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Blog fondato da Giuseppe "Pippo" Ripa


dedicato a GIOVANNI ARDIZZONE


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scomparsa il 24 agosto 1997, gentile amica di tutti noi,

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novita'

Quale è la cosa più difficile di tutte? Quella che sembra la più facile: con gli occhi vedere ciò che davanti agli occhi si trova. (Goethe)

mercoledì 14 luglio 2021

                                                         CRONACHE

                      (archivio della bacheca)
                               2.94 .



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25 gennaio 2022  .  Allegra e le 96 tesi

Quadro precedente (7) pubblicato 16 gennaio.  Vedi.

Quadro 8
Pietro va ad aprire e rientra con Gioiosa. Anche lei giovane donna. Bionda. Indossa pantaloni al ginocchio e blusa. Nello sguardo la consapevolezza di incantare l'universo maschile.

GIOIOSA. Buonasera. Sono Gioiosa. Tende la mano a Cesare e ad Alessandro fingendo indecisione su dove lasciare la borsa. Ad Allegra. Ciao, sorella. Baci tra le due donne. Il vento caldo ha strappato i veli?

ALLEGRA. Mania del jazz, sorella. Quando trovi dei campioni dello swing.

GIOIOSA. Toglie dalla borsa quello che appare un dattiloscritto rilegato con la spirale e glielo porge. Ecco qua. Avete cominciato a commentare qualcosa?

ALLEGRA. Abbiamo ragionato sul problema del celibato e del linguaggio religioso. Ma le tesi son ben novantasei e bisognerà adesso commentare solo alcune più vicine alla sensibilità di questi amici.

CESARE. Stiamo giustamente al nostro primo interesse.

GIOIOSA. Ad Allegra.  Allora, sorella, spuntiamo a matita quelle. Aiutami.

Sedute a un tavolino confabulano sul testo aperto. Gioiosa lancia occhiate ai tre uomini.

 

ALESSANDRO. In disparte a Pietro. Ma dove sei andato a pescare queste qua?

PIETRO. Tranquilli. Volgiamo in letizia il mio errore. Certi siti in Internet si somigliano. Facile sbagliarsi. Adesso non ci resta che esporci all'urto del vento.

CESARE. Indicando le ragazze. Io affronto quella più tempestosa.

PIETRO. Mah! Scuote la testa. Casa di cura per casa di cura facciamo finta di interessarci ai loro tormenti teologici. Tranquilli, qui non si incorre nell'errore di papa Leone X.

CESARE. Cioè?

PIETRO. Lui pensava che le tesi di Martin Lutero fossero beghe tra monaci.

CESARE. Mentre noi pensiamo alla nobile arte di alzare il prezzo delle prestazioni.

PIETRO. Pescano con reti molto sofisticate. Ma forse che io non mi chiamo Pietro come il pescatore? La contestazione del diritto canonico e della dottrina della chiesa ci offre un magnifico sfondo dialogico in un incontro intrigante con due femmine da schianto.

ALESSANDRO. Poi vien magnifico lo sfondo dottrinale e da schianto il fondo spesa.

CESARE. Ad Alessandro. Dai, non disperare. A te non manca il bell’aspetto né la filosofia del senso comune. Vedrai che le tue doti colpiranno.

ALESSANDRO. Io ho paura che qui di diritto o di rovescio sia coinvolta una clinica per tipi originali; allora dobbiamo stare attenti anche al solo proposito di divertirci a scambiare battute. Vedo rischi anche nelle sole nostre risposte e non dico altro.

PIETRO. Ad Alessandro. Potresti aver ragione. Stiamo comunque attenti. Osserviamo il comportamento di questa seconda. O è più svitata della prima, scoppiata anche lei con selvaggia liberazione degli istinti, allora è veramente pericolosa, oppure potrebbe essere una vera suora dalla personalità trascinatrice.

CESARE. Da fare impazzire.

PIETRO. Con idee di altezza rivoluzionaria.

ALESSANDRO. E allora, indicando le ragazze, saremmo davanti a un pericolo spettacolare.

 

Le due donne si levano dal tavolo e si avvicinano ai tre amici.

GIOIOSA. Ad Allegra. Hai lasciato perplessi questi signori? Agli uomini. Suor Allegra è alquanto precipitosa nelle sue iniziative.

PIETRO. Apprezziamo il vostro furore ideologico.

GIOIOSA. È un passaggio delicato, pericoloso a volte, aprirsi a gente nuova con una azione contestatrice di dottrina e diritto.

CESARE. Permette, sorella…

GIOIOSA. Lascia stare il lei e la sorella. Vestita così non lo sono. Permetto. Dimmi allora.

CESARE. La vostra azione viene aperta e condotta sotto abiti diversi?

ALLEGRA. Ci vorreste in costume da bagno?

GIOIOSA. Da quel che mi ha detto al telefono suor Allegra ho capito che non badate a certe esteriorità. E poi l'argomento non è stato già avviato da suor Allegra?

ALESSANDRO. Magnificamente, ma solo avviato.

CESARE. Il preambolo è molto chiaro.

GIOIOSA.  Seria. Controllata. E cioè?

CESARE. Che ad alcune di voi non dispiacciono gli uomini.

GIOIOSA. Non è desiderio proibito un piacere dei sensi che si accompagni alla simpatia.

ALLEGRA. Volta improvvisamente a Pietro. Pietro, hai la fotocopiatrice?

PIETRO. Certo, perché?

ALLEGRA. La sera è ancora lunga. Copierei delle pagine specifiche che avremmo sottomano per semplificare il discorso.

PIETRO. Provvedo. Accompagnami. Escono col testo portato da Gioiosa. Si sentiranno risate e voci allegre dei due. Gioiosa lascerà a lungo incerti Alessandro e Cesare.

 

GIOIOSA. Ditemi sinceramente. Sarei di troppo io qui considerando la preparazione e la competenza di suor Allegra?

CESARE. Assolutamente! Con la tua parola libera e persuasiva l’incontro assume ben altri aspetti.

ALESSANDRO.  In un clima di disponibilità.

GIOIOSA. Guardando di traverso Alessandro. Suppongo che Allegra vi abbia già spiegato che noi altre stiamo vivendo una fase delicata della nostra vita. Di cambiare il sistema se ne parla da tempo, ma oggi ci mettiamo in cammino per farlo. È una nuova agape.

CESARE. Sarebbe un cammino… cooperativo.

ALESSANDRO. Di gruppo?

GIOIOSA. Oh signori. Siete divertenti. Levatemi una curiosità. Voi originariamente, quando avete telefonato, pensavate di giocarvela l’Allegra?

CESARE. Rischiavamo una serata avvilente di amici intristiti da vecchi ricordi e allora…

GIOIOSA. E allora cercavate una ragazza che vi distogliesse dalla tristezza.

CESARE. Si pensava di invitare a cena una donna vivace, di studio.

GIOIOSA. E avete centrato quella là. Accenna alle voci e alle risate che giungono dall'altra stanza. Dai, non vi credo che vi sarebbe stato utile tanto studio. Qui in casa, nella baldoria, in mezzo a una raffica di battute sciocche ve la sareste passata sulle ginocchia l'Allegra; poi il meno spento dalle bevute se la sarebbe per primo portata a letto, sperando di procurare allegria e soddisfazione anche a lei.

ALESSANDRO. Non contesto se vuoi vederci in questa prospettiva. Ma non si escludeva una serata in semplice compagnia, in un dialogo amichevole, quasi una terapia.

GIOIOSA. Di una terapia col transfert senza sesso vi sareste accontentati?

CESARE. Alessandro è rinunciatario, come vedi. Le donne intelligenti hanno sempre apprezzato come io invece so sostenerle sulle mie ginocchia.

ALESSANDRO. Comunque la serata fosse andata a finire sapevamo di non essere innocenti.

GIOIOSA. Comunque andrà a finire vi scoprirete virtuosi.

ALESSANDRO. Si pensava a un testo letterario col quale coinvolgere Allegra.

GIOIOSA. Prima le pagine oscene e poi le miserie della critica letteraria, immagino.

ALESSANDRO. Vai a pensare che Allegra era una religiosa coinvolta in un progetto coraggioso e rischioso. Certamente di portata storica.

CESARE. E vai te a immaginare un nostro piacevole coinvolgimento nelle vostre iniziative.

GIOIOSA. Lo deduci dall'aria di festa che adesso vien di là? 

CESARE. Continuano a ridere.

GIOIOSA. Lo sento anch’io. Avranno qualche buon motivo. Sei preoccupato?

CESARE. Preoccupato di che?

GIOIOSA. Che il padrone di casa ormai si avvii a chiudere la serata.

CESARE. Siam qui per riaprirla.

ALESSANDRO. Scusa, visto che comunque abbiamo conquistato anche la tua fiducia non si potrebbe passare a un quadro più chiaro della situazione?

GIOIOSA.  Sono pronta.

ALESSANDRO. Potremmo allora ipotizzare un avanzamento della nostra iniziativa? CESARE. Magari anche con un passo più veloce?

GIOIOSA. Certamente, se giungeremo a una piena intesa tra noi.

CESARE. Tal quale in atto tra suor Allegra e il nostro amico?

ALESSANDRO. Tal quale. Mi par che si siano intesi alla grande quei due. Non ridono più.

GIOIOSA. Con forte esclamazione. Oh per i sette diavoli! Cosa sospettate? Vi sembra che suor Allegra stia travalicando la missione?

ALESSANDRO. Insomma.

GIOIOSA. Beh certo. Nessuna missione può escludere l'avventura, anzi è vivificata dall'avventura. Vi sembra che lei stia… per lasciarsi andare, per cedere di là?

CESARE. Mi pare in quei due che ogni tentennamento….

GIOIOSA. …stia per essere superato. Allora dovrò raccontarvi l’avventurosa storia della mia consorella. Ascoltatemi attentamente. Allegra ha una laurea in filosofia. Nell'incertezza di riuscire a insegnare quella materia ha continuato gli studi per avere un baccellierato in teologia. Qui il dramma.

ALESSANDRO. Sempre quello. Donne che leggono troppo.

GIOIOSA. Ha preso il velo perché devastata da una storia con un monsignore che insegnava teologia medioevale.

CESARE. Tempi dell'amor platonico dei chierici. Chiare, fresche, dolci acque…

GIOIOSA. Travolgente vicenda passionale tra maestro e allieva. Lui non poteva certo sposarla. Entrambi sono stati distrutti dalla paura e dal senso di colpa.

ALESSANDRO. E quindi decisione del velo.

GIOIOSA. Drammatica.

CESAREViolenta reazione. Doveva essere curata.

GIOIOSA. Logico ricorso a una terapia, ma l'aiuto non c'è stato. La famiglia, a quanto mi confessava lei, non sapeva niente della relazione e credeva alle sue parole di voler fare la missionaria, di essere madre putativa di una nidiata di bimbi abbandonati.

ALESSANDRO. Avresti potuto aiutarla tu che sapevi la verità.

GIOIOSA. Stavo peggio e anch'io entrai in convento.

CESARE. Grande passione anche la tua?

GIOIOSA. Grande passione anche la mia, ma non prima di essere passata come allieva prediletta di docenti fissati col medioevo e con il culto delle vergini. Ero al corso di filosofia io. Ma torniamo alla mia amica. Lei in convento ebbe una accelerazione dei sintomi depressivi e cominciò a comportarsi da pazzerella mettendo consorelle e padri spirituali in forte imbarazzo. Cosa è successo? Ha cominciato a insegnare in istituti privati e ha conosciuto alcuni religiosi e religiose in contatto col gruppo delle tesi. Nel contempo, perfettamente guarita, si è messa a fingere di essere un po' svirgolata. Così certe frequentazioni non insospettiscono la superiora. Una volta che si è ripresa dalla malattia d'amore si è accanita con le nuove idee. Anche a scuola cerca almeno di mantenere lo spirito critico.

CESARE. Anche tu insegni?

GIOIOSA. Devo pur campare.

ALESSANDRO. Quindi niente più autorità, miracolo, mistero, ma amore, solo amore.

GIOIOSA. Pane e amore.

CESARE. E fantasia. Ricordo come da ragazzo a scuola ero concentrato nell’attenzione quando avevamo certe giovani supplenti.

GIOIOSA. Antepongo ancora quella di un adolescente verso di me a qualsiasi altro tipo di attenzione dell’uomo maturo. Beh, come dicevo, Allegra è entrata nel giro di preti che vorrebbero un profondo cambiamento. Finti matti anche quelli. Sempre innamorati: di suore, di parrocchiane che gli vanno a confessare le tentazioni togliendogli il sonno per tutta la notte, di sagrestane, di cuoche, ricamatrici e lavandaie. 

CESARE. Nel basso clero.

GIOIOSA. Eh no, ragazzo mio. Anche in alto.

CESARE. In alto?

GIOIOSA. In alto. Molto in alto. È dall'alto infatti che le 96 tesi hanno potuto spiccare il volo assumendo una dimensione planetaria.

ALESSANDRO. E tu? La tua passione? Sarà stata una svolta nella tua esistenza.

GIOIOSA. Oh sì. Tempesta di mille furie quando, ormai suora, incontrai un monsignore patito per Giordano Bruno. Quello arso in Campo dei Fiori a Roma, sapete?

ALESSANDRO. Certo. Tutta la cattolicità lo sa.

GIOIOSA. Ma pochi sanno che lui definiva la nostra mente la manifestazione più alta delle mirabili trasformazioni della natura, vale a dire della materia, anima mundi. Ne deriva che l’ingegno dell’uomo si occupa ne l’azione per le mani e contemplazione per l’intelletto; de maniera che non contemple senza azione e non opre senza contemplazione.

