo tutte le volte che dimentico di allacciare la cintura di sicurezza, vengo fermato e circondato da una decina di agenti equipaggiati con casco, occhiali scuri, mascherina, manganello, e altre armi di ordinanza. La prima volta mi sono spaventato moltissimo, poi mi ci sono abituato. Alle armoniche domande, sempre eguali e nello stesso ordine, rispondo disarmonicamente mescolando l’inglese alla lingua indigena, così da disorientarli un po’.  A dir il vero nemmeno i ladri – che sono molto radi – necessitano di essere ordinati o armonizzati. Rubano, o meglio truffano con armonia sempre la stessa categoria di persone, cioè casalinghe settantenni, e sempre nello stesso modo, cioè dicendo telefonicamente alla vittima che il figlio è in una grave situazione e necessita di una grossa somma in contanti. Anche le vittime sono ordinate perché pagano senza far questioni e sempre in contanti.  In sostanza, cosa si vorrebbe ancora ordinare e armonizzare?

°

from  藤沢





11 agosto 2021   .  NdR
La prossima settimana proseguirò nella pubblicazione di
"Allegra e le 96 tesi".  Rileggiti con attenzione la parte già 
pubblicata il 2 agosto (o ...  ) perchè, contemporaneamente
alla pubblicazione del nuovo, cancellerò la precedente (come
già fatto in passato, per problemi capacitativi del Blog). 






2 agosto 2021   .    aperte prenotazioni
Da oggi sono aperte le (pre) iscrizioni
all' incontro di domenica  10 ottobre 
(da fare entro il 5 settembre)
Con buona memoria degli incontri precedenti.
Tra essi il TREDICESIMO, già ivi tenuto (vedi)
Ora, come allora, patron
Antonio Latrecchina





2 agosto 2021   .    da Paolo
Per Indro Montanelli (1909-2001) a vent'anni 
dalla morte, due ricordi, uno sardo e uno pavese
 ** TOTTUS  IN  PARI  **  
  
 ** 







2 agosto 2021   .   da Giorgio

Pandemia, libertà e Olimpiadi

Da queste parti il governo non può imporre comportamenti alla popolazione ( per la Costituzione imposta dagli USA dopo la guerra ) e quindi si limita a dare consigli, sia direttamente, sia attraverso la televisione, che la gente ascolta attentamente.  Questi consigli sono recepiti senza alcun problema, come se nella sfera più intima dell’esistenza, che qui è costituita da genitori, figli e amici strettissimi, si fosse instaurato un quarto soggetto, che assiste quotidianamente la gente nei vari problemi, da quelli gravi (come la pandemia ) sino a quelli che a noi sembrerebbero ridicoli ( se il giorno seguente sia idoneo, o no, a stendere il bucato : sic! ).   Quindi qui nessuno si ribella alle mascherine e ai vaccini invocando la parola “libertà”, anche perché, qui, non si ha idea di cosa sia la libertà individuale : qui c’è solo la libertà del gruppo, al quale la persona appartiene e dentro al quale si muove. A dir il vero sembra che anche nella vecchia Europa la gente ( leghisti e novelli almirantiani ) abbia scordato quel concetto che al liceo avevamo appreso, e cioè che la libertà di una persona non è assoluta, ma finisce dove inizia la libertà dell’altra persona : ma che cazzo si insegna nelle scuole oggi ?   Così, stando attenti come i gatti, qui son morte poco più di diecimila persone, con una popolazione doppia rispetto a quella italiana : insomma, uno ogni venti dei nostri !  Per quanto riguarda le Olimpiadi, tutti son tristi perché si svolgono a porte chiuse, ma nessuno ne fa una tragedia, nonostate l’evidente danno economico. Da segnalare, al riguardo, qualche protesta prima che si desse via libera all’inizio dei giochi. Alcuni si sono riuniti vicino al Parlamento per chiederne l’annullamento. Ma le proteste, da queste parti, sono un poco diverse dalle nostre : al massimo qualche centinaio di persone le quali, attorniate da moltissimi poliziotti dall’aria truce, fanno valere le loro ragioni, educatamente, mostrando i cartelli che le riportano.        

°

from  藤沢





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Girate in WhatsApp CUSM    ( .. e non solo lì )
*
1, da Fabio Lunelli.
(Ho riportato nella foto il test del suo WhatsApp.
Foto poi da me utilizzata per mail a gruppo cusm)
1 da Flavia  Carnevali.
(particolari grondaie geen a Vermiglio, senza giunture .. )
1, da Carlo Geri
   Prove per Tokio ...   
 ... come portatore di "colli a mano" nel Team delle Bermuda".
Non mi hanno preso a seguito dei bermuda non ufficiali ... 
*
1,  da Giacomo Maddalo
1,  da Mario Liccardi
La vera medaglia d' oro olimpica sarebbe quella che l'Italia
vincerebbe facendo completa luce su esecutori e mandanti 
delle stragi della seconda metà del '900 
 
*





2 agosto 2021   .   da Salvatore
Incipit della commedia di Salvatore Carachino.

Salvatore Carachino, Allegra e le 96 tesi

 Personaggi: Pietro, Alessandro e Cesare, ingegneri elettrotecnici.

Allegra e altre due ragazze.

Atto I

 Prologo

Sala con arredamento da villetta di campagna. Attraverso grandi vetrate si intravvede un giardino con lampioni accesi nel crepuscolo della sera. Pietro, sui trentacinque, di bell'aspetto, in pantaloni blu di lino e camicia bianca con maniche risvoltate, dopo avere interrotto un brano di musica jazz prende da un basso tavolo una rivista che sfoglia nervosamente.


PIETRO. Guarda l'orologio. E siamo a mezz'ora. I soliti. Quelli si sono persi. Troppo ridere per guardare i cartelli o ricordarsi di avere un navigatore. Fatti così i miei vecchi compagni di liceo e di università. Basta. Non li chiamo più. Saranno di buon umore, felici di rivedermi dopo cinque anni che manco dall'Italia. Volta le pagine. Questo? Cosa scrive? “Cos'è l'illuminismo.” Ditemi cos'è. A volte ritornano. Gli illuministi. Glielo leggo questo articolo al caro ingegnere elettrotecnico Alessandro che ha sempre odiato la filosofia. Lo mortificò il tre preso alla prima interrogazione. - Si portavano i cinici e no che quello mi va a domandare i cirenaici! – Cosa gli va a domandare quel cinico di un professore! Anche tu, caro ingegnere Cesare, cirenaico per indole, ti imbattesti in una versione dal greco che ti demolì. Dioghenes ò kunikos fu per te il canino Diogene. Canino. Ineccepibile. Quel tipo viveva in una botte come un cane. Ah, gli antichi filosofi. Non è chiaro se muovessero sulle piazze dell'antica Grecia anche di sera con luna e stelle. Oggi spreco di luce e spegnimento di luna e stelle. Senti questo come chiama noi altri tecnici delle luci ad un lavoro comune con i filosofi. Legge. Alla sera tutti i grattacieli della metropoli sembrano pagine colorate e drizzate al cielo, squadrate alture fiancheggianti i lunghi viali alberati a tre corsie per senso di marcia. Vai su larghi marciapiedi e sosti davanti alle sfolgoranti vetrine arricchite dai gioielli della modernità. Attraversi un giardino lussureggiante, fiorito di mille luci, con alberi dalle chiome a vampe verdi, rosse, gialle, con rami parati a brillio di trine. Ne mandano il riflesso le acque tremolanti delle vasche disegnate in varie geometrie. In mezzo a queste, su basse piattaforme, statue di grandi uomini, in piedi, seduti: Socrate, Galileo, Voltaire. Lungo i vialetti, ai margini di aiuole altri maestri del pensiero, messi di fronte come intenti a conversare oppure solitari e pensosi, sicché, imbattendoti in alcuni, sale il ricordo dei tuoi vecchi studi. La loro materia in grigio cemento si stacca dal fulgore diffuso, dalle polle di vivissimo azzurro che filtrano alla base di piante e arbusti. Al centro del giardino sta un grande globo di luna arancio che mai tu perdi alla vista. Lo sguardo si incanta davanti alle ardite sovrapposizioni di mattoni di vetro, zollette di zucchero in tutti i toni del rosa, gioco di imitazione delle dimore dell'uomo che svettano vicine e lontane sullo sfondo di un fumoso cielo violaceo. E negli slarghi attrezzati concerti e danze per i pazzi dei divertimenti, per i tentati dalla gioia.

 

Scena I

Strombazzi di clacson. Pietro accoglie i due amici. Hanno belle camicie colorate con maniche lunghe. Alessandro è alquanto mingherlino con aria da intellettuale. Cesare è alto, atletico. Esclamazioni. Abbracci.

CESARE. Ma sei vero? Sei tu, Pietro? Non sei il fantasma del nostro vecchio amico?