CESARE. Anche con te il gagliardo canonico si adoperava con occhi e mani.

GIOIOSA. Sissignore.

ALESSANDRO. E neanche lui poteva sposarti.

GIOIOSA. Aveva un’altra amante possessiva.

CESARE. Questo per il passato. Ora però con diversità d’abito vi ponete in mezzo tra mondo interno e mondo esterno.

GIOIOSA. Da quando finalmente andiamo a insegnare ci vestiamo come ci piace. E ciò favorisce la nostra azione.

ALESSANDRO. Niente velo.

GIOIOSA. Comunque ci lasciamo svelare da uomini di fiducia.

ALESSANDRO. Così potete sentirvi più professoresse che…

GIOIOSA. Promesse a uno sposo celeste, immagino che tu voglia dire. Per fortuna, coinvolte nel complotto antisistema, abbiamo scoperto che certi uomini molto istruiti non disdegnano di intrattenersi con donne colte che essi addirittura poi vogliono pagare. Si ostinano con le ricompense. E, se non con il volgare denaro, allora con cene, vestiti, gioielli, vacanze. L'oblazione deve essere obbligatoria per questi nevrotici altrimenti la terapia non funziona. E anzi direi che, essendo questi degli intellettuali che pensano troppo e quindi lenti nell’adoperarsi, spesso la soddisfazione è più nostra che loro.

ALESSANDRO. Per noi uomini gli esami non finiscono mai.

CESARE. Per me gli esami riprendono stasera sul problema della eterogenesi dei fini.

GIOIOSA. Non sono poche le volte che davanti a una discussione sulle 96 tesi un uomo sotto il dominio dei sensi si perde in contestazioni stupide, in deduzioni che fanno acqua. Non è solo un problema di gestione della propria sessualità. Si vuole riformare l'istituzione chiesa, la chiesa universale.

CESARE. Io mi accontenterei anche della riforma della sola chiesa italiana. Essa ha scomunicato l'unità nazionale e allora la gente continua a seminare peccati d'ogni genere.

GIOIOSA. Noi siamo felici quando incontriamo un religioso di stampo moderno. Per la passione non scevra da timidezza che costui mette nelle prediche, per l'esercizio sistematico del dubbio ormai rappresenta l'unico vero intellettuale che infiamma noi donne.

 ***

 





25 gennaio 2022  .    Ultimo
Ultimo di Fabio Lunelli.  Vedi post del 17 gennaio
QUINTA  puntata
E domenica 30 gennaio  :   Marcialonga 2022 




22 gennaio 2022  .    da Paolo
2022, Testo Mascia-Pulina per Catalogo Ri-scoprire 
Gramsci, a cura di Luca Paulesu, settembre 2021.rtf
 ** TOTTUS  IN  PARI  **  

 ** 








17 gennaio 2022  .    En Marche
In attesa della Marcialonga pubblico gli ultimi 3 articoli 
del nostro Fabio Lunelli (senatore) usciti su " l'Adige ". 
Ti ricordo che "contestualizzazione" e  PRIMA USCITA 
sono stati "qui" pubblicati   il 28 dicembre 2021 (vedi).

SECONDA USCITA      ( l'Adige - 3 gennaio 2022 )
TERZA USCITA      ( l'Adige - 10 gennaio 2022 )
QUARTA USCITA      ( l'Adige - 17 gennaio 2022 )
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16 gennaio 2022  .  Allegra e le 96 tesi

Quadro precedente (6) pubblicato 6 gennaio.  Vedi.

 Quadro 7

 PIETRO. Calmo, sussiegoso. Certo che vi siete mimetizzate bene nell'Itinerante. Abbiamo intuito che volete farci partecipi di una vostra azione segreta. Volete cambiare le ruote alla teologia?

ALLEGRA. Ruote e motore. La nostra è una azione rivoluzionaria molto, molto pericolosa. Per noi è giunto il tempo dei tempi con la conseguente necessità di mimetizzarci, di operare sotto copertura.

Stupefazione dei tre amici. Pietro rimette a posto le maniche della camicia.

CESARE. Ironico, ma sconcertato. Rivolto alla ragazza. Mimetizzazione riuscita.

ALLEGRA. Facendosi vedere. Riuscita bene così? Ti piaccio? Noi abbiamo dovuto configurare il nostro sito come uno dei tanti indirizzi delle operatrici del sesso. E a cominciare dalle immagini di copertina ovviamente, da far pensare che siamo una cooperativa moderna senza sfruttatori.

ALESSANDRO. Immagini.  Che immagini.

ALLEGRA. Seno e gambe in bella vista. Seria. La posta è grande. Apparteniamo a una società segreta. Siamo suore di varie congregazioni di ogni parte del pianeta. Il nostro progetto rivoluzionario è scritto su un manifesto dal titolo: 96 tesi per la riforma della Chiesa.

PIETRO. 96? Una in più delle mitiche novantacinque?

ALLEGRA. Una in più delle mitiche novantacinque.

CESARE. Lì si concentra la mia curiosità. Le altre son risapute.

ALLEGRA. Non gli bada. È un libello incendiario scritto da teologi tedeschi e ora tradotto in molte lingue. Circola anonimo anche nel mondo laico e presso altre religioni. I sostenitori delle tesi sono ovviamente sconosciuti alle gerarchie curiali. Ci sono però anche prelati d’alto profilo dalla nostra parte che aspettano il giorno propizio per uscire allo scoperto. Il fior fiore della intelligenza teologica. C'è il ramo maschile dell'organizzazione. Preti, frati, monaci pronti alla rivolta contro la degenerazione del sacro. Essi hanno una organizzazione parallela con altro tipo di mimetizzazione.

ALESSABDRO. Prudentemente.

CESARE. Prudentemente.

PIETRO e ALLEGRA. Molto prudentemente.

ALESSANDRO. E anche questa che viene da noi è una suora del movimento?

ALLEGRA. Sissignori. Suor Gioiosa. Verrà con le tesi che voi potrete fotocopiare e diffondere presso gli amici fidati. Io ho capito che voi, presi da simpatia per noi…

CESARE. A questo punto puoi anche dire: presi da amore…

ALLEGRA. …presi da simpatia per noi non ci tradirete. Li fissa sorridendo.

PIETRO. Tradirti? La mia devozione è già fissata su di te. Dimmi, dunque: la tua fiducia in noi da cosa nascerebbe?

ALLEGRA. Dalla vostra sana sensualità.

CESARE. Sana, dici?

ALLEGRA. Sanissima a confronto con certa che circola nel nostro territorio.  Sì, siete un po' svagati da romanzi passatisti.

ALESSANDRO. E pensare che ci vergognavamo della nostra iniziativa di questa sera.

ALLEGRA. Scusati a prima vista Ora capite quale sia la posta in gioco nel rischio grande che affrontiamo. Sapeste di quali iniziative verso noi sorelle certi fratelli dovrebbero vergognarsi. D'accordo in altre parti del mondo, non in Italia. Come donne siamo sole e indifese. Non so se è onesto che io vi abbia turbato.

CESARE. Siamo commossi dalla tua solitudine focosa.

ALLEGRA. È dall'abisso delle sofferenze che sono nate le 96 tesi con le quali stiamo cercando di convincere il mondo esterno perché ci aiuti. Davvero voi sarete tra le persone giuste che daranno un contributo alla loro diffusione. Fanciulloni elettrici, quel tanto birboni con le donne. Il gioco è natura. Bisogna tornare alla schiettezza delle relazioni umane.

CESARE. Illustraci qualcuna delle tesi. Il testo ce lo porta la tua gioiosa sorella, no?

PIETRO. Per voi sarà un enorme piacere illustrare la tesi sull’esercizio della sessualità a noialtri ragazzoni che lavoriamo con la pericolosa corrente elettrica.

ALLEGRA. A Pietro. Non mi sembrava che tu la dominassi così tanto qualche minuto fa.

ALESSANDRO. Anticipaci qualche altra idea, così vediamo se collima con le nostre tesi libertarie.

ALLEGRA. Con le vostre abitudini libertine non vedo nessun contrasto, quando preti e suore vogliono essere liberi di sposarsi e comunque non avere obbligo di castità.

ALESSANDRO. Oh benedetto il cielo! Tutto qui? E chi glielo impedisce? Dove sta il segreto, il rischio?

ALLEGRA. Sta. Nella crisi del sistema. La chiesa teme di perdere preti e suore custodi del suo patrimonio.

PIETRO. Comprendiamo e non comprendiamo. Tu vuoi, voi volete rimanere suore, ma non oblate? E chi si sposa che fa? Si cambia e si abolisce la religione un po' alla volta?

ALLEGRA. Innanzi tutto pensiamo di abolire i seminari. Continuiamo pure a chiamare con la solenne parola di sacerdozio ogni tipo di impegno sociale.

ALESSANDRO. E così arriviamo ai cardinali e ai papi sposati.

ALLEGRA. Sissignore, e se con figli più con i piedi per terra. E sarà finita una volta per sempre anche questa storia degli abusi sessuali, specie in certe strutture ancora tribali dove il prete ha la stessa autorità e le stesse abitudini prevaricatrici del capo villaggio.

PIETRO. Infatti in zone di sottosviluppo il prete considera i fedeli come sudditi perché la sua autorità gli deriva da un governo di briganti che gli permette tutto in cambio del controllo sociale.

ALESSANDRO. Di penetrare nella interiorità delle anime.

CESARE. E di restare impuniti.

PIETRO. Per la chiesa la vostra azione sarebbe uno shock da paragonare al sacco di Roma da parte dei Visigoti nel V secolo. Fine della Città Eterna.

ALLEGRA. Si tratta di smantellare strutture che sono diventate maligne nel volgere dei secoli, strutture che attirano individui con grossi problemi psicologici i quali andrebbero curati al lume delle scienze moderne.

CESARE. Chiedo scusa. C'è un uomo, magari un religioso che tu ami e non sa risolvere i suoi problemi? Ti vedi come suora sposata? In altra divisa? Certo furore politico ideologico quasi sempre nasce da una passione d'amore.

ALESSANDRO. Passione e furore.

ALLEGRAFissando Cesare e Alessandro. Il furore l’ho sempre controllato. Vi pare però che lo tsunami che sta avanzando possa avere origine da una singola storia d'amore e di peccato?

CESARE. Una sola no, ma poi quando una storia è emblematica, quando un sasso si stacca, altre difese crollano. È la frana.

ALLEGRA. È la frana quando scopri che l’intimità fisica, che pure è una terapia, se accompagnata dal sentimento consente un livello di unione che nessun altro tipo di relazione permette.

CESARE. E non la scopri e basta. Devi godertela a ripetizione questa intimità. Dico bene?

ALLEGRA. Esatto. Questa scoperta comporta delle conseguenze. I nuovi teologi sono stufi di raccontare storie di miracoli, di usare un doppio linguaggio, quello emotivo per il popolo, ereditato dalla notte dei tempi, e quello razionale per gli intellettuali. Non sopportano più confratelli addestrati all'esorcismo rituale e vorrebbero dedicarsi all'aiuto psicologico e materiale per i bisognosi.

ALESSANDRO. E altre conseguenze?

ALLEGRA. Molti religiosi vogliono smettere di innervosire vestendosi da padri spirituali. Non c'è nessuna forza soprannaturale a sigillo di una persona con la volontà di aiutare un'altra. Ama il prossimo tuo come te stesso. Universale.

PIETRO. E se uno si ostina con il sigillo della vocazione? Della chiamata?

ALLEGRA. Non saremo chiamati più a uno a uno. Saremo chiamati insieme, sia uomini che donne. Saremo curati dai pensieri strambi che la storia ha generato, tra i quali l'idea che certi ideali possano escludere la grande avventura dell'amore fisico.

PIETRO. Mi sembra di risentire certi discorsi nei salotti parigini dove si diceva che la proprietà affidata alla suprema gestione di un principe, di un pontefice non è che l’aspetto antico del moderno liberismo finanziario con le gigantesche compagnie e al loro vertice veri e propri capi di stato.

ALLEGRA. Infatti come noi rigettiamo l'idea che l'economia in poche mani generi benessere universale, così siamo contrari a un governo assoluto del patrimonio di San Pietro.

CESARE. Non vi comoda più tal patrimonio?

ALLEGRA. Ci convince l'ipotesi di poter lavorare per lo stato piuttosto che per il principe. Questa idea non poteva che nascere nella mente di teologi tedeschi, cioè di cittadini con forte orgoglio nazionale. Quando si è cominciato a sapere delle nostre tesi è iniziata la caccia per stanarci, per distruggerci. Sono state inventate truculente storie di passione tra preti e suore, come tra religiosi e non, per gettare fango sul nostro movimento. Storie con suicidi per convivenze tormentate, per cambi impossibili di attività lavorativa. Allora su certi giornalacci seminatori di fango si racconta che noi, traviati e ossessionati dal sesso, convenzionale e non, rinunceremmo di fatto a combattere contro le ingiustizie sociali.

ALESSANDRO. In verità i Supremi Poteri si sono sentiti sempre più vicini alla voce di Dio che a quella degli uomini.

CESARE. Dei poveri mortali, dediti al commercio convenzionale e non, con le potenze dell’inferno.

ALLEGRA. Noi siamo costrette a giocare con tale commercio demoniaco, ma al fine per rovesciarlo.

CESARE.  Per risolverlo in commercio angelico.

ALLEGRA. La strada è obbligata.

CESARE. Sto pensando ai gentiluomini che vi telefonano convinti di invitare belle donne a una passeggiata nel bosco.

ALLEGRA. Ogni telefonata che chiede delle itineranti è un allarme. Si cerca di stanarci anche con pubblicazioni che sollecitano bassi istinti. Infatti quel che leggevate dal vostro Malamò mi faceva sospettare un’autentica azione di spionaggio. Sono molto incuriosita di leggerlo integralmente se me lo prestate.

ALESSANDRO. Senza turbarti?

Si sente il campanello di casa.

ALLEGRA. Rimedierò. Cercate voi di non turbarvi con suor Gioiosa che arriva.

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16 gennaio 2022  .   GB  alias  300eC
Qualcuno saprà  rispondere a Giorgio Bertolotti (GB) ?

Tsunami and tv

Da queste parti lo tsunami è una cosa seria - 10 anni fa ha causato un disastro - ma il più delle volte ci sono tsunamini, con altezza media dell'onda di poche decine di centimetri, come quello di iersera.                                    

Stavamo quardando la tv, quando questa ha incominciato a diffondere la notizia, con la voce dello speaker intervallata, ogni dieci minuti, da un allarme sonoro di 6 0 7 secondi.  Capito che non era una cosa tragica, abbiamo spento la tv e siamo andati a letto, ma questa ha continuato a suonare con la stessa cadenza. Allora mi sono alzato e ho fatto questo ragionamento : visto che la tv non ha batterie ( è un oggetto di 20 o 30 anni fa) per farla tacere devo solo staccare la spina che, per qualche diavoleria che non capisco, riesce a farla suonare pur con l'interruttore spento. Così ho fatto, ma la tv ha continuato a suonare con la stessa cadenza.  

Se qualcuno, erudito in elettronica, mi spiegasse l'arcano gliene sarei grato. 

GB, alias  300eC.

°

from  藤沢








16 gennaio 2022  .   da WhatsApp  cusm
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13 gennaio 2022  .    da Paolo
Nel 120° anniversario della nascita ricordiamo 
che lo scrittore e giurista Salvatore Satta 
fu studente nell'Università di Pavia.
l
 ** TOTTUS  IN  PARI  **  
 **  






10 gennaio 2022  .  Domani sera
Da Franco Andretta    (l' organizzatore del nostro, 
vedi colonna sx del Blog, indimenticato 18° incontro 
con visita alla Villa Reale di Monza)    sintonizzati su 
Rai 1,    ore 21,25   
Carissimi Tutti,

con la speranza e l’auspicio di trovarvi in eccellenti condizioni di salute e di spirito (malgrado la situazione…) e rinnovando gli auguri per un ottimo 2022, sono molto lieto di invitarvi a vedere il programma in oggetto ed in allegato.

Molto cordialmente e … a prima o poi


Alberto Angela porta in tv le “Meraviglie” della Villa Reale di Monza

La Villa e il Parco di Monza saranno grandi protagonisti di "Meraviglie, la penisola dei tesori", programma di successo curato da Alberto Angela per Rai Uno.

10 Gennaio 202213:58

La Villa e il Parco di Monza saranno grandi protagonisti di “Meraviglie, la penisola dei tesori”, programma di successo curato da Alberto Angela per Rai Uno.

La puntata dedicata ai “tesori monzesi” andrà in onda domani, martedì 11 gennaio, sulla rete ammiraglia, Rai 1, a partire dalle 21.25. Alberto Angela condurrà gli spettatori tra le meraviglie della Villa Reale e il maestoso polmone verde cittadino.

LA VILLA REALE DI MONZA

Costruita per volontà dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria tra il 1777 e il 1780 come residenza estiva per il figlio Ferdinando, riprende il modello delle ville lombarde. L’edificio venne progettato dal Piermarini, in stile neoclassico, con pianta a “C” e corpo centrale di rappresentanza, al quale si aggiunsero due ali laterali per le stanze e altre due sezioni destinate alla servitù e alle stalle, per un totale di quasi settecento ambienti.

Oggi la Villa Reale è di proprietà congiunta del Comune di Monza, della Regione Lombardia e del Demanio dello Stato.Nel 2003 la Regione Lombardia, il Comune di Monza, proprietari pro quota parte del complesso Villa Reale di Monza indicono un concorso internazionale di progettazione per il recupero e la valorizzazione della Villa Reale e dei Giardini di pertinenza.
Nel 2003 partono i lavori di restauro conservativo delle nove sale di rappresentanza del primo piano nobile che si concludono nel 2007 con l’apertura straordinaria al pubblico. Il 30 luglio 2008 è stato siglato un accordo strategico per Villa Reale e il Parco di Monza.  Laccordo riguarda il restauro e la successiva valorizzazione culturale della Villa Reale e del Parco di Monza e prevede di destinare l’intero complesso monumentale a finalità culturali e di alta rappresentanza istituzionale, in vista delle manifestazioni connesse a Expo 2015. La conclusione dei lavori di restauro viene salutata con una cerimonia pubblica il 26 giugno 2014.

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6 gennaio





gennaio 2022  .  Allegra e le 96 tesi

Quadro precedente (5) pubblicato 30 dicembre.  Vedi.

 
Quadro 6

Riassunto delle scene precedenti. Tra amici milanesi ingegneri, Pietro, Alessandro e Cesare, invitano attraverso un sito che ritengono mascherato una professionista del piacere scommettendo con chi lei preferirà isolarsi. Per creare l’atmosfera giusta utilizzeranno un romanzo con pagine licenziose. Giunge una giovane donna che si presenta come suor Allegra della Fraternità Itinerante che essi credono attrezzata teatralmente per certe prestazioni. Lei prima si dice convinta di essere stata chiamata per un corso di catechesi prematrimoniale e in seguito dichiara di essere coinvolta in una azione clandestina a livello planetario per la diffusione di un libello con 96 tesi (una in più delle 95 di Lutero!) per una riforma della chiesa. Dopo una prima scena degli equivoci tra lei e Alessandro adesso è sola con Cesare.

 

ALESSANDRO. Irritato di dovere smettere. Fatta la spesa? Così presto?

CESARE. Incantato su Allegra che h tolto qualche velo. Raffrena gesti di meraviglia. Nessuna spesa. Il supermercato è chiuso la domenica sera.

ALLEGRA. Si sapeva.

CESARE. Pietro è rimasto in macchina. Scendi tu, Alessandro, che conosci meglio la zona e lo accompagni in cerca di uno spaccio aperto.

Alessandro cerca di mettere via il libro di Malamò, ma Allegra, accorgendosi, interviene.

ALLEGRA. Questo racconto mi coinvolge. Lasciamelo. Continuerò con Cesare.

CESARE. Meglio che tu riprenda la lettura con Alessandro. Noi rimaniamo al contatto con la musica.

ALLEGRA. Rimaniamo al contatto con la parola poetica. Prefigurava lo sconvolgimento a cui con Alessandro stavo per arrivare. Ho dovuto frenare col ballo.

CESARE. Ad Alessandro. Sbrigati, va' che Pietro ti aspetta! Alessandro si ritira lentamente, morso dal dispetto. Ad Allegra. Hai frenato?

ALLEGRA. A fatica. La lettura della scena di iniziazione di una studentessa universitaria.

CESARE. Una vergine fuoricorso? Da immaginarsi gli anni di attesa.

Alessandro sbatte la porta. Allegra e Cesare si sistemano su un divano.

 

CESARE. Ammirando Allegra. Sei stupenda.

ALLEGRA. Non mi è nuovo. Afferrando il libro e poi porgendolo a Cesare. Riprendiamo da dove avevo interrotto con il tuo amico.

CESARE. Ascolta me. Rimettiamo la musica.

ALLEGRA. Ti risulta che l'iniziazione fosse accompagnata da un concerto per tromba?

CESARE. Probabile. Con la musica c'è emozione e si abbrevia.

ALLEGRA. Abbrevia per dove?

CESARE. Io sono più bravo come ballerino che come lettore. E poi che senso ha leggere di un ricordo della prima volta dell'amore.

ALLEGRA. Beh, ci ritorno volentieri col pensiero. Fu un delirio con quel caro ragazzo, una lunga durata. Io gli porgevo il petto tutto profumato.

CESARE. È per questo che adesso sarebbe opportuno non leggere niente. La scrittura è malinconica rimembranza, mentre la musica è il presente, l’immediatezza.

ALLEGRA. Sarà come dici. Recita o concerto bisogna saperci fare con le proprie donne. Non mi avete chiamato per insegnarvi? Tu con un libro in mano ti metti sul bordo del letto della tua amante e, mentre le leggi una storia, la copri di carezze con la mano libera.

CESARE. E quella non si addormenta?

ALLEGRA. Non può succedere.

CESARE. È vero. Perché non si aspetta come va a finire il racconto.

ALLEGRA. Si aspetta quello che si aspetta e anche… che la si aiuti a liberarsi…  

CESARE. Del superfluo. Con una mano le solleva l'orlo della veste.

ALLEGRA. Riprendi a leggere. Vedo che stai imparando.

CESARE. Non sarebbe opportuno che ci si spostasse dove c’è un letto?

ALLEGRA. Stai scherzando? E perdiamo l'atmosfera delle ombre che calano sul giardino? Leggi. Non perdere il segno.

CESARE. Legge. Gloria e magia della giovinezza è il volgersi alla persona amata con parole vaganti nell'infinito dello spazio e del tempo. Va accelerando e distorcendo infastidito. Purtroppo i nostri giovani corrono soltanto sul sentiero delle aride tecniche, perdendo la capacità di passione.

ALLEGRA. Ma che cazzo leggi!  Salta, vai avanti.

CESARE. Veloce. A fronte del giovane studente disseccato nello studio di manuali tecnici vediamo la donna in età declinante che si è appropriata di una cultura vastissima e di un'arte epistolare che incanta i suoi amici. Ancora più veloce. Lei adesso è sola. Nella sua città gli uomini interessanti non sono più disponibili per lei.   

ALLEGRA. Che malinconia, che tristezza. Ci siamo persi. Trovami la pagina della prima volta dell'amore.

Cesare leggerà fermandosi a guardar lei che continuerà a sventolarsi con l'orlo della veste mostrando generosamente le gambe.

CESARE. Legge. Per la donna in età la congiunzione carnale potrebbe essere una ultima volta. Per il ragazzo invece è come una immersione, non immaginata, non aspettata. È per lui la prima volta della completezza.

ALLEGRA. Mi fai incazzare. Volevo sentire della prima volta della universitaria, non del ragazzo.

CESARE. Qui le piegature di pagina son più d'una.

ALLEGRA. Dai a me. Prende il libro che sfoglia velocemente. Glielo porge aperto.

CESARE. Come hai fatto?

ALLEGRA. Dove non intravvedi nomi di paesi, di strade, di locali e nomi e cognomi, e inventari e diari e lettere, lì c'è una pagina per bocca buona.

CESARE. Legge. Nel battesimo il giovane si trova a infrangere lo specchio nel quale prima ha conosciuto solo sé stesso; egli, spingendosi nei penetrali del tempio della sacerdotessa, viene misticamente a contatto col suo universo di pensiero. È la totalità raggiunta, l'aggancio di semisfere. L'esplosione di luce nell'incontro tra due mondi prima estranei...

ALLEGRA. Ancora la vecchia. Che palle!

CESARE. Lo dici apposta, adesso che mi cominciava a piacere?

ALLEGRA. Questi due sono sporcaccioni. Non pensano a niente. 

CESARE. Legge. È la circolarità del tempo e delle stagioni della vita. Coincidenza di principio e fine. Chi parte e chi resta. Nel seguito stanno gli atti ripetuti del giovane con la coetanea nel fuoco spento dell'immaginazione.

ALLEGRA. Quello che si dice lavoro usurante. Dai a me il libro. Esamina. Ma non vedi che è l'introduzione del critico letterario? Butta per terra il libro. Ma sì. Vai con la musica. Altro brano. Ballano. Pietro e Alessandro rientrando si aggiungono al ballo.

ALESSANDRO. Mentre Allegra è impegnata solo con Cesare. Che fantastica femmina!

PIETRO. Coprirla d'oro, bisogna.                       

 

Squilla il telefono di Allegra.

ALLEGRA. Sì. Ah, ciao. Sono qui in casa di un ingegnere e con due suoi amici. Fortunatissima. Non succede ogni giorno. No. Stai tranquilla. Nessun pericolo. Ai presenti. È una mia consorella. Al telefono. Non ho rivelato ancora nulla. Tutti e tre ingegneri. Elettrici. Certo, elettrizzati dalla mia presenza: Pietro, Alessandro e Cesare, milanesi. Sì, cara. Il tempo sembra essersi fermato. La visita si fa sorprendentemente interessante. Stavolta non si è cominciato parlando del più e del meno, né di politica, ma con un approccio alla grande letteratura. Ride. Che tipo? Ars amandi. Non posso di brutto cominciare a parlare della nostra azione segreta senza saggiare pensieri e passioni dei nostri amici. Questi? Guardandoli. Sono incantati. Pensa, Gioia. Mi sono messa a ballare lo swing con musica da jazz band. Concerto per tromba. Se volevano che ballassi nuda? Comunque mi sono liberata del superfluo. Ma che dici. Pericoloso. Perché sono in tre? Direi avventuroso. Ingegneri… illuministi. Dico per l'illuminazione di città, giardini. Ma sì, Gioia. Sono dei cuccioloni. Va a sedersi sulle ginocchia di Pietro. Uno è proprio un bell'uomo, alto, atletico, due occhi penetranti che ti mangiano viva. Gli altri? Sguardo a quelli. Non c'è male. Cosa vuoi, sono timidi. Ti ho forse detto illuministi? Saranno anche, ma ho sbagliato. Dominano le alte tensioni. Sì, anche le tentazioni, anche quelle. Oh! All'elettricista qui gli sta saltando la corrente. Schermaglie con Pietro che tenta di baciarla.