PIETRO. Io fantasma. Voi ossa e ciccia.

ALESSANDRO. È difficile credere che tu sia vero dopo cinque anni che sei sparito in terra di Francia. Noi sempre qui, sotto questo bel cielo di Lombardia.

PIETRO. Adesso ci sarò per sempre anch'io sotto questo cielo, così bello quando è bello.

CESARE. Oh il Petruccio! Stentiamo a credere che tu sia vero. Sei tu l'ingegnere tornato da Parigi o il suo fantasma? Lascia ancora che ti tocchi. Gli tocca braccia e busto. Rivolto poi ad Alessandro. Alessandro, confortami che non sia un fantasma. Lo toccano insieme dalla testa alle gambe.

PIETRO. Buoni, smettetela! Sempre gli stessi! E allora, fosse qui un'amica che non vedevate da tanto tempo? Cosa le fareste?

CESARE. Stesso sospetto.

ALESSANDRO. Col tempo qualche facoltà puoi averla persa. Insistono nella manovra.

PIETRO. Voi quella dell'intelletto. E basta! Io non ho perso niente, né in alto, né in basso.

CESARE. Non ti convinci in un colpo che puoi abbracciare l'amico.

PIETRO. Senti, Cesare. Tra uomini è sufficiente una stretta di mano.

CESARE. Ma ti rendi conto che ci siamo parlati al telefono solo per gli auguri di compleanno e le feste comandate?

ALESSANDRO. Ti avevamo dato per perso come amico. Mai una fotografia, mai una videochiamata. Niente social media. E sì che anche tu utilizzi le nuove diavolerie.

PIETRO. Adesso che torno a lavorare a Milano ci vedremo ogni fine settimana.

ALESSANDRO. Devi comprendere la nostra gioia. Dobbiamo convincerci della tua materialità. Sei tornato solo?

PIETROE con chi?

ALESSANDRO Come con chi. Non dicevi di una tua compagna? Teresa.

PIETRO. Solo come mi vedete.

CESARE. Mai a passarcela al telefono; mai una sua fotografia nei messaggi.

ALESSANDRO. Eravamo incerti tra una tua gelosia acuta e una storia travagliata.

PIETRO. La seconda. È da molto tempo che ci siamo lasciati. Adesso vi ho risparmiato di palpare anche lei.

ALESSANDRO. Lungi l'ardire, le avremmo chiesto il permesso. Non siamo gentiluomini? Dicci almeno. È tornata anche lei in patria o rimane ancora a Parigi?

PIETRO. Non torna. Lavora in Francia.

CESARE. Ci dispiace. Non potevi chiamarci al tempo della crisi? Saremmo venuti a trovarvi. Lei vedendoci, ascoltandoci…

PIETRO. Sentendovi parlare…  Ho fatto bene a tenervi fuori. E ormai… 

ALESSANDRO. Bell'amico. Ci racconterai però.

PIETRO. Raccontare, vi racconto. Mi preme sentire il vostro parere. A sbagliare sono stato io e quindi dolce e bello è soggiacere ai rimproveri degli amici.

ALESSANDRO. La tradivi con le parigine.

PIETRO. Macché. Un dramma… di ragion filosofica.

CESARE. Se è solo per questa ragione non soggiacerai ai nostri rimproveri. Non siamo attrezzati per farlo.

PIETRO. È di tutta evidenza.

ALESSANDRO. E quindi niente tristezze. Da oggi si ricomincia: cene con donne allegre, balli, canti, cavalcate.

CESARE. Amori dissoluti.

ALESSANDRO. Di breve durata con soluzione nel tradimento.

PIETRO. E daremo l'illusione che siano le donne a tradire!

Musica. Si versano da bere, mangiano patatine e olive.

...  (SEGUE)
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24 luglio 2021   .   Da Paolo

Le opere della scrittrice vogherese Carolina Invernizio

riedite con successo nel 170° anniversario della nascita

Il 18 giugno, nella trasmissione “Buongiorno Regione Lombardia”, in un servizio di Andrea Silla (si veda al link: https://www.facebook.com/yume.book/videos/carolina-invernizio-su-buongiorno-regione-lombardia/1446740428993511/?__so__=permalink&__rv__=related_videos ), Katia Bernacci della casa editrice Yume di Torino, che sta ristampando una parte dei libri della scrittrice Carolina Invernizio (di cui ricorre quest’anno il 170° anniversario della nascita, avvenuta a Voghera il 28 marzo 1851), ha sottolineato il successo popolare di questa revivalistica operazione editoriale.

A chi vuole approfondire la conoscenza delle opere dell’Invernizio, campionessa delle narrazioni  d’appendice e “madre del romanzo giallo” e del dibattito intorno alla sua produzione seriale, ricordo che, nel secondo volume della mia “Guida letteraria della provincia di Pavia”, pubblicata nel 2016 (il libro è offerto a chi sottoscrive  l’abbonamento annuale 2021 a questo settimanale, secondo le formule “Amico” e “Sostenitore”), alla prolifica romanziera (non molto amata nella città natale) ho riservato ben 30 pagine di documentazione. La studiosa Lina Aresu, sia nel volumetto “Il giornalista, Madamina Invernizio e altre passioni letterarie” (2014) sia nel volume che costituisce l’ampliamento di questo saggio e che è stato edito nel 2015 col titolo “Carolina Invernizio, la Madamina nazionalpopolare”, ha voluto qualificarmi come difensore emblematico dell’ Invernizio. Infatti, ho cominciato a scrivere dell’Invernizio sui giornali della provincia di Pavia dal 1981 (nel libro elenco i titoli di una trentina di miei pezzi giornalistici); inoltre ho tenuto dodici lezioni di un corso su “Carolina Invernizio e il romanzo d’appendice” per l’Unitré di Pavia, dal novembre 2012 al maggio 2013.

Nel volume presento sia l’altra bibliografia “inverniziana” in provincia di Pavia (50  titoli di interventi di studiosi locali) sia la registrazione, da me raccolta in nove fitte pagine, di tutta la bibliografia sugli scritti relativi all’Invernizio pubblicati in Italia (non mancano quelli apparsi all’estero).

Una sezione fotografica completa la mia ricerca sull’Invernizio: oltre le copertine di opere (compresa la riedizione de “I misteri  delle soffitte”, primo volume riproposto  dalla Yume nel 2016), sono riprodotti i ritagli stampa sull’iniziativa “Qui comincia la lettura”, celebrativa del notissimo romanzo inverniziano  “Il bacio di una morta”,  organizzata dal Festivaletteratura di Mantova nel marzo 2007.

Paolo Pulina







24 luglio 2021   .   Nuova, da Giorgio
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Una stufetta rotta

In un paese sviluppato come questo il problema dell’eliminazione dei rifiuti è ovviamente grande. Allora si è stabilito di suddividere i rifiuti in varie categorie e di eliminarli per mezzo di speciali sacchetti di varie grandezze che si acquistano nei supermercati.E questo vale per i normani rifiuti quotidiani.  Ma se il rifiuto è grosso, per esempio nel caso di un divano, vi è un sistema di eliminazione a pagamento : si telefona alla ditta all’uopo incaricata e dotata di autocarro, si dichiarano le dimensioni dell’oggetto, si concorda il giorno, e con una modica spesa e la compilazione di un modulo ci si libera della cosa.  Il problema è costituito dai casi intermedi, quando la cosa stenta a capire nel sacchetto di dimensioni maggiori, ma non sembra essere così grande da richiedere l’intervento dell’autocarro e, soprattutto, della compilazione del modulo.  Io dovevo appunto eliminare un caso intermedio, costituito da una piccola stufa che, per capire nel sacchetto maggiore, capiva, ma la chiusura dello stesso diveniva un poco difficoltosa. Siccome volevo liberarmi della cosa velocemente, sorvolai su questo particolare e la depositai nell’apposito spazio ( un cortiletto a piano terra ) nel giorno prescritto per gli oggetti non combustibili.  Devo però precisare, a questo punto e a mia parziale discolpa, che mia moglie ( nata da queste parti ) si è sempre disinteressata delle problematiche relative ai rifiuti, come il loro smaltimento materiale, la lettura degli avvisi, eccetera, per cui tutto grava su di me.  Due giorni dopo, sceso di nuovo nel cortiletto per buttare le cose di vetro, vidi in un angolo la mia stufetta nel suo sacchetto, sul quale era stato però apposto un foglio dove, con un pennarello rosso, erano vergati a mano 4 o 5 ideogrammi che sembravano esprimere disappunto. Ho detto  “sembravano” perché per noi stranieri risulta già difficile capire gli ideogrammi scritti a stampa, impossibile quelli scritti a mano.  Finsi di non aver visto, sperando che il portiere trovasse un modo per eliminarla, ma dopo alcuni giorni, sceso per buttare la plastica, non solo vidi ancora la stufetta, ma attorno a essa un gruppo di persone che sapevano tanto di commissione d’inchiesta. Il gruppo era composto dal portiere, dalla “Donna Prezzemolo”  ( una che si intrufola in tutti i problemi del palazzo), dal responsabile delle attività sportive e culturali del condominio ( figura che solo da queste parti potevano inventare ) e dal condomino anziano ( un vecchietto sulla sua sedia a rotelle).  Ovviamente impaurito, feci ancora finta di niente e buttai la mia plastica nel luogo destinato.  Ma la terribile Inquisizione era ormai all’opera e, come in seguito venni a sapere, chiese alla Società che gestisce il condominio l’autorizzazione a visionare i filmati di una telecamera di sicurezza, che si trova in tutti i piani e negli ascensori. Fu così che si vide la mia inconfondibile sagoma ( essendo non solo straniero, ma anche molto alto e magro ) che portava con nonchalance la stufa proibita.  Trovato il reo, però, sorse il problema di come comunicargli il reato. Gli inquisitori si divisero. Secondo la Donna prezzemolo e il vecchietto rotante, era necessaria una lettera raccomandata contente i rimproveri previsti dal caso. Invece per l’addetto culturale e il portiere, più comprensivi, sarebbe stato meglio comunicare la cosa solo a voce e con la mediazione della moglie del reo.  Fu poi scelta questa seconda via e mia moglie, dopo avermi comunicato il reato ( le stufe dovevano essere smaltite come i  mobili ) e avvertito per l’avvenire a non commetterne altri, aggiunse però che non dovevo scusarmi, ma dovevo ringraziare il portiere e l’addetto culturale i quali, invece di essere arrabbiati con me, si sentivano in colpa per gli ideogrammi di difficile lettura.