PIETRO. Chiedile se è libera.

ALLEGRA. Questo mi dice che, se sei libera, puoi venir qui subito. Sei libera? Allora di corsa, cara Gioia, che c'è da fare. Sulla mia scrivania trovi l'indirizzo dell'ingegnere che mi ero segnata. Son pochi chilometri per venire qui, sempre in campagna. Ciao, a presto.

ALESSANDRO. A mezza voce.  Che fantasia! Che femmine!

CESARE. Coprirle d'oro bisogna.

ALLEGRA. Ho fatto male a chiamarla?

TUTTI. No!!!

Fine I atto

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5 gennaio 2022  .   Storie di fuoco
Oggi Istoria.    Un post sull'ultima opera del nostro 
Paolo Macry, edita da "il Mulino"  lo scorso ottobre. 
 
«Questo mettere continuamente in gioco la propria vita ha di per sé un grande fascino» Ernst Jünger «Le granate ci sorvolano fischiando. Sono di buon umore, quasi inebriato dal rombo dei cannoni» Ludwig Wittgenstein Per oltre due secoli la politica è stata una passione che ha indirizzato le scelte di vita delle persone. Un fuoco dentro. Per la politica uomini e donne hanno abbandonato affetti e interessi, si sono gettati nella mischia, hanno dato la vita: nelle lotte per l'indipendenza nazionale, nelle guerre, nelle rivoluzioni e controrivoluzioni. Paolo Macry racconta con partecipazione le storie di questi volontari, dal filoellenico Santorre di Santarosa ai mazziniani di Belfiore, dai giovani accorsi nel carnaio del '14-18, Jünger, Stuparich, Wittgenstein, Gadda, alle gesta di Orwell e Koestler nella guerra di Spagna, dalla resistenza di Marc Bloch, della Rosa Bianca, di Ada Gobetti ai repubblichini Vivarelli e Mazzantini. Fino agli anni di piombo di Moretti, Mambro, Fioravanti. Ragioni pubbliche e inquietudini esistenziali, furori ideologici e narcisismi, senso d'onnipotenza e d'impotenza s'intrecciano nella loro scelta, spesso fatale, di andare fino in fondo con le armi in pugno.
Domani (Epifania) ricordati che il miglior regalo, da fare 
    e fa farsi (superati i quattordici anni), è un  Libro di Storia.    
A tal proposito, dai un occhio attento anche a :
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3 gennaio 2022  .   Sui muri
Da Emilio Spedicato la sollecitazione 
che oggi doverosamente raccolgo
WriteUp ha da non molto pubblicato un libro contenente le immagini di circa 400 poster politici del periodo della contestazione 1968-78, parte della raccolta di molte migliaia di mio cugino Sergio Risso, certamente di interesse per questo sito 68.... dove quindi sarebbe bene il fosse presentato.
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Sergio Risso, fotografo, colleziona da diversi decenni i manifesti "della contestazione". La sua raccolta, di cui questo catalogo è solo una parte, testimonia il passaggio di un'epoca, e di un furor politico difficilmente oggi replicabile.

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gennaio 2022  .  Covìd / cosavidi 
Il punto di Fabrizio Donazzi
(In esclusiva per i lettori di questo Blog)
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30 dicembre 2021  .  Allegra e le 96 tesi

Quadro precedente (4) pubblicato 10 dicembre.  Vedi.

 
Quadro 5

Riassunto delle scene precedenti. Tre amici ingegneri senza morose invitano una professionista del sesso per una serata piacevole scommettendo su chi sarà scelto grazie alle proprie capacità di intrattenimento per restare solo con lei. Divideranno la spesa. Hanno notizia di un sito mascherato come “Fraternità itinerante”. Discutono su un romanzo licenzioso con pagine adatte per avviare l’incontro. Chi arriva? Una sedicente suora di una “Fraternità itinerante”.

 

Allegra, Quadro 5

Suona il campanello. Pietro esce e rientra con una giovane donna vestita come potrebbe essere una suora. Il velo bianco lascia intravvedere ciuffi di capelli neri. Ha una mantellina bianca di semplice tessuto in cotone e un grembiule, ma il vestito, azzurro, rivela un tessuto di pregio. Indossa sandali alla moda. Sciolta, disinibita. Pietro la riceve con fare molto signorile. Cesare si mostra piacevolmente divertito. Alessandro è sul contrariato.

ALLEGRA. Buonasera, ragazzi. Tende la mano prima ad Alessandro. Suor Allegra della Fraternità Itinerante.

ALESSANDRO. Itinerante?

ALLEGRA. Itinerante. La volevate danzante? Siamo tutti in cammino.

CESARE. Così ti volevamo: allegra. Lei fa finta di non capire. Sono Cesare.

ALESSANDRO. Freddo. Benvenuta. Alessandro.

ALLEGRA. Si guarda intorno. Siete in tre?

CESARE. Troppi?

ALLEGRA. Come titubante. No, pochi.

CESARE. Pochi come… nel senso di pochezza di personale?

ALLEGRA. No, no. Siete dei bei giovanotti, atletici. Intendevo per la spesa.

CESARE. C'è sconto? Fino a quanti?

ALLEGRA. In genere quattro… cinque… Poi dipende da quanto lo facciamo durare questo corso prematrimoniale.

ALESSANDRO. Prematrimoniale?

PIETRO. Indicando Alessandro. Per lui una necessità prioritaria e urgente.

CESARE. Possiamo farlo durare fino alle tre, alle quattro del mattino.

ALLEGRA. Sarebbe uno stress che domani riversereste sul lavoro.

CESARE. Anche per te, presumo. Sottovoce. Ne ha di fantasia questa qua. Ci sarà spettacolo.

ALESSANDRO. Scusa, sorella, ma perché un corso gestito in tal divisa?

ALLEGRA. Tu temi già l'inferno della casta vita matrimoniale che ti aspetta? Cosa cambia se una suora veste l'abito della casa madre o l'abito civile? Se c'è caldo io giro anche in shorts e canotta. La nostra Itinerante si occupa innanzi tutto di ascoltare le persone intenzionate a dare un taglio alle vecchie e cattive abitudini ricorrendo al santo nodo del matrimonio. Voi avete qualche pubblicazione dalla cui lettura avreste già cominciato a sciogliere i vostri interrogativi sulla vita con le vostre future spose? Si tratta sempre di sciogliere i nodi che inibiscono la felicità.

CESARE. Costume puritano, barbarico quello di una volta. Troppi nodi castigavano gli uomini e anche le donne.

PIETRO. Pubblicazioni scientifiche su come annodarsi e sciogliersi direi di no.

ALLEGRA. Si guarda in giro. E le spose dove sono?

CESARE. Le fidanzate, dici? Perché preoccuparsi? Non faranno irruzione qui senza che avvertiamo rumore di macchine. Tranquilla. Si tratterebbe, come dire, della teoria.

ALLEGRA. Stizzita. Beh, posso dire che siete strani? Mani al cielo. Se cominciate a tenerle separate, incartate, le vostre donne!

CESARE. In verità non ci sono donne che potrebbero sorprenderci qui.

PIETRO. Il nostro problema non è come stringere nodi a letto ma come stringerli con loro nel discorso. La difficoltà consiste in questo: le donne che incontriamo leggono troppi libri, noi uomini leggiamo poco o niente.

ALLEGRA. E non era ora che il mondo finalmente si capovolgesse? Mi avete chiamato per una sciocchezza così?

PIETRO. Sciocchezza così? Ma il mondo si è talmente capovolto che noi maschi abbiamo perso ogni fantasia nei rapporti con l'altro sesso.

ALLEGRA. E dovrebbe essere una religiosa a svegliare la vostra fantasia?

PIETRO. Perché no? Potremmo commentare delle pagine che assommano psicologia e fantasia. Qui avremmo un libro, un romanzo… Mostra il Malamò.

ALLEGRA. Non bada. Con personaggi che sanno annodarsi con le donne e da cui voi trarreste esempio.

PIETRO. Aiutati da una lettrice brava interprete.

ALESSANDRO. Col senso della fantasia.

CESARE. Disponibile alla dimostrazione pratica della teoria.

ALLEGRA. Capisco il vostro disorientamento. Purtroppo noi donne pretendiamo dall'uomo il dolce della fantasia e il salato dell'intelletto.

CESARE. Tutte?

ALLEGRA. Tutte. Perché? Se si decidesse di incontrarci per una terapia ciclica vi consiglierei intanto di acquistare l'opera di Proust, La ricerca del tempo perduto, L'avete già? O Joyce, l'Ulisse. Magari anche La montagna incantata di Thomas Mann. L'avete?

PIETRO. Abbiamo la Bibbia, le opere dei Padri della Chiesa e la storia dei Concili.

ALLEGRA. Oh cari, allora è proprio una grande occasione il nostro incontro. Noi della Fraternità ci stiamo adoperando, più giusto sarebbe dire, stiamo segretamente complottando per rovesciare l'interpretazione di queste scritture. Scusate, potrei andare in bagno?

PIETRO. Tornando dall'avere indicato il bagno e guardando le facce esterrefatte degli amici. Ragazzi, originale me l'hanno data per originale, ma temo che lo sia troppo e quindi che non si combini niente. Pagheremo solo per essere stati presi in giro. È meglio che subito senza perder tempo uno di noi resti solo con questa. Poi vedremo chi avrà avuto il miglior trattamento. Se non facciamo così il risultato sarà che passiamo tutti per pirla o comunque rischiamo una volgarità a cui non mi risulta che siamo abituati. Guardate che fantasia a travestirsi da suora.

CESARE. Noi non siamo gentiluomini? Se è colta, se conosce qualche filosofo tedesco di quelli che ci hanno imposto di studiare a scuola, potrebbe agevolmente passare dalla tesi all'antitesi e concludere con la sintesi.

PIETRO. Sei il solito cinico, Cesare. Se vuoi ti lasciamo solo tutta la sera con lei e poi ci racconti.

CESARE. Propongo di lasciare Alessandro ai preliminari. Lui sa cosa piace in letteratura alle donne.

Sistemano in bella vista il romanzo di Malamò. Allegra ritorna dal bagno. Pietro e Cesare dicendo che andranno a fare un po' di spesa al supermercato escono di scena. Alessandro e Allegra prima sono in piedi, poi siedono su due sedie vicine.

ALESSANDRO. Come intimidito. Faccio io le scuse anche per gli altri di non averci pensato che qui mancava qualcosa di decente per uno spuntino.

ALLEGRA. Intanto ci hanno lasciato soli. Sei tu quello che ha più bisogno di aiuto, di pratica per rapportarti con la fidanzata? Ti sposi? Quando?

ALESSANDRO. La data si va spostando sempre più avanti. Una ipotesi in realtà.

ALLEGRA. Noi ce la prendiamo pure con calma, con un ritmo giusto di tempo.

ALESSANDRO. Moderato ma non troppo. Che poi ritornano quei due.

ALLEGRA. Adesso la cosa più importante è capirsi, impostare un metodo.

ALESSANDRO. Avviare una concertazione.

ALLEGRA. Certo. In giusta chiave. Per questo i tuoi amici ci hanno lasciati soli.

ALESSANDRO. Sì, ma per quanto tempo?

ALLEGRA. Se sono ingegneri sanno calcolare. Io sono qui per tutti. Qual è il problema? Calma, rilassarsi.

ALESSANDRO. Certo, ma poi allargando.

ALLEGRA. Quando insegnavo nelle missioni insistevo sul rispetto della donna.

ALESSANDRO. Scontato. Più rispetto, più partecipazione.

ALLEGRA. Più è coinvolto il sentimento.

ALESSANDRO. Si avvicina sempre di più a lei. Un eccesso emotivo però blocca l’uomo.

ALLEGRA. Un difetto di precauzione blocca la donna.

ALESSANDRO. Oh santi dei! Ci mancherebbe. Poi imbarazzato. Vado a frugare nei comodini in camera da letto. Il padrone di casa avrà pure...

ALLEGRA. Non preoccuparti. Sono attrezzata io. Non siamo insensibili al problema demografico.

ALESSANDRO. Beh immagino. D’accordo quindi. Ma adesso…

ALLEGRA. Ti confonde come son vestita? Si toglie il velo e scioglie i capelli.

ALESSANDRO. Abbagliato. Sei splendida. Nell'armadio qualche abito femminile della tua misura è facile ci sia. Pensavo che potresti toglierti questa roba e indossare qualcosa che ti dona meglio, in modo da sentirti più a tuo agio.

ALLEGRA. Come maliziosa. Tu pensavi… a quel che mi dona.

ALESSANDRO. Ti sentiresti più donna. Le si accosta quasi cingendola.

ALLEGRA. Più pronta vorresti dire? Lui imbarazzatissimo si discosta umiliato. Raccontami qualcosa. Intercetta con lo sguardo il libro di Malamò. Che libro è quello?

ALESSANDRO. Svogliato. Un libro… noioso, alla francese.

ALLEGRA. Alla francese? Non capisco.

ALESSANDRO. Ma sì, di arte amatoria.

ALLEGRA. Folgorata! Leggimi qualcosa. Da cosa scegli, da come leggi si individua la tua sensibilità, la qualità del tuo desiderio. E magari mi attacchi al chiodo.

ALESSANDRO. Prende il romanzo. È Iniziazione e rimembranza, di un certo Concetto….

ALLEGRA. Che concetto si elabora?

ALESSANDRO. Non si elabora niente. Si descrive la prima volta di un universitario con una donna matura e poi, a stretto giro, lui a sua volta inizia al sesso completo una sua compagna di studi.

ALLEGRA. A stretto giro che vuol dire? Erano in tre in una stanza?

ALESSANDRO. Sempre imbarazzato. Beh non credo.

ALLEGRA. Questo qua sa poco di scrittura se rimane sul vago. Doveva essere preciso e anche sboccato sui giri di giostra. Il sesso completo! Che significa?

ALESSANDRO. Il sesso degli altri non mi significa niente.

ALLEGRA. Leggimi la pagina sulla deflorazione della ragazza.

ALESSANDRO. Turbato, esamina il volume. Qui è stata lasciata una orecchietta più grande.

ALLEGRA. E sarà lì. Leggi.

ALESSANDRO. Legge del tutto stonato. La ragazza ipotizzava che il suo compagno di università si sarebbe recato nel locale dove suonavano musica jazz. Lo vide da lontano, era solo, come immalinconito. Lei stava per sedersi sola ad un altro tavolo…

ALLEGRA. Leggi male. Dai a me. Legge. Allora come per incanto i due giovani si trovarono insieme in uno swing che comportava involontari contatti dei corpi senza che l'uno avesse certezze di una corrispondenza del desiderio dell'altra. Quel brano jazz, mantenendo bloccate le volontà, concedeva un succedersi di sfioramenti dell'uno e dell'altro seno della donna, delle sue ginocchia, dei suoi fianchi… Vede sul tavolino davanti a loro il dischetto con la musica jazz che Pietro ascoltava aspettando gli amici. Legge l'etichetta. Uhm, la musica ci sta.

Mettono il disco nel driver e ballano dopo che lei si è liberata di mantellina e grembiule apparendo in una bella veste lunga e scollata. Lei è sciolta, lui imballato sulle prime. Sorpresi da Cesare che è rientrato solo.

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3O dicembre 2021  .   NdR
1.  Arrivata ora dal Giappone.     La aggiungo a 
immagini natalizie (post del 24 dicembre), vedi.
2.  Questa sera pubblicherò il  quadro 5  dell' opera di 
Salvatore Carachino "Allegra e le 96 tesi". Non mancare.





29 dicembre 2021  .  mail AUGURI 


Si sta per chiudere un anno 
che forse avremmo sperato migliore.
Ma  vediamo  il  bicchiere  mezzo  pieno
e  prepariamo in allegria  il nostro brindisi
di questa chiusura d' anno.     Mancan solo poche ore.

















Ed ora 
i versi sconsolati 
del nostro Paolo Pulina

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Il virus non fa sconti. Di nuovo

un inverno del nostro scontento

 

Se ne sta per andare anche quest’anno           

e con lui – prendiamo atto – se ne vanno      

pure le speranze espresse dodici mesi fa         

di essere nel 2021 della pandemia al di là.

Con le sue letali varianti il virus maledetto 

costringe a utilizzare un classico alfabeto   

e questo fatto, in lettere aspre e secche,         

dice che Covid sparirà alle calende greche!

Le fila della storia di nuovo attorcigliatesi,

pur essendo vaccinati, siamo in tensione  

e non serriamo le file perché la liberazione

dal virus non è tra i risultati da noi attesi.

In un breve file racchiudiamo la verità:

facciamo pure gli auguri di Buone Feste

ma un concetto fissiamo dentro le nostre teste:

come sarà il 2022 lo vedremo mentre si farà!

Una speranza segreta, in un angolo nel cuore,

rimane: che, grazie ai vaccini, il virus muore!

 

Paolo Pulina  

____________________________


Per
l' intanto continua 
a    s e g u i r c i   sul   t u o  BLOG   
e   ricordati di aprirlo  " nella versione web "

___________________________________

A presto 
rivederci ..
pIero.cusm


NOTA

La foto sopra (base) è di Mario Liccardi ed è stata già usata in un precedente invio.

Quella sotto (base) fornitami invece da Giuseppe Morello 

Con tante altre, le trovi scorrendo la colonna sx (ARGOMENTI) alla voce   

4. COME eravamo.

ATTENZIONE.  Per le foto "storiche" vedi anche (ARGOMENTI) :   3  -  4.1  -  5 













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28 dicembre 2021  .    Longa
Non la faccio lunga : Fabio Lunelli, senatore ? di più !
Pubblicato ieri, lunedì 27 dicembre 2021  (vedi)
Ospite cusmino del BLOG aguzza l' occhio, che n' hai ben donde.  
Narrasi qui da/i cotanto Lunelli Fabio nostro, piano X° classe 43.
Efficace il richiamo alle immagini del capolavoro di Ingmar . 
Resta che tra un mese, il 31 gennaio,  vedremo l'esito della Marcia
edizione 2022, et  "lo punto"  dello nostro Senatore Plus (PS).
Ma già ci è noto : quella del '22 è dai Fatali Destini (e segna la Storia).
Per l'intanto Paola è con Fabio, a "insieme" temprar lo sforzo.  
Vincere ! Nel 22istoria magistra, l' azione di squadra risolve.
 *







 immagini natalizie  :  vedi post del 24 in aggiornamento  .





25 dicembre 2021  .    Divina Commedia
Natale.         Mi corre obbligo di continuare. 
Così vi informo che il nostro Giovanni Leo ha 
da poco terminato l'opera sua (son 602 pagine !!!) 
sulla Divina Commedia, con di essa "traduzione",  
messa in prosa nel linguaggio (italiano) di oggi.
NdR-        Tornerò su questa 
mirabile impresa di Giovanni.
 *

La DIVINA COMMEDIA

Tradotta In italiano attuale

 

 

                      a cura di GIOVANNI LEO

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24 dicembre 2021  . Enzo Ruggiero
"... auguri a tutte e tutti anche da Luciana e Giancarlo! molto tristi per la morte di Enzo Ruggiero, a novembre scorso.        Luciana".
Oggi da Luciana Percovich.    Io avevo rivisto Enzo
    all' undicesimo nostro incontro, tenutosi a Milano.     
Di allora la foto.  Altre nella colonna sx del blog.  
Ciao Enzo !
__________________
In suo ricordo 
(ricerca di Paolo Pulina)
1 - 
2 -
3 -







24 dicembre 2021  Immagini Natalizie

1. da Giacomo Zerilli

2. da Gianbattista Giudici 

3. da Salvatore Carachino

4. da Flavia Carnevali

5. da Norma Casilio

6. da Mariella Sabbadini

7. da Corrado Caselunghe
(in inglese  xmas Tree = albero di Natale)

8. da Fabio Lunelli
(sua opera in famiglia)

9. da Giorgio Bertolotti (from Fujiawua)

10. da Corrado Caselunghe

11. Da Fabio Lunelli (2°) 

12. Norma Casilio (2°)
Buon 2022 a tutti i cusmini e le cusmine !
Auguriamoci  un anno finalmente NORMALE !
Da Norma con infinito affetto 😊😊😊

13.  da Salvatore Carachino (2°)

NdR - mandami la tua da pubblicare QUI
*






24 dicembre 2021  mail AUGURI 

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***
*****
*******
a 
tutti, 
gli  AUGURI
di  BUON NATALE
con 
una poesia di
Paolo Pulina
vate nostro delle grandi occasioni
*
Buon Natale 2021

Caro-a amico-a, ti invio i miei migliori auguri 

che il Tuo Natale possa essere festa serena! 

Spero che a giorni non mi manchi la vena 

di comporre una poesia in questi tempi duri 

che non puoi neanche fare, per scaramanzia, 

per l’anno nuovo una beneaugurante profezia! 

Non ci resta che riadattare qualche verso 

di una canzone ben nota nel sardo universo: 

Semus in tempos de pandemia,                   

ca s’est ruta un’istorica armonia

Nanneddu meu, su mundhu est gai,                  

a sicut erat non torrat mai!”.

“Siamo in tempi di pandemia, 

perché si è rotta una storica armonia: 

Giovannino mio, il mondo è così, 

a come era non torna mai!”.

Paolo Pulina             


°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*°°°°°

Per
tutto il resto
come sempre io spero 
continuiate a seguirci sul  questo vostro BLOG .
A presto 
rivederci (speriamo),
pIero.cusm


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21 dicembre 2021  .  Da Luigi
Altri ricordi da Luigi Bonani.  Vena triste.
Da domani cambia musica.   Feste a tiro e
occorrerà dar seguito alla parola, in barba a tutto.

Tre ospiti del Cusm

L. Sau ( ragazza sarda) FORSE SBAGLIAVA.                                                         

Era arrivata nel Cusm a metà novembre del 1964 - prima delle feste di Natale decise di andar via bruscamente e definitivamente: quando la salutai mi fece intendere che l'ambiente era di quelli da girare alla larga (io ho capito in tal modo le sue allusioni). Secondo me un mese di permanenza era troppo poco per una simile decisione.

A. Colabella (molisano) NON SBAGLIAVA.

Poichè non riusciva ad agganciare qualche ragazza del Cusm pensò bene di corteggiare una ragazza che era NEL Cusm senza essere DEL Cusm: sposò quella ragazza ("una cara guagliona" - lui mi disse).

S. Gozzo (siciliano) NON SO, E NON SAPRO' MAI, SE SBAGLIASSE.

Mi aveva confidato, e ripetuto che si sentiva tollerato da molte ragazze del Cusm: in realtà una delle più carine ebbe una storia con lui - una storia breve (a causa di lui, o di lei?). Lui decise di farla finita con la vita, e lo fece (per malessere personale, o perchè lei era stata inaffidabile?). Su questa storia si è taciuto per pietà, ma ha taciuto anche la verità (cioè che era una storia senza colpevoli). 

NdR  -   Ricordo che la notizia del suicidio di S. Gozzo lasciò tutti sgomenti. Non era più in collegio, ma (mi sembra) in  appartamento a Sesto. Non ci avevo mai parlato ma rammento che la ragazza si chiamava Monica Manca, mora, i capelli a caschetto.           Anche Guido Gennaro, già ospite del cusm mio caro amico e compagno di avventure tante, morì suicida ma anni dopo aver lasciato il collegio.       Ciao Guido !

NdR 2  -  Paolo Civardi,   nostro attento lettore e conoscitore dei fatti,   precisa ...

Quando Salvatore Gozzo decise di farla finita, era ospite del pensionato universitario della CARIPLO di via Rombon, Milano.  Ci riuscì al secondo tentativo.

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20 dicembre 2021  da Paolo

   A Bareggio (Milano), Giornata di cultura, 

musica e solidarietà, 

8 dicembre 2021

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14 dicembre 2021  .  Pezzetti di Amarcord
" Pezzi di Amarcord "  di Paolo Civardi
Il mio primo anno al CUSM (61-62) come matricola
di fisica avevo il posto gratuito, il secondo semi-
gratuito. Il terzo, causa calo neuronale, non ricordo
bene: mi pare di averne fatto un po’ con una borsa
di studio sbucata dall’associazione industriali di 
Mantova, per poi migrare al pensionato universitario
della Cariplo di via Rombon, come ospite “a gratis”. 
L’incontro con il CUSM, proprio al suo debutto, nel
novembre 1961, è stato anzitutto un incontro con
studenti da tutte le regioni d’Italia.

Matricola con me ricordo bene le matematiche Franca
Gaspari (di cui ho purtroppo appreso la scomparsa:
cercherò il libro di Joy Indelicato, sull’avventura della
sua vita con Franca)  e Paola Astorri, di Lecco; il
gruppo dei fisici : i lucani Gianni Battistelli da Melfi e
Felice Lacetera da Stigliano, Claudio Lonardo da
Genova (mi pare), Lalla Bosi da Verona (nel giugno
68 inabissatasi a Garda sull’Alpa-S di Piero Pierini,
pure lui fisico al CUSM, umbro di Città di Castello),
Grazia (Elettra) Barbieri da Viadana, Mario Poli
bergamasco da Martinengo. All’inizio tra i fisici
c’era pure Mario Cingoli, da Ascoli, passato a
filosofia dopo un anno e diventato cattedratico
di marxismo alla Statale.


Poi Marisa Spinoglio di medicina e Maria Vittoria Tuor 

di architettura, entrambe abruzzesi di Lanciano.
L’incontro era anche con un'ampia rappresentanza 
straniera, in tempi pre - Erasmus: un giapponese; un 
gruppetto di indiane studentesse di medicina (ricordo 
il nome di Annima); alcuni nigeriani, studenti 
d’ingegneria, tra i quali l’amico Alan Balogun, che finì 
gli studi a Londra e che ho tentato invano di rintracciare 
in rete tra gli innumerevoli Balogun di Lagos; alcuni 
tedeschi; il prof. Singh inglese di origine indiana; alcuni 
greci e ciprioti. Chissà se questo internazionalismo si 
è conservato negli anni?
Giocavo qualche volta a tennis con una ragazza tedesca, 
naturalmente più forte di me grazie al fisico possente 
(come si chiamava?), e anche con la bolzanina  
Piccolroaz (ruscelletto), naturalmente più forte di me 
grazie al fisico minuto (di nome?).Forse qualche 
“memoria storica” riuscirà a rispondere agli interrogativi, 
chissà. 

Tre foto a corredo: la prima dal tesserino universitario, 
nel 61; 
quella a colori,  sessant’anni dopo; 
e la terza (con un brivido rivedendola, essendo sul 
cornicione della mia finestra del 7° piano) in un caldo 
luglio 62, in assenza di condizionatori.

 

NdR- Il nostro Paolo ha una memoria aisi 316 L .  
________  
Lalla Bosi : 
 ero in saletta lettura quando arrivò la notizia  ..
    Non le avevo mai parlato,  ma ricordo ancor oggi 
il suo gioioso bellissimo sorriso.           Tragedia.








11 dicembre 2021  .   Luigi : seguito Comit
Qui Luigi Bonani "dà seguito" alla sua del 4 dicembre. 