°

from  藤沢





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Girate in WhatsApp CUSM
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2,  da Flavia Carnevali.
Foto di due sculture di suo padre, 
Camaiore nel giardino della casa di famiglia.
" Il mio babbo era prima di tutto ing. navale direttore del cantiere di Marina di Carrara ma molto interessato all’arte,così ha fatto a suo tempo un corso di ritratto all’Accademia poi si è messo anche a scolpire, ha fatto filmini da cineamatore molto innovativo e quando è andato in pensione si è messo a scrivere racconti, libri, poesie, articoli e ad interessarsi in maniera profonda di religioni, di Dante e poi di S. Francesco insomma ha fatto davvero molto "
*
4,  da Fabio Lunelli
qui con Beatrice, in Alto Adige
a Paraggi : cormorano che va alla pesca  ...
...    sì,   lui !
una vignetta di Fabio 
*
3,  da Mario Liccardi  (il vulcanico)
Suo rito annuale augurale (sul naso di Giulio)
Piazza Maggiore, pronta per il Festival del Cinema Ritrovato
*
1,  da Flavia Carnevali
Foto del suo archivio : Beatrice e Guido Noè nel 1994
*





-  mail  " Voto  10 "  -

10/10
________________________
Il massimo !


Domenica dieci di ottobre (10/10/2021), sic
stantibus, risulterebbe essere il giorno preferito
per il nostro incontro.   
La data poi parla da sola ed indica la bontà della 
scelta.    Io quindi "voto" e lancio :  10/10 , è 
"il massimo !"   Questo è sicuro et indiscutibile.
Ci diamo ancora una settimana di riflessione. 
Poi, ove da voi non sconfessata questa scelta, 
da domenica primo agosto partiranno le 
(pre)iscrizioni (mia nuova mail al gruppo cusm),

Alla fine di agosto dovremo contattare il ristorante ed 
indicare il numero orientativo dei partecipanti e, questa
volta, proprio non ho la più pallida idea su quanti saremo.
Chi non vorrà mancare questa occasione dovrà quindi
entro domenica 29 agosto darmi la sua (pre)adesione.

Antonio Latrecchina, come è noto, si occuperà dei rapporti
con Kico.  More solito.  

Tenetevi in contatto con il Blog ove, insieme alle buone
novelle, troverete poi l' aggiornarsi dell'elenco dei Gaudenti
(tutti in doppia vaccinazione, naturalmente).




TRE  DOMANDE
ECCETERA






28 giugno 2021   .  2021 :  odissea nello spazio ..
..  tra Fiorenzuola e Piacenza, sulla A1.   Anche se Mario 
il Liccardi non è Stanley il Kubrick.  Pur entrambi barbuti 
alquanto,  Mario (anco a colori) in bianco sen va però.





28 giugno 2021   .    da Carlo
Da Carlo Di Alesio la foto di suo cugino
Paolo Macry, boy scout, prima che volesse
capovolgere il mondo ma già in allenamento. 






28 giugno 2021   .    da Paolo
Recensione del volume con le "Memorie 
sassaresi" del professor Manlio Brigaglia
 ** TOTTUS  IN  PARI  **  

 ** 






29 giugno 2021   .   Da Giorgio
Pubblico una nuova " corrispondenza 
     dal Giappone "  del  nostro Giorgio Bertolotti. 
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Il rumore del nuovo vicino

Da queste parti, dove la vita si svolge su di un’isola in mezzo all’oceano, si è in balìa degli eventi naturali. Lasciando perdere, per il momento, gli eventi catastrofici come terremoti e tsunami , ci sono altri eventi che procurano fastidio a chi ci abita. Fra questi quello che io non riesco ancora a sopportare è il vento. Non lo sopportavo nemmeno quando vivevo in Italia, ma quello, a paragone con il vento di qui, era un venticello innocuo : qui il vento ha una forza incredibile.  Per darvi un’idea immaginate un balcone normale. Su questo balcone c’è un ferro lungo tre metri e del diametro di tre centimetri ( quindi oltre a non offrire piani di resistenza al vento è anche abbastanza pesante ) appoggiato su due robusti ganci che pendono dal balcone sovrastante, e sul quale si posa il bucato per asciugare : ebbene, non sono pochi i bastoni che volano in cortile – con appeso il relativo bucato – nelle giornate di vento!  C’è chi ha risolto il problema astutamente eliminando il lungo ferro e appoggiando direttamente il bucato sulla ringhiera del balcone, che ovviamente non può volare. Per agganciare il bucato alla ringhiera, poi, ha messo degli anelli di plastica molto robusti. In questo modo vive tranquillo, senza la paura che un ferro cada sulla testa di un passante.  Così ha fatto il nuovo vicino che è venuto a vivere sopra di me. Solo che il vento che mandano gli Dei non sempre coincide con il giorno di bucato deciso dai mortali : in sostanza gli anelli di plastica, in assenza di bucato e in presenza di vento, inevitabilmente sbattono contro la ringhiera provocando un rumore abbastanza forte, ma del quale l’astuto vicino sembra non accorgersi : infatti si tratta di una coppia di sessantenni completamente sordi.  E qui nasce il mio problema, costituito da un dan dan diurno, ma soprattutto notturno, nelle giornate di vento.  A dir la verità non dovrebbe essere solo un problema mio, poiché il rumore dovrebbero sentirlo anche gli altri, ma sembra che nessuno si lamenti.  Una mattina, reduce da un’altra notte in bianco per i “dan dan” causati dal vento e quindi arrabbiatissimo, ho chiesto a mia moglie se fosse riuscita a dormire e lei, come se niente fosse, mi ha risposto di no.  E allora – le domando – questo rumore non ti da fastidio?  Sì – mi risponde – ma che ci posso fare? Già..... in Italia tutti saprebbero cosa fare, ma qui?  Non volendo andare a parlare a due vecchi sordi, sono sceso in portineria, dove ho spiegato in modo gentile e con le frasi di circostanza il mio problema, aggiungendo anche un consiglio da dare ai vecchi per risolvere la cosa. Ho suggerito, infatti, che quando non c’è il bucato steso, basterebbe appoggiare gli anelli in un altro luogo, così che non andrebbero a sbattere contro la ringhiera. l portiere mi ha ascoltato annuendo diverse volte, ma alla fine mi ha risposto di non avere il diritto di intervenire presso i condomini. E allora che posso fare? – ho chiesto.  Mi ha detto che ci sarebbe la Società amministratrice, che è incaricata di risolvere i vari problemi, ma la procedura per attivarne l’intervento è abbastanza complicata. E allora che faccio? – ho insistito io. Perché non chiede a sua moglie, che è giapponese? – ha risposto.  Sono rientrato in casa ancora più arrabbiato e ho raccontato il tutto alla moglie.  -Ci sto pensando da giorni a questa cosa – mi ha detto – ma non so cosa fare. Il portiere non ha l’autorità, il ricorso alla Società amministratrice è lungo, complicato e non sempre l’esito è quello sperato.  - Ma non puoi andare dai due e spiegar loro la cosa? – ho replicato.  -Questo non è gentile! – ha risposto.  Ma possibile che in un paese civile come questo una persona non possa dormire quando c’è vento?  La domanda, purtroppo, giace tuttora senza risposta

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from  藤沢







23 giugno 2021   .    da Norma
Da Norma Casilio 
 Ti mando questa foto di una pagina di "Sprint", il nostro 
giornale del liceo classico " Ovidio" di Sulmona. Nella 
redazione ci sono ben tre futuri cusmini:  Paolo Macry, 
Norma Casilio, Liana Liberale. E ci sono anche il mio 
futuro marito Giorgio Pellegrini e...pensa un po', l'autore 
delle caricature che ti ho mandato: Mario Maiorano ! 
(NdR : Liana per Italiana (Liberale))
Ed ecco le vignette, per gentile concessione 
di Mario Maiorano (che saluto e ringrazio)
NdR  : rif. Mario Maiorano, vedi anche  ...