Il mio "Diritto e Giustizia nell'Antico Testamento" aveva interessato le persone "giuste": mi era pervenuta, fra l'altro, la lettera di un cattedratico della Statale, senatore democristiano e Preside di facoltà, con la quale egli lodava "l'importante commento" e mi invitava ad incontrarci per uno scambio di opinioni sulle antiche edizioni della Bibbia. Ma io sentivo che mancava qualcosa al quadro d'insieme - cioè la verità sul mio insegnamento, quale docente di diritto canonico. Era partito tutto da lì. Qualunque cosa decidessi doveva puntare sulla verità alla quale potevo pervenire, sia scrivendo un seguito a "Diritto e Giustizia...", sia raccontando (adesso) del mio incontro/esperienza con i docenti dell'Istituto teologico che mi aveva convocato allora.

Ho scritto il seguito "Marx e i miracoli - indagine sul cristianesimo e sull'ebraismo": un libro che, posso anticipare, avrebbe lasciato indifferente il senatore e preside, ma che non avrebbe fatto la gioia di M. Sangirardi (?!), nonostante specificassi che una religione (quale che sia) si afferma drasticamente, è fissata così fermamente che niente può spostarla, s'impone escludendo la molteplicità delle opinioni. E' il tentativo di stabilire i "primi principi" con tale autorità che nessuno voglia riconsiderarli di testa sua.             Tale premessa era il mio modo di dimostrare che mi ero messo sulla strada della verità e sarei tornato sugli sviluppi della premessa - ma la strada verso la verità mi imponeva, innanzi tutto, di specificare cosa intendessero per Diritto canonico coloro che volevano affidarmene l'insegnamento.                    I docenti dell'Istituto teologico chiarirono subito che il diritto della Chiesa è essenziale alla Chiesa stessa (con buona pace dei dubbi sollevati in sede del Concilio vaticano ll). Erano degli sprovveduti? No. Diedi una scorsa ai testi che avrei dovuto utilizzare e mi convinsi che i docenti erano in buona fede: erano dei testi così involuti di cui si capiva solo la conclusione (il diritto canonico è essenziale alla Chiesa perchè porta un messaggio di salvezza): tanto bastava per i miei interlocutori, ma era una conclusione cui si perveniva con un linguaggio che, se poteva sembrare innovativo (e quindi in accordo con il Concilio), in realtà procedeva in mezzo alle astrusità (che però erano "nuove", non erano il consueto linguaggio dei canonisti tradizionali). E valga il vero.                           La prima novità: tale diritto si estendeva nell'ambito dell' Antropologia giuridica, con la conseguenza (obbligata) che esso diventava elemento integrante della persona umana, alla quale doveva garantire la crescita integrale. Contemporaneamente lo stesso diritto permetteva il recupero della migliore tradizione cristiana.              Seconda novità. Era interessante la distinzione fra la " Vita sociale normativata" rispetto alla "Normatizzazione della vita sociale" (sic!)- la prima era preferibile alla seconda. In definitiva.

Il diritto canonico, proiettato entro l'Antropologia giuridica, si traduceva in speranze, illusioni e astrusità (... Elemento integrante della persona umana....garanzia di crescita integrale....recupero della migliore tradizione cristiana....). E poi, l'autore dei testi citati, era evidentemente rivolto al futuro - al Codex auspicato dal Concilio, non certo a quello, allora vigente, promulgato nel 1917. E se il futuro Codex si fosse infischiato dell'antropologia giuridica? Se non avesse recepito la "vita sociale normativata"?

Sed de hoc satis.

Perchè avevo accettato di insegnare quanto precede? Perchè era il mio primo "vero" lavoro, la cui retribuzione mi avrebbe consentito di pagarmi il Cusm, nel quale avevo diritto di rimanere perchè, contemporaneamente, svolgevo le " Esercitazioni di diritto ecclesiastico" presso la Statale (pagato ad ore, come i neo-dottori per le guardie mediche).

Conclusioni

In "Marx e i miracoli - indagine sul cristianesimo e sull'ebraismo" avevo scritto:

Avrei potuto cavarmela arroccandomi dietro una citazione di Karl Marx - cioè che gli uomini, attraverso la religione, nell'impossibilità di darsi ancora una spiegazione razionale della natura e della società, hanno tuttavia preso contatto, sia pure in modo distorto, con la realtà che li circonda. Tutto ciò, però, era solo un primo gradino. Cristo era ben lungi da una spiegazione razionale della natura e della società - proponeva un regno che non abbisognava di tali spiegazioni: può darsi che taluni dei suoi lo seguissero illudendosi che il "Regno", per ciò soltanto, fornisse proprio quelle spiegazioni (ma Cristo intendeva salvare dalla ineluttabilità della morte: che intendesse sfamare i derelitti non è poi così sicuro - il miracolo dei pani e dei pesci può significare ben altro che suscitare dal nulla il cibo per gli affamati. Mi sentivo di dimostrare tutto ciò. Potrei esserci riuscito con il mio libro.








 10 dicembre 2021  .  Allegra e le 96 tesi

Ricordo che il quadro precedente (3)

 è stato pubblicato il 27 novembre

 

Quadro 4

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Allegra. Quadro 4

 

PIETRO. Cerca sul cellulare. Vediamo. Compone il numero. Pronto. L'Itinerante? Vorrei parlare con la titolare. Ah è lei. Sì, un incontro. Questa sera. Siamo tre amici. Capisco. Per tre persone sarebbe definibile come un corso.

CESARE. A mezza voce ridacchiando. E ti credo. È una professionista che chiamano alle feste di addio al celibato.

PIETRO. Solo se può venire lei, però. È libera? Ottimo. Siamo in una villetta. Nello stesso comune specificato nel vostro sito, ma in campagna. Via della Fontana Vecchia al numero 3. Non sapevo. L'Itinerante è a pochi chilometri da qui?

ALESSANDRO. Idem. Nelle immediate retrovie del fronte.

PIETRO. Chiedete di solito la situazione ambientale? Nella valutazione di conferma da parte della corsista. Capisco. Siamo tutti e tre dei professionisti. Ingegneri elettrotecnici.

CESARE. Idem. Illuminiamo le strade anche per loro.

ALESSANDRO. Accertati se sono previste letture di preparazione.

PIETRO. Gesti di fastidio verso i due amici. No. Prima volta. Ho solo sentito parlare di lei da un amico. Certo, se si sviluppa un certo interesse io sarei disponibile ad altri incontri. Ah, ride. Lei dice che tutti e tre saremmo convinti a continuare? Non dovrei aspettare più di quindici venti minuti. Bene. A presto. Grazie. Chiude.

CESARE. Si apre uno scenario interessante.

ALESSANDRO. A pensarci però era meglio l'ipotesi del ristorante. Una cosa è partecipare a una civile chiacchierata e poi andarsene lasciando la donna col prescelto perché a lei più simpatico e una cosa un incontro qui in casa con l'obiettivo chiaro, urgente e volgare.

CESARE. Tu, Sandrino, ecco perché sei un perdente! Sempre in panico. Prima volevi evitare la tragedia sentimentale. Ora pensi alle domande della corsista e alle risposte che dovrai dare. La signorina capirà subito che deve continuare l’analisi con te ed approntare la terapia.

ALESSANDRO. Credo che una conversazione decente si svilupperebbe solo al ristorante. A casa quella si spoglia subito.

PIETRO. Vuoi la tragedia? No. E allora se in casa si spoglia subito, mettiti a bere e ti verrà spontaneo di fare il cretino. E intanto ci lasci le mani libere.

CESARE. Ad Alessandro. Io mi metterò a giocare allo scolaro molesto con la maestrina bella e severa.

PIETRO. Oh se la smettete! Siamo in competizione e competizione sia. Se vi sentite a corto di argomenti, finché aspettiamo vi do qualche ragguaglio su un romanzo di successo, molto chiacchierato. Va a prendere il volume da un mobile. Quando arriva lei cominciamo pian piano a far finta di prenderci in giro l'un l'altro sulla nostra assenza di fantasia e… voilà, ci troviamo tra le mani il libro. Leggeremo le pagine più confacenti ai nostri fini. E così, come si dice, intavoliamo la conversazione.

CESARE. E il prescelto andrà a chiuderla.

ALESSANDRO. Sissignore. Così non facciamo i plebei.

CESARE. Cominciando subito a passarcela sulle ginocchia.

PIETRO. Ci mettiamo a parlare con lei di politica? Faremmo la figura dei fessi. Le daremo invece il piacere di scegliere tra persone di garbo. E il tema giusto per allusioni a ciò che vogliamo da lei lo troviamo in questo romanzo di Concetto Malamò. Titolo azzeccato: Iniziazione e rimembranza.

ALESSANDRO. Cosa racconta?

PIETRO. Questo libro mi è caro perché fu Teresa a intervistare il Malamò in un circolo di italiani a Parigi. Lo scrittore, un giovane laureato in fisica, era al suo esordio. Teresa a guidarlo nel rispondere fu bravissima. Riuscì a fargli vendere tutte le copie. Una cassa piena.

CESARE. Ad Alessandro. Vedi? Con questo in mano sai cosa ti giochi.

ALESSANDRO. Basta allusioni! Stiamo al romanzo.

PIETRO. Pensate che abbiamo già traduzioni in sette lingue. Io cominciai con il leggere le prime dieci pagine per passare d'un balzo alle ultime dieci sfogliando quindi quelle centrali in cerca della sostanza.

ALESSANDRO. E vai a quella.

CESARE. Ad Alessandro. Tu calmati, armati di pazienza. Considera la gran partita che stai per giocare contro di noi.

PIETRO. E la qualità di un premio. Continuando. Qui in copertina è scritto che è individuabile una autenticità di ispirazione… 

ALESSANDRO. Che sia solo la copertina, che quella arriva.

CESARE. Ad Alessandro. Arriva e dovrai sintonizzarti sui segnali che la corsista ti manda.

PIETRO. Se vuoi intenerirle l'anima. Legge dalla copertina. Malamò associa ai tre personaggi il loro universo intellettuale. Da una parte uno studente e una studentessa ancora vergini, dall'altra il fascino di una sessantenne esperta, ma nel declino dell'avvenenza fisica.

CESARE. Stiamo con i piedi per terra. Tu, Pietro, indicaci la pagina dell'iniziazione e lascia perdere con la rimembranza.

ALESSANDRO. Cerchiamo la pagina che la coinvolga immediatamente.

PIETRO. Ci ho lasciato le orecchiette. Non vi preoccupate. Legge ancora. Iniziazione e rimembranzapoesia dell'alba, poesia del tramonto.

CESARE. E voi pensate che quando arriva questa della Itinerante noi ci dobbiamo mostrare rincoglioniti con la gioia della prima e la tristezza dell'ultima volta? La sfottiamo anche? Quella ci sputa in faccia e se ne va con i soldi per il disturbo.

PIETRO. Quanta poca fede! Vi ho detto che prima di tutto lei è una colta conversatrice. CESARE. Mah. Io ti dico che quella scappa e si farà delle grandi risate con le cugine.

PIETRO. Non scappa. Legge imperterrito. Si può notare una tecnica originale in quel lasciare a lungo sospeso…

CESARE. Va bene. Va bene. Tu indica le pagine con la chiave che sblocca la situazione giunta al punto di rottura.

PIETRO. Legge. Il coinvolgimento del lettore è assicurato dai dialoghi, dalle battute che precedono l'iniziazione dello studente con la sua ex professoressa, dalle occasioni da lei cercate ma poi sempre fatte svanire per timore e timidezza, bloccate dalla inesperienza dell'altro, il quale purtroppo si trova contemporaneamente avviluppato in un infruttuoso legame romantico con la coetanea. Quale sarà la situazione insperata? Quale lo sblocco involontario?

CESARE. Quale? Qui si parrà il genio dell’arte.

PIETRO. Legge. La scintilla tra curiosità atroce del giovane e desiderio spasmodico della donna in età è fatta scoccare dal dio del cielo. Zeus, preso a compassione per la loro disperata attesa, scatena un furioso temporale e li unisce, li incolla con la paura del fulmine, li brucia, li sbatte su un tappeto con la feroce onda d'urto del tuono. Poi, in giro stretto di tempo scatta l'iniziazione della ragazza con l'uomo nuovo appena estratto dalla fornace.

ALESSANDRO. Quanto tempo?

PIETRO. Giro stretto dice qui. Al giovanotto smaliziato d’ora in avanti occorrerà soltanto la parola chiara.

CESARE. Irritato. Ma lasciamo perdere con questo espediente della letteratura. Lusinghiamo piuttosto la nostra ospite. Ammiriamo com'è vestita. Diciamo come i vari capi esaltano le sue forme.

ALESSANDRO. Giusto. E a farci girar la testa quella li andrà togliendo lentamente uno dopo l'altro.

PIETRO. Vedo che non mi avete capito. Niente scene da bordello. Con delle scuse credibili due di noi lasceranno la casa e il terzo che risulterà oggetto di maggiore attenzione da parte della signorina non dovrà trovarsi impreparato se occorrerà l’ausilio dell’arte letteraria.

CESARE. Mi fate passare ogni allegria. Altroché. Non riuscite a sganciarvi dall'immagine della donna amica che vorreste dama colta e puttana insieme. Vi lascio a mescolare intelletto e senso. Vado via e ve la sbrigate. Siete già disposti al fallimento. Non voglio essere spettatore e complice.

PIETRO. Stai con noi. Potresti essere tu a eccitare la tipa con la pagina giusta.

CESARE. Costringere una che ci lavora col sesso a pensare ai turbamenti della prima giovinezza e alla malinconia della vecchiaia?

PIETRO. E vuoi proprio una che ti arriva in casa e trovando la scusa che fa caldo si spoglia subito? E poi già tanto se ti guarda in faccia e non guarda il soffitto.

ALESSANDRO. Scusa, Pietro, ma questa terapeuta ti è stato detto quanti anni ha?

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dicembre 2021  .   Buona Immacolata
Da Roma,    a TUTTI   i cusmini  !
Domenico Carbut  e  Norma Casilio






dicembre 2021  .   Covìd / cosavidi ..
 ..  Da (/di)  Fabrizio Donazzi :
Leggendo su diverse riviste ed articoli 
scientifici ho fatto un riassunto sugli sviluppi 
attuali di vaccini per il virus Covid-19.
SVILUPPI AVANZATI DELLA VACCINAZIONE AL VIRUS COVID-19

Il tema principale di ogni infezione da virus è strettamente legato al ruolo delle proteine, sia nel contagio che nella vaccinazione.

La “Vita” (nel significato proprio della biologia) [1,2]   consiste di proteine o “cose prodotte” dalle proteine contenute nell’ Acido Ribonucleico (RNA)Le proteine sono complesse “nanomacchine che svolgono innumerevoli attività, dalla digestione del cibo alla protezione contro i virus [1]. Sono composte da lunghe catene lineari di molecole, gli aminoacidi, e si assemblano in strutture tridimensionali complesse, attraverso un processo di ripiegamento che avviene sempre nello stesso modo conferendone la tridimensionalità.

Come altri virus, il coronavirus Sars-COV-2 è una sfera coperta da tante punte proteiche “spikes” composte di proteina “S” che di seguito verrà anch’essa “proteina Spike”.

Ogni Spike è il “Cavallo di Troia” del virus per entrare nella cellula umana e infettarla.

Per comprendere come il virus entra nelle nostre cellule è utile la similitudine tra la Spike utilizzata dal virus e una chiave/serratura (Fig.1):

Fig.1

Similitudine spike e chiave/serratura. (ACE2 recettore umano Angiotensin Converting Enzyme 2 ( la serratura)).

Se la chiave del virus si adatta alla serratura, la cellula si apre e si crea un canale di collegamento attraverso il quale il virus entra e infetta la cellula.

La vera parte importante della chiave “Spike” è definita RBD [1]: Receptor-Binding Domain (Dominio che lega il Recettore), formata da un “ridotto grumo” di amminoacidi che, per allineamento e cariche atomiche, si accoppia perfettamente all’enzima presente sulla cellula umana (ACE2). Si comprese da subito che l’RBD doveva essere il bersaglio degli anticorpi del sistema immunitario.

I vaccini attuali contengono materiale genetico volatile che introducono la spina Spike (completa di RBD) in modo che il sistema immunitario, attaccando la proteina Spike, impari a riconoscere anche l’RBD e a disattivarla. Non viene assolutamente iniettato il virus, ma la sola proteina Spike.

Anche se il successo degli attuali vaccini è universalmente riconosciuto, alcune volte il riconoscimento della “punta” RBD non va a segno perché la Spike stessa può in qualche modo “nasconderla” o posizionarla in zone difficilmente” raggiungibili” [1] dagli anticorpi.

Gli specialisti affermano pure che la proteina Spike, non assomigliando ad un virus naturale, non sempre scatena una forte reazione e la risposta immunitaria può risultare affievolita [1].

I vaccini attuali sono oggi indicati, scientificamente parlando, come “vaccini di prima generazione” [1]; hanno avuto successo, soprattutto quello già citato a mRNA [2], ma molti esperti vedono gli attuali vaccini come temporanei e sono da tempo in atto sviluppi avanzati su immunogeni artificiali (proteine artificiali), considerati migliori delle molecole naturali.

 

Dopo questa introduzione, necessaria per illustrare tutto quello che è in corso di sviluppo, inizia la parte forse meno nota, ma molto importante.

Da sempre le proteine, costituite da lunghe catene di amminoacidi, sono state un tabù per la scienza mondiale, soprattutto per la loro composizione e disposizione, continuamente variante. Su questo problema, già nel 1994 venne proposta una competizione amichevole tra differenti università americane denominata CASP[3] (Critical Assessment of Structure Prediction), che solo nel 2013 ebbe un’impennata notevole quando nell’edizione CASP13 entrò in campo l’utilizzo della IA (Intelligenza Artificiale) rappresentata da diversi sviluppi di software di calcolo dei quali il DeepMInd di Google risultò il migliore, il più avanzato.

Lo studio si indirizzò subito su come costruire proteine artificiali molto più performanti e mirate di quelle naturali, e si cominciò a usare le proteine per studiare “nanorobot” artificiali per combattere le malattie infettive.

Tornando agli studi attualmente in corso, Lexi Walls (giovane ricercatrice della Washington State University) dal 2019 lavora sul fronte più avanzato di questo progetto [1]. La sua idea è stata quella di presentare al sistema immunitario solo la RBD, senza il “supporto” Spike. Purtroppo, il “grumo” di aminoacidi RBD, come già detto, non è sempre riconoscibile dal sistema immunitario, quindi occorreva ingrandirlo, ovvero renderlo “più visibile”.

In questo scenario di sviluppo si è inserito nel 2019 l’”Institute for Protein Design (IPD) University of Washington” che aveva già studiato un vaccino contro il “virus respiratorio sinciziale (VRS)” causa di infezione dell'apparato respiratorio, in particolare nei bambini. Inoltre, l’istituto aveva affrontato il problema del “ripiegamento delle proteine”, altro aspetto molto importante: un errore di ripiegamento naturale di una proteina può, degenerare in tumore. Nell’ambito di queste sperimentazioni l’IPD progettò due piccolissime proteine con interfacce complementari che messe in soluzione si accoppiavano autonomamente formando nanoparticelle con dimensioni praticamente uguali a quelle di un virus e che potevano essere utilizzate con un codice genetico preventivamente scelto. In particolare, con riguardo al VRS, rivestirono le nanoparticelle con 20 proteine del virus VRS. ottenendo una risposta immunitaria notevolissima [1].

Da qui, siamo sempre nel 2019, Lexi Walls e Broke Fiala, collaboratrice di Neil King di IPD, hanno applicato la stessa tecnologia al virus SARS-COV-2, rivestendo le particelle con 60 parti di RDB e quindi ben visibili dal sistema immunitario. Questa nuova tecnologia risultava a basso costo e per di più le nanoparticelle ricoperte si conservano a temperatura ambiente.

 

Il vaccino a nanoparticelle è stato inoculato in un certo numero di topi, mentre in altri topi venne inoculato il vaccino a mRNA (quello utilizzato attualmente).

I topi vaccinati con il vaccino a mRNA mostravano anticorpi con un moderato effetto neutralizzante, mentre in quelli vaccinati con le nuove nanoparticelle il virus era stato sopraffatto, con un effetto neutralizzante 10 volte superiore. Successivamente i topi furono inviati in una struttura protetta per essere messi a contatto con il virus reale COVID-19. Anche questa fase fu superata con successo: il livello neutralizzante del vaccino a nanoparticelle è stato giudicato “smisurato”, superiore a qualsiasi altro vaccino provato.

Durante la sperimentazione, però il virus COVID-19, una delle prime versioni in circolazione nella vita reale, generò una nuova ondata di varianti in grado di eludere gli anticorpi sviluppati per quello specifico RBD utilizzato per ricoprire le nanoparticelle.

La Walls si rimise al lavoro, progettando una ricopertura delle nanoparticelle con un mosaico di quattro RBD differenti: alcuni RDB rilevati dal virus SARS-CoV-2, alcuni dalla SARS degli anni 2000 e alcuni da altri due coronavirus. Con questo ampio spettro di RBD si è ottenuta una forte risposta degli anticorpi per tutti i coronavirus testati ed anche per le varianti più sfuggenti. Questo risultato ha attirato l’attenzione dei massimi esperti di vaccini che hanno definito il vaccino a nanoparticelle la migliore risposta che attualmente si potrebbe utilizzare.

 

Comunque, il problema della risposta ad una nuova variante del COVID-19, mentre si è vaccinati per una differente variante, rimaneva. Gli anticorpi già presenti, generati dalla vaccinazione per la “vecchia” variante, potrebbero non essere in grado di aggredire da subito la nuova variante di RBD. Occorre un certo periodo di tempo perché si generino i nuovi anticorpi per quella variante.

E qui si inserisce il concetto che ha determinato il secondo importante studio: “creare direttamente anticorpi artificiali”. Questa idea è stata introdotta dalla biochimica Frances Arnold (premio Nobel per la chimica 2018) e da Baker [3,4]; problema notevolissimo, visto che prima di allora e dello sviluppo della IA solo “la Vita” era in grado di produrre proteine ad hoc. Gli anticorpi naturali non sono perfetti: il corpo umano non può progettare in anticipo un anticorpo per un patogeno mai visto e finisce per produrne più versioni differenti e non sempre il legame anticorpo patogeno risulta perfetto. Inoltre, gli anticorpi naturali sono proteine a volte di dimensioni maggiori del patogeno, in questo caso l’RBD, e possono quindi non riuscire ad attaccarlo dal verso giusto per intrappolarlo [1] (si ricordi che le proteine sono strutture tridimensionali).

Come già intrapreso da Lexi Walls, Arnold e Baker si sono concentrati sull’RBD della proteina Spike, ma invece di produrre un vaccino che innescasse la generazione di anticorpi, hanno affrontato il problema di come sviluppare direttamente anticorpi artificiali che aggredissero l’RBD, neutralizzandolo. Visto dunque che anche gli anticorpi sono proteine, utilizzando le tecniche di DeepMind nel laboratorio di Baker hanno sviluppato il programma “Rosetta” con lo scopo di prevedere la struttura delle proteine.

 

Baker ed il suo Istituto, utilizzando Rosetta, crearono piccole proteine artificiali che si adattavano alla perfezione all’RBD del virus. Su questa linea di sviluppo si comprese che ci si potrebbe indirizzare non verso un vaccino da iniettare, ma verso un medicinale, tipo spray nasale, con il quale una nuvola di mini-leganti possano incapsulare gli RDB, rendendoli innocui” [1]. Lo spray nasale potrebbe essere utilizzato al primo segno di contagio, o anche giornalmente come prevenzione quotidiana.

I mini-leganti migliori, attualmente sperimentati, si legano al virus in modo sei volte più efficiente di quello ottenuto con migliori anticorpi noti. I ricercatori, quindi, sperano di partire con la sperimentazione nella seconda metà del 2021.

Tutto bene: quindi?

Siamo sulla dirittura d’arrivo per nuovi vaccini?

No, non è ancora così semplice!

La biosicurezza, come il diavolo, ci ha messo “la coda”. Ci si è accorti che si potrebbe, con lo sviluppo di proteine artificiali, progettare “armi” di distruzione di massa.

La Convenzione sulle armi biologiche firmata da tutte le nazioni vieta lo sviluppo e l’uso di armi biologiche basate su patogeni, ma nessuno ha mai pensato di estenderla per coprire le proteine artificiali, che, cioè, non hanno mai fatto parte di alcun organismo. Con questo nuovo sviluppo si potrebbero infatti produrre proteine artificiali ripiegate in modo errato per generare malattie neurodegenerative (ad esempio il morbo della Mucca Pazza).

È un problema molto serio [1].

Sembra che tutto sia sospeso, in attesa di chiarimenti.

Si rimane quindi ancora strettamente legati al nostro attuale vaccino, considerato dagli esperti “temporaneo”. I vaccini attuali sono di prima generazione; è vero arrivano a creare anticorpi non direttamente contro l’RBD, ma contro la proteina Spike per poi riconoscere la punta RBD, necessaria al virus per aprire la cellula umana; e quindi “sopraffarla e inibirla”. Quindi, un percorso forse più contorto.

Occorre però sottolineare che il virus è in continua evoluzione e crea nuove varianti e non essendo possibile prevedere in anticipo la mutazione, dette varianti presenterebbero difficoltà di immunizzazione. Occorrerebbe un vaccino universale che prendesse in conto tutte le mutazioni. Ma questo è “matematicamente” impossibile, date le innumerevoli combinazioni possibili.

Occorre quindi fare luce sul processo mutazionale del virus:

Come già sottolineato, nella similitudine Spike/chiave, la proteina Spike è composta da due parti:

1.    La prima parte va dall'aminoacido 14 all'aminoacido 685. Questa parte contiene la “punta “RDB che all’interno della sequenza occupa il tratto aminoacidico 319-545 [5]

2.    La seconda parte è una sequenza di aminoacidi che va dall'aminoacido 686 all'aminoacido 1273 [5].

Questo significa che:

1.    la prima parte, dove risiede anche RBD, riguarda il legame del virus alle cellule dell'ospite, ossia l’apertura al virus del condotto d’ingresso nella cellula,

2.    la seconda parte riguarda invece l’ottimizzazione della trasmissibilità del virus all’interno della cellulatrasmissione più rapida ed efficiente. Questo però non provocherebbe un'infezione più severa, ma solo velocizzerebbe il trasferimento del virus una volta entrato ed eluso gli attuali anticorpi a RBD.

 

La nuova mutazione del virus che ha creato la versione “Omicron” potrebbe avere interessato la seconda parte della proteina e quindi avrebbe velocizzato la trasmissione del virus rendendolo più infettivo, ma a canale virus-cellula aperto”, e quindi solo per i non vaccinati.

Per i vaccinati, invece, gli anticorpi già presenti contro l’RDB non coinvolta nella mutazione, non permetterebbero la formazione di un canale d’ingresso della Omicron nelle celle evitando quindi l’infezione.