22 giugno 2021   .    da Paolo
Quando James Joyce confuse sordo con sardo
 ** TOTTUS  IN  PARI  **  

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15 giugno 2021   .   Da Giorgio
Pubblico una nuova " corrispondenza 
     dal Giappone "  del  nostro Giorgio Bertolotti. 
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Sapore di sale

Tutti voi avrete sentito questa canzone negli anni belli del nostro Paese, per questo quando si parla di canzoni italiane è una di quelle che ricordiamo subito. Infatti un giorno in cui mia moglie mi chiese il titolo di una canzone italiana famosa degli anni 60,  mi venne subito in mente questa. E la cosa finì lì, almeno così pensavo. Dopo due settimane, quando io già non mi ricordavo più, mia moglie espresse il desiderio di ascoltarla. Detto fatto : mi collegai con Internet e gliela feci ascoltare.  Dopo circa altre due settimane mi disse che le sembrava una canzone facile da cantare. Certo – risposi io – sempreché uno sia un po’ intonato. – Prova un po’ a cantarla, magari ce la fai! – mi chiese. Io non sono proprio capace di cantare, sono stonato, ma siccome quella era una canzone che noi giovani tutti canticchiavamo, per farla felice le ho cantato i primi due versi.  Passa ancora una decina di giorni e lei mi dice che nella sala condominiale, ogni tanto, qualcuno suona e accompagna un altro che canta qualche canzone facile.  Apro una parentesi : dovete sapere che ogni condominio che si rispetti, e il nostro è fra quelli, c’è una sala che inizialmente, cioè nelle intenzioni del costruttore, doveva essere adibita alle riunioni condominiali, ma siccome queste capitano una o due volte all’anno, ecco che si pone il problema di come utilizzarla un po’ più frequentemente.  Io lancio alla moglie un leggero grugnito, che dovrebbe manifestare il mio completo disinteresse per la cosa, ma lei, facendo finta di niente, mi dice : - Perché non canti anche tu, per esempio, Sapore di sale?  Rispondo con un altro grugnito, che ora vorrebbe manifestare la mia profonda ostilità verso questo tipo di riunioni.  - Ma dai, per cinque minuti non sarà poi la fine del mondo! – dice.  - Certo che non è la fine del mondo, ma come ben sai io odio queste cose.  Ma la donna di queste parti è molto forte, e alla fine ho dovuto sottostare. Per prima cosa ogni giorno dovevo ascoltare la canzone e ripeterla tutta di fronte a lei, che impietosamente mi bacchettava quando sbagliavo, cioè quasi sempre. Imparata alla meglio la canzone, salta fuori che devo fare gli esercizi insieme ai suonatori prima dell’esibizione. Chiedo quante volte sono necessarie queste torture e prima mi risponde vagamente, ma poi, messa alle strette, mi dice che gli esercizi termineranno quando cantante e suonatori sapranno interpretare perfettamente il brano : cosa, a ben pensarci, ovvia.  Apro un’altra parentesi : gli esercizi si sarebbero svolti nella maledetta sala condominiale, che però può essere riscaldata ( o rinfrescata ) solo per le riunioni che hanno per oggetto il condominio : nel nostro caso, quindi, saremmo stati al freddo, poiché si era in pieno inverno.  Siccome c’èra solo un mese di tempo prima del fatidico giorno dell’esibizione, bisognava darsi da fare. Così scendo per la prima volta in questa orribile, spoglia e fredda sala con la moglie, che mi presenta i suonatori e mi mostra gli strumenti che saranno adoperati.  Gli strumenti sono : una vecchia pianola,  un mandolino, una specie di violino  e due bastoncini di legno. Io capisco poco di queste cose, ma a sufficienza per vedere che sono un po’ misere.  Ma la moglie : - E cosa pretendi, un’orchestra?  Poi conosco i quattro suonatori. Uno è il portiere, che solo da pochi mesi si cimenta con la vecchia pianola, non senza abbandonare, però, i sacchi di spazzatura. Un altro suona il mandolino e sembra sveglio, ma comunque anche lui è un apprendista. Il violino è toccato da un vecchio affetto dal morbo di Parkinson. I bastoni, maneggiati da un portalettere in pensione, cozzano l’uno contro l’altro ed emettono un rumore secco.  Agli strumenti e ai suonatori si aggiunga che io non so cantare, così il quadro della situazione è completo : infatti dopo un’ora ognuno dei cinque andava ancora per la sua strada.  Decidiamo di rivederci dopo tre giorni, impegnandoci ad ascoltare a casa la canzone almeno 20 o 30 volte, e poi a cercare di entrare in sintonia.  Dopo i tre giorni, però, la situazione è ancora drammatica. Infatti i suonatori non hanno capito che devono seguire il tempo del cantante. Ma il dramma è che il cantante non sa nemmeno cosa sia il tempo.  Si litiga fra di noi, con la moglie che fa un po’ da paciere e un po’ da interprete, per le parole difficili. La seconda settimana pianola e mandolino entrano in accordo. La terza si aggiungono i bastoncini del portalettere. La quarta io riesco a capire, più o meno, cosa sia questo dannato tempo e con un braccio lo detto ai tre suonatori.  Al suonatore malato, invece, diciamo senza mezzi termini di far quel che vuole purché il rumore sia minimo.  Così arriva il giorno dell’esibizione, che spero passi il più preso possibile.  La sala è piena, ma permane fredda. Tutti si danno un gran da fare per approntare cibi e bevande, poiché tra una canzone e l’altra i ventri hanno bisogno di un ristoro. Poi si inizia con le canzoni locali, mentre io, che sono l’unico straniero, dovrei chiudere il programma con “Sapore di sale”.  Ci sono 5 canzoni prima della mia, e tutti i cantanti stonano in modo indecoroso, riscuotendo però applausi ( poiché da queste parti la gente è estremamente gentile ). Alla fine è il mio turno.  Prima di esibirmi ingollo un whisky di nascosto, che mi dia coraggio, poi attacco la canzone : è un successo! Tutti si spellano le mani e arrivano a chiedere il bis! Incredibile! 

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from  藤沢







5 giugno 2021   .   Sfida in versi
Da Paolo Pulina
Paolo Pulina,  una sfida in versi tra eventi personali e collettivi.

Cristoforo Puddu recensisce il librino di Paolo “Versi d’occasione e testi per canzoni, 1993-2020”, di cui tutti i Cusmini hanno ricevuto le pagine in PDF. 

https://www.ilmessaggerosardo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=4526:su-mundhu-de-sa-poesia-de-cristoforo-puddu-%E2%80%93-lampadas-2021&catid=691:poesie-in-sardo&Itemid=171

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8 giugno 2021   .   Di Alesio
Segnalazione di Paolo Pulina : una pubblicazione 
con citazione di Carlo Di Alesio, il nostro Charlie Brown.  
Articolo su Giovanni Giudici.     Corriere Della Sera, 
"La Lettura"  del 23 maggio 2021
Nota e sottolineature in biro sono di Paolo.




6 giugno 2021   .   Di Domenica
Spostata ad oggi : la nuova corrispondenza 
     dal Giappone  del  nostro Giorgio Bertolotti. 
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Una domenica mattina di fine novembre

 Se c’è una cosa bella è godersi il tepore del letto nelle mattine invernali. Ma se il piacere nei giorni lavorativi è limitato dal tempo,  quando le mattine invernali coincidono con le domeniche questo dilaga senza freni, soprattutto se fuori sentiamo che in compagnia del freddo vi stanno pure la pioggia e il vento. Era appunto questa la situazione alle ore 9 di una domenica mattina di fine novembre. Il freddo era ormai iniziato da qualche settimana e in più quel giorno c’era una brutta pioggia, che sospinta da raffiche di vento batteva rumorosamente sui vetri. Mi svegliai per questo rumore, ma realizzando con un rapido calcolo che doveva essere domenica, mi rigiravo lentamente e felicemente nel mio caldo letto : anche il caffé, che da inveterata abitudine preparo appena sveglio, quella mattina avrebbe potuto aspettare. Passai così alcuni piacevolissimi minuti, quando, ad un tratto, suonò l’allarme. Occore sapere che abito in un grande condominio con più di cento appartamenti, costruito una quarantina di anni prima e abitato quasi esclusivamente dalle stesse persone allora entrate come giovani coppie. Detto condominio è composto da due corpi di fabbrica che formano un angolo retto. Nella parte ricompresa dai due corpi c’è uno spazio adibito a scopi ricreativi, un piccolo giardino e un parcheggio per servizi di emergenza. Ad ogni piano sono posti segnali luminosi – caso mai qualche aereo avesse voglia di saggiare la consistenza delle mura – e un sistema sonoro che dà l’allarme in caso di pericolo. A dir la verità il suono delle campane d’allarme è più terrificante del pericolo che vorrebbero avvisare, ma siccome le poche volte che l’avevo sentito ero stato informato preventivamente dal custode che si trattava di una prova di funzionamento, non mi ero mai impressionato. Quella mattina, invece, quasi mi si fermò il cuore. Che può essere successo ? – mi chiesi. Guardando il lampadario mi rassicurai che non v’era nessun indizio di terremoto, per cui rimaneva l’incendio, ma rimaneva solo teoricamente, poiché in una mattina così gelida e piovosa un incendio – cioè un incendio che si rispetti – si sarebbe tenuto ben alla larga. Dopo qualche secondo il terrificante suono della campana cessò, ma solo per riprendere dopo un breve periodo – proprio quando stavo per rigodermi il calduccio – e poi cessare di nuovo. Arrabbiatissimo mi alzai e mi avvicinai alla finestra più vicina. Fuori la situazione era come me l’ero immaginata: acqua, vento e nessuno nella strada. Pure le macchine sembravano aver paura di lasciare i parcheggi in un giorno tanto disgraziato! Pensai che fosse colpa di un contatto elettrico e, visto che ormai ero alzato, risolsi di fare un capatina in bagno, ma in quel mentre la maledetta campana suonò in modo ancor più angosciante per la terza volta. Siccome dalla finestra del bagno si vede perfettamente lo spazio condominiale che prima ho descritto, gettai un’occhiata giù e ......e vidi una cosa che ancor oggi – ancorché smaliziato dalla lunga permanenza in questo Paese – mi risulta inconcepibile. Infatti nel cortile v’era un grosso autocarro rosso dei Vigili del fuoco, sopra il quale un vigile, che doveva essere il capo, parlava animatamente incurante dell’acqua e delle folate di vento gelido.  Lungo il fianco dell’autocarro altri 5 o 6 vigili, sugli attenti e con l’aria seria, ascoltavano  le parole del capo, assentendo in alcuni punti che erano probabilmente i più vitali del discorso. Ma la cosa più curiosa era che di fronte a loro v’era tutta la popolazione del condominio, mantellata alla meglio e perfettamente allineata come fosse una centuria romana pronta a gettarsi sui barbari : l’unica differenza consisteva nel fatto che, invece di baldi giovani, la popolazione del condominio – come prima ho detto – era composta prevalentemente da anziani. Capii in quel momento che non poteva trattarsi che di una istruzione antincendio, cose molto frequenti in questo Paese, e mi ricordai di un avviso che avevo trovato nella cassetta delle lettere ma che non avevo avuto voglia di tradurre – operazione, questa, sempre complicata. Siccome però non v’è nessuna legge che ordini di partecipare a una istruzione antincendio, soprattutto in tali condizioni ambientali, non riuscivo a comprendere cosa avesse spinto quella povera gente a uscire dal letto. L’istruzione durò quasi tre ore, e alla fine i partecipanti dovevano essere più morti che vivi. Dopo qualche settimana compresi il perchè di quella stranezza, ma per riuscirci dovetti quasi sottoporre a tortura una vicina di casa che viene da me per imparare l’italiano. Lei mi raccontò che quando, quarant’anni prima, era stato costruito il palazzo, erano state decise pure delle attività, ed era stato anche deciso una volta per tutte anche il giorno in cui si sarebbero svolte.  L’istruzione antincendio era stata fissata per l’ultima domenica del novembre di ogni anno, per motivi, però, di cui la vicina non aveva idea. Occorre sapere che queste decisioni prese da un gruppo, ancorché non abbiano valore legale,  per la gente di qui sono però più vincolanti  di una vera e propria legge. E la persona che non vi si adegua viene presa da un forte senso di colpa verso il suo gruppo. La vicina mi palesò anche un timore, e cioè che in un non lontano futuro, invecchiando sempre più la popolazione, sarebbe stato veramente problematico far stare tutti i condomini con le relative sedie a rotelle nello spazio a disposizione.  

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from  藤沢






6 giugno 2021   .   Il Ticino :  uno - due
Pubblicato da Paolo sul settimanale "Il Ticino" 
rispettivamente il 4 giugno e il 21 maggio ...

(Da “Il Ticino”,   4 giugno 2021)

Libri che fanno conoscere le vicende umane e sportive

di alcuni famosi ciclisti della provincia di Pavia

di Paolo Pulina

Ecco le pubblicazioni monografiche che sono state dedicate ai ciclisti pavesi e in quali biblioteche pubbliche della provincia sono consultabili.

Su Federico Momo

Roberto Crimeni, “Federico Momo: un grande pioniere del ciclismo”, Dialogolibri, 2000, pagine 69,  ill.

Su Federico Momo e su Luigi Lucotti

Sui vogheresi Federico Momo e Luigi Lucotti valgono, per ciascuno dei due,  quanto un saggio monografico le pagine che ad essi dedica Lorenzo Nosvelli nel primo volume di “Voghera Azzurra:  biografie sportive di campioni, tecnici, dirigenti, società”  scritto con  Roberto Barbieri (Cooperativa Editoriale Oltrepò; Comune di Voghera,  1987; pagine 649, ampiamente illustrate). Il libro è presente nella Biblioteca civica “Carlo Bonetta” e nella Biblioteca Universitaria di Pavia.

Su Luigi Lucotti

Paolo Arbasino (autore), Luciana Rota (a cura di), “Il Pierrot Enfariné. Storia di un vogherese pioniere del ciclismo”, Magreglio (Como), Edizioni Museo del Ghisallo,  pagine128, ill. (il volume, di recente edizione, è stato presentato a Voghera il 15 maggio).

Su Giovanni Rossignoli 

Claudio Gregori, “Il romanzo di Baslòt: vita e imprese di Giovanni Rossignoli”, Azzano San Paolo (BG), Bolis, 2019, pagine 399, ill., fot. (presente nella Biblioteca civica “Carlo Bonetta” e nella Biblioteca Universitaria di Pavia).

Su Luigi Malabrocca

Benito Mazzi, “Coppi Bartali & Malabrocca: le avventure della Maglia Nera; San Lazzaro di Savena, BO, CL Conti, 1993, pagine 151, ill.

Benito Mazzi, “Coppi, Bartali, Carollo e Malabrocca: le avventure della maglia nera”; prefazione di Paolo Facchinetti; Portogruaro, VE, Ediciclo, 2005, pagine 237, ill.

Raffaele Baroffio, “Da Malabrocca a il venditore di limoni: racconti”; Milano, The Writer, 2011, pagine 125.

Massimiliano Cranchi, “Malabrocca”, fa parte di “Spiegazioni improbabili”; Ferrara, New Model Label; Padova, In the Bottle Records, 2016; compact disc; suono stereofonico; registrazione digitale. 

Roberto Lauciello, “Malabrocca: un uomo solo... al fondo”, Milano, Renoir, 2019, pagine 82 a fumetti.

Su Alfredo Pasotti

Franco Rovati, “Un ragazzo di Bastida: l’avventura umana e sportiva di Alfredo Pasotti, corridore ciclista”; prefazione di Ernesto Colnago; Empoli, FI, Geo, 2015, pagine 206,  ill.    (presente nella Biblioteca comunale “Carlo Collodi” di  Cava Manara). In appendice, elenco di tutti i professionisti della provincia di Pavia: “Pavia e i suoi campioni (veri e …d’adozione)”.

Su Pietro Nascimbene

Franco Rovati, “Pédar: i ricordi di Pietro Nascimbene, il gregario che dava del ‘lei’ a Coppi”; prefazione di Marco Pastonesi, Empoli, FI,  Geo, 2016, pagine 190, ill. In appendice, elenco di tutti i professionisti della provincia di Pavia: “Corridori pavesi (veri e …d’adozione)”.

Su Giuseppe Daglia

Nato a Varzi il 22 marzo del 1940, morto a Rivanazzano il 17 giugno 2003.  In suo ricordo il figlio Giovanni Daglia e Alessandro Disperati hanno curato la pubblicazione “Un grande campione: Giuseppe Daglia”; in collaborazione con Terme di Salice s.p.a,  Pavia, Tipografia PIME Editrice, 2004, pagine 194, ill.  (presente nella Biblioteca civica “Ricottiana” di Voghera).

Le testimonianze letterarie

Per quanto riguarda le testimonianze dei grandi scrittori e giornalisti (Gianni Brera,

Dino Buzzati, Alfonso Gatto, Vasco Pratolini, Benito Mazzi, Rino Negri, Gino Sala)

sulle imprese dei ciclisti pavesi mi permetto di rimandare al primo (2005) e al secondo volume (2016) della mia “Guida letteraria della provincia di Pavia”). La prima, da tempo esaurita, e la seconda opera sono consultabili presso diverse biblioteche comunali della provincia. Il secondo volume (pagine 336) viene dato in omaggio da “Il Ticino” a chi sottoscrive l’abbonamento annuale “Amico”  e “Sostenitore”.



(Da "Il Ticino" ,   21 maggio 2021) 

Il 27 maggio il Giro d’Italia fa tappa a Stradella

di Paolo Pulina

Nelle sue varie edizioni il Giro d’Italia ha fatto tappDa “Il Ticino”, 21 maggio 2021a di arrivo e di partenza in alcune località della provincia di Pavia.

Nel 1969, il 2 giugno, la 17ª tappa partì da Celle Ligure e si concluse a Pavia (vincitore di tappa: Ole Ritter); il 3 giugno la partenza avvenne da Pavia verso Zingonia (vincitore di tappa: Marino Basso). Il Giro quell’anno fu vinto da Felice Gimondi. Eddy Merckx era in maglia rosa a Savona, quando fu escluso dalla gara dopo essere risultato positivo a un controllo anti-doping. Il regolamento in quell'anno prevedeva che il corridore squalificato non perdesse comunque i risultati ottenuti in precedenza.

Nel 1991, il 15 giugno, si disputò la cronometro Broni-Casteggio sui tornanti dell’ Oltrepò (66 chilometri, ventesima e penultima tappa del 74° Giro d’Italia). Il giorno dopo tappa finale da Pavia a Milano.

Nel 1994, nei giorni 6 e 7 giugno, si ebbe a Stradella la conclusione della tappa cominciata a Sondrio e a Santa Maria della Versa la partenza di quella in direzione di Lavagna.

Nel 1995, il 31 maggio, partì da Stradella la 18a frazione della corsa verso il traguardo del Santuario di Vicoforte (Cuneo).

Nel 2003, nei giorni 26 e 27 maggio Pavia e Salice Terme furono rispettivamente luogo di arrivo e di partenza di due distinte tappe del Giro.

In previsione della prossima tappa della 104a edizione del Giro d’Italia che il 27 maggio prevede la partenza da Rovereto e, dopo 228 chilometri, l’arrivo a Stradella (dopo l’attraversamento di Montù Beccaria, Montescano, Castana, Canneto Pavese, Broni, Cigognola, di nuovo Broni, Stradella), ho voluto verificare quante pubblicazioni monografiche sono state dedicate  ai ciclisti pavesi elencati dal compianto prolifico specialista di ciclismo Rino Negri (Pavia, 14 luglio 1924 – Milano, 24 novembre 2011) nel suo volume “Lombardia: un secolo di grande ciclismo” (Saronno, Edizioni Ciclofer, 1993), dove, all’interno del capitolo “Le province lombarde all’avanguardia nazionale”,  figura un  paragrafo specificamente dedicato ai ciclisti della provincia di Pavia.

Contestualmente ho voluto controllare quanti di questi libri sono presenti nelle biblioteche di pubblica lettura della provincia di Pavia (non si può non rilevare la curiosità che il volume “Lombardia: un secolo di grande ciclismo” di Negri risulta registrato solo nella Biblioteca comunale Casa del Parco di Roma…).

 I ciclisti nominati da Rino Negri

Esaminiamo, dunque, il quadro d’insieme illustrato da Negri, riportando i nomi dei corridori e i titoli dei libri pubblicati su alcuni ciclisti pavesi e aggiornando anche, per quanto possibile, il novero degli atleti pavesi del pedale, sia professionisti sia dilettanti.

Nel libro di Negri ricorrono i seguenti nomi di ciclisti della provincia di Pavia (qui li elenco in ordine cronologico precisando luogo e data di nascita e, qualora  avvenuta,  luogo e data di morte): Eugenio Sauli (Pavia, 2 maggio 1870 – Pavia, 25 agosto 1947); Federico Momo (Voghera, 11 novembre 1878 - Bressana Bottarone, 7 agosto 1958); Giovanni Rossignoli (Borgo Ticino di Pavia, 3 dicembre 1882 – Pavia, 27 giugno 1954); Clemente Canepari, detto Anteo (Pieve Porto Morone, 11 novembre 1886 – San Colombano al Lambro, 13 settembre 1966); Galeazzo Bolzoni (Pavia, 9 giugno 1891 – Pavia, 1º dicembre 1971); Luigi Natale Lucotti (Voghera, 18 dicembre 1893 – Voghera, 29 dicembre 1980); Aristide Cavallini (Corvino San Quirico, 26 ottobre 1899 – Pinarolo Po, 18 febbraio 1973);  Diego Marabelli (Zerbo, 23 febbraio 1914 – Pavia, 13 luglio 2006); Luigi Malabrocca («nato a Tortona, ma ciclisticamente pavese», scrive Negri:  Tortona, 22 giugno 1920 – Garlasco, 1º ottobre 2006);  Alfredo Pasotti (Bastida Pancarana, 6 gennaio 1925 – Bastida Pancarana, 12 settembre 2000); Giuseppe Buratti (Motta Visconti, 3 novembre 1929 – Motta Visconti, 26 maggio 2008); Pietro Nascimbene  (Montalto Pavese, 2 febbraio 1930);  Graziano Pertusi (Pieve Albignola, 18 maggio 1933); Pietro Chiodini (Certosa di Pavia, 27 luglio 1934 – Casalgrande, RE,  28 agosto 2010); Tommaso De Prà (Mortara, 16 dicembre 1938); Carlo Chiappano (Varzi, 16 marzo 1941 – Casei Gerola, 7 luglio 1982); Ambrogio Portalupi (Marcignago, 25 gennaio 1943 – Pavia, 5 gennaio 1987);  Sergio Santimaria (Vigevano, 26 aprile 1957); Emanuele Bombini («nato in Puglia, ma cresciuto a Stradella», scrive Negri: San Ferdinando di Puglia, 2 luglio 1959); Giovanni Lombardi (Pavia, 20 giugno 1969).

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30 maggio 2021   .   Di Domenica
Oggi spostata a domenica : la corrispondenza 
     dal Giappone  del  nostro Giorgio Bertolotti.     
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"Una notte e due giorni” in montagna

Da tempo era nell’aria l’idea di fare una vacanza di qualche giorno nelle montagne della Prefettura di N........, dove mia moglie è nata, sia perché a tutti e due piacciono le escursioni, sia perché una sua amica d’infanzia e il relativo marito – persone che però io non avevo ancora conosciuto – le telefonavano spesso desiderosi anche loro di fare una bella camminata insieme a noi. Ma io, adducendo come scusa sia la scarsità di denaro, che quella di tempo, riuscivo sempre a rinviare la cosa.  Oltretutto, sapendo che i due avevano la nostra stessa età, temevo che fossero un poco lenti nel camminare – cosa che mi avrebbe irritato – dal momento che sia io che mia moglie andiamo ancora come delle spie. Arrivata però questa estate, il rinvio non è più stato possibile per due motivi. Il primo, poiché l’invito da parte della coppia è stato fatto in forma ufficiale, cioè con tanto di lettera stilata quasi esclusivamente con elegantissimi ideogrammi, per cui il rifiuto avrebbe costituito un vera e propria villania. Il secondo, poiché la coppia di amici ci ha proposto il tradizionale “ippaku futsuka” ( significa una notte e due giorni ) cioè la vacanza più corta ed economica che si possa immaginare. La partenza era stabilita per l’ultimo giovedì di giugno o, in caso di maltempo, per il primo di luglio. Il luogo prescelto, dopo lunghe consultazioni telefoniche dei tre amici, era K........., famosa stazione turistica delle Alpi meridionali, situata a 1500 metri di altezza. Da lì sarebbe incominciata la camminata per raggiungere un rifugio (yamagoya) dove cenare e pernottare.  Abitando noi vicino a T........, e loro a Y........, avremmo fatto il viaggio insieme. Si trattava di prendere l’espresso per M.......... (centro della Prefettura di N......., dove c’è anche un bellissimo castello ), poi salire su un trenino che porta alla base delle Alpi, quindi prendere l’autobus per K ............. Quando ho chiesto a mia moglie quanto tempo ci sarebbe voluto da casa a K..........., mi è stato detto che era necessaria qualche ora, ma per quante domande facessi non riuscivo a capire il significato di quel “qualche”. Comunque, visto che era considerato un luogo famoso, ho pensato che valesse la pena di andarci, soprattutto per vedere come sono i rifugi alpini da queste parti. Siccome per il giovedì programmato era prevista pioggia, la partenza è stata rimandata al giovedì seguente, a patto che non piovesse. Ma le previsioni parlavano di tempo nuvoloso anche per il giovedì seguente, e di peggioramento per il venerdì,  e quindi io avrei voluto rinviare di un’altra settimana, dato che camminare in montagna con il cielo nuvoloso non è tanto interessante.   Però tutto è stato vano : mia moglie mi ha risposto che si era deciso di partire il giovedì successivo – tranne in caso di pioggia – e quindi bisognava partire.  Perciò quel giovedì, con i nostri zainetti in spalla, abbiamo incontrato gli amici dell’escursione alpina alla stazione di partenza dell’espresso : dei due, che effettivamente avevano più o meno la nostra età, lei era quasi cieca e teneva in mano due lunghi bastoni bianchi, mentre lui, che doveva vedere ancora bene, si appoggiava però a lei poiché claudicante.   Dopo le presentazioni di rito, e mentre io venivo preso dallo stupore che due così ridotti avessero in animo una camminata, nonché dallo sconforto nell’immaginare in quanto tempo avremmo potuto raggiungere il rifugio con loro, siamo saliti sull’espresso.  Il treno era puntualissimo, comodissimo, pulitissimo, solo un po’ freddino, per cui i passeggeri  che andavano in montagna come noi hanno potuto difendersi togliendo dalle valige maglie e giacconi, mentre gli altri morivano letteralmente di freddo.  Qualcuno, che ha avuto il coraggio di lamentarsi con il controllore, ha ricevuto solo rassicurazioni sul rialzo immediato della temperatura e il numero di inchini previsti per il caso, ma nulla di più: sembrava che non solo il super espresso, ma anche il personale ferroviario, avessero deciso di conservarci come fossimo dei pesci.  Dopo due ore e mezzo siamo arrivati gelati a M........... Lì siamo saliti sul trenino locale e dopo un’ora siamo arrivati nel luogo da dove partono gli autobus. Preso l’autobus, dopo un’ora e mezza siamo finalmente giunti a K...........: in tutto, con i tempi di attesa, quasi 6 ore.  A K............, posta di fronte a una montagna di circa tremila metri di altezza, ma ormai senza neve, c’è un grande parcheggio per gli autobus, qualche ristorante, qualche negozio di souvenir e un vecchio albergo carissimo e dal nome altisonante. Abbiamo bevuto un caffè nell’albergo e poi il claudicante, indicandomi una valle che si snoda fra i monti, mi ha spiegato che avremmo preso il sentiero, a fianco del fiume, che porta al rifugio sito a 1700 metri di altezza. Mi ha anche detto che, più o meno, ci saremmo arrivati prima di sera.  Il sentiero, curatissimo, pulitissimo e attrezzato di toilettes, percorre una grande e folta foresta nella quale ogni tanto gli Dei, per pietà, fanno entrare qualche raggio di luce che illumini il cammino dei mortali, tant’è che mi sono fatto l’opinione che non vi sia poi tanta differenza a percorrerlo in una giornata di sole o in una giornata nuvolosa come era quel giorno.  Ai lati del sentiero, ininterrottamente, vi sono acquitrini, quindi più che su di un sentiero si cammina su di un lunghissimo ponte, e se non fosse così ben curato si rischierebbe di sprofondare nell’acqua. A dir il vero gli amici di mia moglie, ancorché affetti dai vari problemi fisici prima elencati, camminavano molto più velocemente di quello che avevo supposto quando li avevo incontrati : lei sorreggeva il marito, il quale a sua volta la guidava. Ragion per cui è stato sufficiente regolare il passo su un ritmo  tranquillo perché il gruppetto restasse compatto.  Durante il tragitto, ogni tanto, sentivo una puntura d’insetto, ma non capivo di quale insetto si trattasse. Le punture all’inizio davano un lieve prurito che poi, a poco a poco, aumentava e al contempo iniziava a manifestarsi un gonfiore. Giunti finalmente a poche centinaia di metri dalla meta non sognavo che di entrare nel bagno per alleviare le mie sofferenze.   A questo punto devo descrivere il rifugio, che durante la camminata avevo continuato a fantasticare. Fortunatamente si trovava in uno dei rari pianori non sommersi dagli acquitrini, ma la foresta era ancora più fitta del solito, così che, nonostante non fossero ancora scoccate le cinque di sera,  se ne intravvedeva a stento la sagoma. Entrati il silenzio era assoluto e l’illuminazione era studiata apposta per non offendere le pupille dei clienti abituate all’oscurità della foresta : quasi non si capiva dove fosse situata la reception. Lì abbiamo ricevuto le chiavi delle camere e le relative spiegazioni. La cena era per le 5 e mezzo in punto, inderogabili. Nelle camere non c’era la vasca da bagno, che si trovava invece vicino alla reception, e che poteva essere fruita dagli uomini prima di cena, e dalle donne dopo la cena.  Siccome il prurito mi tormentava, ho dovuto fare il bagno assieme al claudicante e ad altri due avventori del rifugio, e devo riconoscere che l’acqua calda veniva generosamente prodigata, unitamente alla vista degli stagionati deretani dei miei compagni.  Non così la cena. Consisteva in un vassoio con:  un piattino contenente del natto ( una cosa derivata dai fagioli, ma che sembra muco, e che quindi mi fa terribilmente schifo), una ciotolina con tre piccole verdurette in salamoia, una scodellina di riso cotto, una tazza di tè, un pesciolino infilzato su di un legnetto e lungo non più di dieci centimetri, che, con la bocca ancora aperta, sembrava domandarsi l’utilità del proprio sacrificio, poi un piatto con tre foglie di insalata e tre fettine di carne di maiale (in pratica pancetta cotta e poi fritta, cosa che solo tedeschi, americani e le persone di questo Paese riescono a mangiare) e infine un piattino con due palline (grosse come una caramella) di dolce. Dopo mezz’oretta, tempo massimo concesso per consumare il tutto, si veniva invitati a sloggiare, ma non si sapeva dove andare: fuori era buio, la hall a fianco della reception era tetra come una cella mortuaria e in camera – questo giustamente – non v’era la televisione. Così ho bevuto sake, non so quanti bicchieri, ma comunque un numero sufficiente per ovattare prurito e rabbia, e addormentarmi, non senza aver prima giurato di abbandonare per sempre gite  alpine.

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from  藤沢





24 maggio 2021   .  Covid
Da Fabrizio :   
ho fatto una maratona per compilare il mio ultimo rapporto sull'andamento del Covid.
Credo che abbia un certo interesse, anche per l'introduzione della gaussiana tri-modale, una novità assoluta che mi ha permesso di trattare la pandemia dal primo giorno ad oggi
NdR.       E' con piacere ed onore che sul nostro Blog si 
possano pubblicare articoli scientifici originali di questo livello.
Grazie Fabrizio !



24 maggio 2021
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Ricordo 
Pippo

.Il 24 maggio 2012, alla Maugeri di Pavia, moriva 
Pippo Ripa
Nel ricordarlo, oggi il pensiero va a tutti gli amici 
del collegio che non sono più con noi.

Ma siam qui di passaggio e per tutti il tempo poi si fa sottile. 
Tuttavia ripensando quegli anni torna il sorriso, con nostalgia di nostra 
giovinezza insieme allor vissuta.

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Con il BLOG di Pippo teniam cuciti quei ricordi.
I nostri incontri periodici ci aiutano a percorrere 
questo ultimo stretto cammino in leggerezza.

In autunno ad Assago vorremmo aver desco,   
come ivi programmato prima dello virulento intoppo.
Speriamo nel venticinquesimo ! vaccinati ormai
tutti, varianti permettendo ma puranco in lor barba.  

Per l' intanto dai ogni tanto un occhio al BLOG.   
Un contributo tuo, foto o scritto, sarà ancor di più 
per tutti la miglior cosa. Il  Mario Liccardi  ti sia ancor 
d' esempio con l' ultime immago dell'archivio sue 
(sull' illo tempore)  ieri  IVI  pubblicate.

Nel BLOG, sempre e da sempre, gli scritti di 
Paolo Pulina nostra firma principe, e pure 
la rubrica settimanale "cronache dal Giappone
from  藤沢
di Giorgio Bertolotti, 
da poco partita 
ma molto gradita.




23 maggio 2021  .   Da Mario : qui termino ..
.. la pubblicazione (iniziata il 15 aprile) 
delle foto cusmiche (da lui ricevute). 
 In copertina Mario Liccardila Bocca della Verità ", tratto da : 
 3.  pensieri & RIMEMBRANZE con foto (colonna sx blog). 
Noto era "il nostro", per le sentenze. Una, qui Vi ricordo.
Fresca e cristallina come acqua di fonte " fu 
lo dir suo riguardo la bocca dell' amata occasional sua. 
Auspice (del responso) lo marsala dolce, alli riti 
suoi amorosi solitamene copiosamente propiziatorio.
Questo alla Istoria del CUSM, criptico lo modo,  
qui di allor si tramanda.
Ho ricevuto da Mario Liccardi  (qui sopra),  che ringrazio di cuore.
 Pubblico centellinando perchè  trattasi di merce rara 
che va gustata in piccole dosi, con attenzione grande.
Enrico Moretti e Liberto Cavallone
Enrico Moretti, l' assolo del maestro
Liberto
Pietro Maddaluna in mutande (ci sono ! garantisco)
idem ma con giacca e cravatta
in un futuro lontano :   fortunato programma di RAI 3
Hall.  In alto sx :  Mario Liccardi, Paolo Raffone ;
in centro :  Franco Selandari, Bruno Piccioni
Hosè Grazi, Paolo Raffone, Franco Selandari, Mario Liccardi
Carlos, Franco Selandari, Piero Pizzolante. 
Paolo Raffone, Pepe ;   sotto : Hosè Grazi
al centro : Peppi Morello
In piedi, Hosè Grazi (Perù o Cile), Gianfranco Cingolani, 
Franco Selandari, Fabio Lunelli, Paolo Raffone,  Carlos.
Sotto : Bruno Piccioni, Mario Liccardi
Mario   cantautore (e pur poeta),   manifesto sol sullo
abbrivio dello marsala, se dolce (ma non lo stil, lo vino)
Fabio Lunelli
Enrico Moretti e Liberto Cavallone
Liberto...   Per chi suona la chitarra ?  La chitarra suona per l'Umanità !
il corridoio del fantastico  DECIMO  piano
dal DECIMO piano 
il campo di basket, sempre dal DECIMO.
Per me il miglior piano, lo dice il nome : lo voto suo, dieci. 





22 maggio 2021   .   Di Sabato
Il POST del sabato.     La corrispondenza 
     dal Giappone  del  nostro Giorgio Bertolotti.     
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Uno strano carciofo

Mentre dalle nostre parti c’è ancora tanta gente che, come passatempo, non sa far altro che sedersi al bar per giocare a carte, o per parlare di sport, da queste parti sono più ingegnosi : per esempio ultimamente tutti sono affetti dalla mania di coltivare verdure.  La cosa nacque perché il proprietario di un terreno periferico, non sapendo come farlo rendere, pensò bene di dividerlo in tanti quadratini, grandi più o meno come l’orticello delle nostre nonne,  e di affittarli a modico canone, non avendo da sostenere che la spesa della corda divisoria.  Poi mise in giro la voce e in poco tempo tutti i quadratini trovarono un conduttore.  L’esempio fu subito seguito, così che oggi, vicino ai centri abitati, è facile vedere questi appezzamenti destinati a orto.  Appena mia moglie, che vivrebbe solo a verdura, seppe la notizia, si  affrettò ad affittare un quadratino a 15 minuti d’auto da casa, in aperta campagna. Qualche mese dopo, il vicino che conduceva ben due quadratini morì – forse per il troppo lavoro dedicato alle verdure – e mia moglie non se li fece scappare : quindi ora lavora ben tre quadratini.  A dire la verità non è che lavori poi tanto : lei semina, raccoglie e tiene le relazioni sociali con i vicini, ma chi fa i lavori pesanti, come scavare, togliere le erbacce, portare l’acqua ecc, sono io, coinvolto come tanti altri mariti negli aspetti faticosi dei passatempi muliebri.  Comunque grazie ai tre quadratini possiamo mangiare sempre verdure fresche e sane.  Qualche tempo dopo l’inizio di questa attività mia moglie mi domandò se in Italia ci fossero verdure diverse da quelle locali. Dopo aver riflettuto un po’, mi venne in mente che da queste parti non avevo mai visto carciofi. Immediatamente la moglie mi fece richiedere – via internet – una busta di semi per carciofi. Quando arrivò, le tradussi le spiegazioni e nel mese indicato corse a seminare. Poi, nelle settimane seguenti, andava sovente a vedere se spuntava qualcosa, ma il tempo passava e non usciva niente.  Disperata, voleva sapere il perché da me : io risposi spiegandole che la terra dell’Italia del sud, dove non piove quasi mai, e quella dell’estremo Oriente, dove piove sin troppo, probabilmente funzionano in modo differente.  Risultato : si arrabbiò terribilmente, quasi fosse colpa mia, poi entrò in azione.  Se la nostra terra è debole – disse – occorre concimarla bene. Così comprò due sacchi di concime ad alta concentrazione e li mescolò alla terra attorno al luogo dove aveva posto i semi di carciofo.  Il concime funzionò : spuntò una pianticella che rapidamente incominciò a crescere. Ogni tanto andavamo a guardarla, ma a me  sembrava un po’ strana, perché si vedevano solo il gambo e le foglie, ma non si vedeva nessun potenziale carciofo. Inoltre forma e colore avevano un qualcosa di sinistro, che però non sapevo spiegarmi. Dopo un mese la pianta superò il metro di altezza e i vicini, che coltivavano gli altri quadratini, si soffermavano a guardarla perplessi. Alcuni, facendosi coraggio, si spinsero a chiederci il nome del vegetale, ma mia moglie rispondeva solo che era una normalissima verdura, i cui semi le erano stati regalati da amici. Nei seguenti dieci giorni la pianta superò di slancio il metro e cinquanta, suscitando nel vicinato ancora maggiore curiosità, mista a timore, per poi, nel giro di altri 4 o 5 giorni, passare risolutamente i due metri e protendersi minacciosa verso il cielo. Venne ad osservare la cosa, chiamato dai vicini, anche il custode  del terreno che viveva nei paraggi : si spaventò moltissimo, perché questa pianta, nera e piena di spine, era divenuta veramente mostruosa e si rivolse alla Polizia locale. Infatti due giorni dopo, su una grande Toyota con la luce rossa accesa, arrivarono tre poliziotti, mentre io stavo dando acqua tranquillamente alle mie verdure. Erano perfettamente equipaggiati, come se dovessero affrontare una grave situazione : casco, mascherina e occhialoni scuri, oltre ovviamente alle armi d’ordinanza. Il loro capo mi chiese, con voce severa, cosa diavolo fosse questa pianta. Gli risposi che si trattava di una verdura italiana, chiamata, nella nostra lingua,  “carciofo”.  Mi guardò con aria dubbiosa, quasi avessi voluto nascondergli qualcosa, e diede un ordine secco ai due aiutanti : questi presero due contenitori dall’auto, li aprirono, estrassero delle macchine, e iniziarono a fotografare impietosamente da tutte le posizioni la povera pianta. Il lavoro durò un po’ di tempo, perché da queste parti hanno la mania delle foto precise e abbondanti. Poi rimisero via il tutto e il capo, prima di risalire sull’auto, prese le mie generalità e mi disse che mi avrebbe fatto sapere. Raccontai l’accaduto alla moglie, che se la prese ancora con me, questa volta reo non solo di non aver spiegato bene la cosa nella lingua locale, ma soprattutto di non essermi scusato con il numero di inchini necessari, cosa che da queste parti è essenziale per cavarsi dagli impicci. Dopo qualche giorno, infatti, ci arrivò una letteraccia in cui si intimava di abbattere immediatamente l’orrenda pianta. Per mia moglie fu un colpo terribile, soprattutto perché, pur crescendo in modo così abnorme, non aveva ancora prodotto nulla. Mi diede quindi l’incarico di abbatterla e devo dire che svolsi il mio faticoso compito perfettamente, assistito dall’incoraggiamento, ancorché silente, dei vicini.

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from  藤沢






21 maggio 2021   .   Da Mario Liccardi
Nel seguito vi propongo "un interessante 
articolo/gran bel servizio" del nostro 
Mario Liccardi,   "da  &  su"  Bologna.
Amico, non ce n’è coviddi!

A Bologna, nei pressi di Via del Porto, esiste un’area pedonalizzata che si estende per circa 100mila metri quadrati chiamata Manifattura delle Arti, un tempo zona portuale, epicentro mercantile e manifatturiero dell'economia bolognese.
È il luogo ove ...    ( prosegui   "lettura e VISIONE",    clicca il link   http://www.clubsupermarathon.it/miscellanea/5488-spigolatura-pandemica-manifattura-delle-arti.html )
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Ti ricordo che il BLOG (questo) è stato costruito da 

Pippo Ripa (nickname : Staffora).   Sue tutte le 

pubblicazioni fino alla morte (24 maggio 2012).      

Ho raccolto la sua eredità ma sono tecnicamente 

inesperto (contrariamente a lui) in questo campo.  

Ultima cosa : Luciana Donazzi, cara amica di Pippo, 

è mia moglie.          Pietro Maddaluna 

pietro.maddaluna@gmail.com