Conclusione: maggiore è il numero dei vaccinati, migliore è la risposta immunitaria alla mutazione Omicron.

 

Attendiamo maggiori informazioni sulla scansione delle sequenze aminoacdiche della variante Omicron, da parte dei laboratori addetti per comprendere se i già vaccinati sono ancora protetti e a quale livello di sicurezza.

 

Referenze:

[1] “Una nuova versione della Vita” Rowan Jakobsen Le Scienze settembre 2021

[2] https://berthub.eu/articles/posts/reverse-engineering-source-code-of-the-biontech-pfizervaccine/? fbclid=IwAR0O9JpxovcDuEcHMfTBOMv0PeJVJXLNX-LXvfaEZlKu_YWlN9qYMuNgWmE

[3]:” L’ingegneria della vita” Baker e altri, Le Scienze n°456, agosto 2006.

[4]: Qian B, Raman S, Das R, Bradley P, McCoy AJ, Read RJ, Baker D (novembre 2007). 

[5]: Varianti Coronavirus SARS-CoV-2: le Mutazioni del Virus (my-personaltrainer.it)









dicembre 2021  .   26° inContro
Come anticipato su WhatsApp-Cusm, lancio per l'incontro 
di aprile anche "la candidatura" di Domus Paradisi (in   
Cigognola, Pv).  Detto ristorante è in Oltrepò pavese e 
(anche) comodo da raggiungere.  La proposta si aggiunge 
quella, lanciata da Gianmarco Sabbadini, di un ristorante 
(son quattro) in Padernello (Bs) con il suo bel castello.  
Resto in attesa di altre designazioni (di Antonio in primis) e 
ricordo che per l'aprile, ingranata tutti la Terza, contiamo 
sulla clemenza delle mutazioni, pronti però a inserir
(ci) la Quarta.         E quindi :  "Pronti e via ! 
Dite la vostra che ho detto la mia."
pietro.maddaluna@gmail.com







dicembre 2021  .   Da Luigi /Comit
Segnalazione di Luigi Bonani riguardante il suo 
"primo" libro.     A suo tempo pubblicato a cura 
della  Banca Commerciale Italiana.
Questo mio libro teologico-giuridico reca un sottotitolo generico : in realtà la "introduzione ed il commento" (almeno settanta pagine) a me attribuita è una vera e propria indagine  sui primi cinque libri della Bibbia (il Pentateuco).Essa si ricollegava alla mia prima esperienza lavorativa: l'insegnamento per un biennio, quale docente di diritto canonico, presso un Istituto teologico (nel quale i preti conseguivano la "laurea" in teologia). Il mio incarico era la diretta conseguenza del mio impegno, già prima della laurea in giurisprudenza, presso l'istituto di diritto ecclesiastico della Statale di Milano. L'indagine sul Pentateuco mi aveva portato ad evidenziare, nella Scrittura: 1) Che Yahvè (Dio) e non le antiche autorità terrene di Israele, è l'autore delle relative leggi; 2) che, al riguardo, sono individuabili tre codici legislativi, oltre a una Legge di santità; 3) che la "legge del taglione" era piuttosto una norma di procedura (per quantificare il risarcimento) che non l'affermazione di principio, a vantaggio degli Israeliti di allora, del diritto alla vendetta 4) che il funzionamento dei tribunali (dell'antico Israele), descrivibile con molti particolari, gridava vendetta (quella di Yahvè, però) al cospetto di Costui. Per arrivare a queste conclusioni, e ad altre ancora, avevo dovuto setacciare oltre un migliaio di versetti biblici, se non duemila. Rileggendoli adesso, le conclusioni di allora mi sono apparse fondate come prima. Ho dovuto condensare l'indagine in settanta pagine perchè la rimanente parte del libro riproduce i testi biblici consultati, utilizzando la prima traduzione completa, interamente in lingua volgare, della Bibbia stessa: pare di leggere Dante e anche Boccaccio. 
Per ciò mi sono  sentito di segnalare il libro ai cusmini.         
Buona vita a tutti.   Luigi Bonani






dicembre 2021  .   Matricole
Nella scia di Norma e Luigi  ..
..  Salvatore Carachino  :

Carachino - Matricola 1963

 Un dopo cena della sera del 18 novembre 1963. Sala biblioteca. Invitato a… sentirmi colpevole. Infatti io, borsista, da liceo classico, nuovo iscritto a Lettere, non sapevo leggere come dio comanda. Per farmi immedesimare nel ruolo di lettore professionista non avevano una giubba sfolgorante da palcoscenico e allora qualcuno mi invitò a togliermi la giacca e a indossarla risvoltata. Mi porsero l’Orlando furioso aperto a pagina precisa.

Angelica a Medor la prima rosa

coglier lasciò, ancor non tocca inante:

né persona fu mai sì avventurosa,

che in quel giardin potesse por le piante.

Per adombrar, per onestar la cosa

si celebrò con cerimonie sante

il matrimonio, ch’auspice ebbe Amore

e pronuba la moglie del pastore.

 ……

 - Liete piante, verdi erbe, limpide acque,

spelunca opaca e di fredde ombre grata,

ove la bella Angelica che nacque

di Galafron, da molti invano amata,

spesso ne le mia braccia nuda giacque:

de la commidità che qui m’è data,

io povero Medor ricompensarvi

d’altro non posso che d’ognor lodarvi.

 …..

 Tre volte e quattro e sei lesse lo scritto

quello infelice e pur cercando invano

che non ci fosse quel che c’era scritto;

e sempre lo vedea più chiaro e piano:

et ogni volta in mezzo il petto afflitto

stringersi il cor sentia con fredda mano.

Rimase al fin con gli occhi e con la mente

fisso sul sasso, al sasso indifferente.

 Un fiasco, un disastro il tentativo di lettura. Più forti le voci altrui che la mia debole e impappinata. Non ebbi il voto negativo sotto i 18 trentesimi. Mi fu concesso il ritirato.   Dei collegiali preposti all’accoglienza dei novizi non ricordo nessuno, se non nitidamente lo sguardo perplesso di Giampiera Arrigoni.







30 novembre 2021  .    L'otto a Bareggio 
Appuntamento per gli amici del 
Cusm e del nostro Paolo Pulina 

Bareggio (MI), 8 dicembre 2021,   

ore 15.00, 

presentazione del librino 
di Paolo Pulina  "Versi d'occasione e 
testi per canzoni (1993-2020)"
- Vedi link -
*






28 novembre 2021  .   E ancora
Luigi Bonani aggiunge nuovi ricordi. Siamo alla fine del 1963.
Una dovuta precisazione :  riporto il testo di una mail che 
Luigi ha scritto a me (da pubblicare).  Le citate "supposte 
tue" (riferite me) non sono un termine medico ma la 
motivazione del Dettori (vice direttore del collegio) per la 
mia espulsione dal collegio come vessatore di Innocenti.  
Detta espulsione mi fu (dal Dettori) notificatami nel corso
 di una retata di matricole che io stavo attuando 
seguito dell'editto che potete visionare in  "5. reperti 
ARCHEOLOGICI ..".       Editto ritenuto (dal Detto ..) 
     neonazista, così come il suo estensore e sentinella. Ma, 
 riguardo a ciò et altro, mi riservo di fornirvi maggiori 
ragguagli in una prossima futura occasione.     (NdR)
Sono sempre io. 

Mi sono ricordato (un lampo inaspettato) di due ospiti del Cusm collocabili entro la fine di novembre del 1963. Gli pseudonimi sono d'obbligo.

Lui chiamiamolo TeoG: ce l'aveva con le sporche matricole, ai fini delle sue rappresentazioni neo naziste - quelle vere, non le (supposte) tue. Esibiva un piccolo teschio metallico con due tibie incrociate precisando che era un fregio appartenuto al berretto di un milite SS - il fregio aveva tutta l'apparenza di essere autentico (sicuramente aveva i suoi anni). 

Lei chiamiamola MlbA: al corrente delle simpatie di lui, non vi dava peso - niente di male, ciascuno in democrazia è libero di frequentare chi vuole.  

Una sera lei, io, un altro e TeoG uscimmo per prendere un tè in un vicino bar. Era la prima volta che mi univo a costoro e presi atto delle smanie di lui e del fatto che lei sembrava recitare una parte (quella di una ragazza appartenente ad una élite, senza esserlo veramente). Poco tempo dopo. 

Scena 1. TeoG mi bloccò davanti la portineria del Cusm. "Sporca matricola" disse "devi alzare il braccio e gridare: heil Hitler". Io voltai lo sguardo da un'altra parte e lui "Scemo". "Piacere, io mi chiamo Luigi" risposi. La vecchia battuta funzionò - lui non si aspettava che una sotto-razza (così spiegavo la "sua" avversione per le matricole: era razzismo e non "nonnismo") potesse avere presenza di spirito. Qualche giorno dopo mi avvicinò e volle che ripetessi la battuta, ed io la ripetei - cosa sperasse di sentire non lo so.

Scena 2. Si chiamava Augusto L. e l'avevo incontrato alla Casa dello studente. "Voi del Cusm cosa siete?" mi domandò e poi aggiunse "Una mia compaesana (era lei, MlbA), va dicendo all'intero paese che tutti in Collegio hanno perso la testa per lei. Mi sembrava sincero: "Davvero una ragazza di provincia ha conquistato tutti voi?". Ma la domanda era tendenziosa e poteva nascondere un pettegolezzo (bugiarda, forse - ma provinciale non vedevo cosa c'entrasse): mi allontanai dal mio interlocutore senza dire una parola e solo adesso riferisco l'episodio. MlbA si affermò come architetto. Un tempo, la frequentazione neo nazista, in seguito la maturazione quale rispettabile professionista. Naturalmente ci saranno quelli che diranno che il lupo perde il pelo ma non l'abitudine.

Perchè ho raccontato questa storia? Perchè la realtà dei singoli cusmini era molto più indecifrabile di quanto il '68 abbia fatto intendere: e chissà quanto lo era.

Luigi in divisa da "Festa da Ballo" cusm
(3. pensieri & RIMEMBRANZE con foto)





27 novembre 2021  .  Allegra e le 96 tesi

Ricordo che il quadro precedente (2)

 è stato pubblicato il 14 novembre

Quadro 3

*

Allegra. Quadro 3

PIETRO.  L'ho incontrata in un bistrot, di mattina, a colazione. Era infreddolita. Berretto di lana in testa. Molto carina. Ho chiesto il permesso di sedermi al suo tavolo. Altri liberi non c'erano. - Lei, signorina, studia alla Sorbona? - Eravamo infatti nei paraggi. – Io no. Lei è un professore? - chiede valutando il mio aspetto da intellettuale. - Un ingegnere da alcuni mesi qui a Parigi. Lei sì, - dico per lusingarla, - brillerebbe in università. - Si illumina con un sorrisone. È una ricercatrice letteraria, Da tre giorni incaricata da una casa editrice italiana di valutare ai fini di una traduzione le ultime novità di narrativa straniera più vendute. Se ho da indicarle qualche romanzo di buona fattura così le allevio l'inizio del lavoro? – Mi dispiace. Sono fermo a L'idiota di Dostoevskij. – L’hai letto in russo? – mi fa. - No. Mi chiamo Pietro. -

ALESSANDRO. Intanto aveva intravisto l'amante latino.

PIETRO. Lei di Milano come noi, ma di madre francese. Parliamo di bar nei paraggi dove la colazione potrebbe essere migliore. Dove potrebbe accadere di ritrovarsi. Può succedere, sì.

CESARE. Tu sempre gentiluomo.

PIETRO. Mi parlò del nuovo lavoro. Doveva cercare scrittori che raccontano l'amore. Un mese dopo il primo incontro l'ho ospitata nel mio piccolo appartamento d’affitto.

ALESSANDRO. Dove lei d’impulso qualche pagina galeotta l'avrà pure letta a te.

CESARE. Tanto per la conferma di ciò che sarebbe potuto piacere ai lettori italiani.

PIETRO. Sissignori. Noi cominciammo a vivere il romanzo che più emozionerebbe un lettore. Parigi, i primi timidi incontri a colazione, la Senna, il Louvre, Notre-Dame. I giorni passati a cercarsi e la meraviglia dell'amore ricambiato. E i locali scintillanti dove abbiamo ballato al ritmo di Pétite fleur di Sidney Bechet. Ci specchiavamo nei romanzi dei quali lei mi riassumeva le scene più intriganti e noi vivevamo la storia che ai narratori piacerebbe scrivere.

ALESSANDRO. Dicci della prima volta… Nei Promessi sposi quella pagina mi scappò. CESARE. Ad Alessandro. Ecco perché la tua relazione con Felicita è così deludente. Lei legge e legge e tu dai suoi segnali non capisci quando sta alla pagina giusta.

ALESSANDRO. Sii maledetto, Cesare! La pagina giusta!

PIETRO. Ricordo la scena in un romanzo francese che comincia con la coppia impegnata in certi ritmi di ballo dove l’uomo avvia voluttuosi sfioramenti del seno ed altro bene della donna. Lei sulle prime non accenna a risposte…

CESARE. Ancora ad Alessandro. Bello, vedi? Tu regala a Felicita quel genere di narrativa così la vostra relazione prende la strada giusta.

ALESSANDRO. La professoressa Felicita non ama gli autori francesi.

CESARE. Non li ama?

ALESSANDRO. Predilige i tedeschi, genere pensatori.

PIETRO. Anche lei quei maledetti filosofi luterani immigrati a Parigi?

ALESSANDRO. Perché maledetti?

PIETRO. Quelli hanno contribuito alla mia rovina. Teresa ha cominciato a frequentare i grandi salotti, i circoli radical chic dove comparivano questi tedeschi. Lì arrivava di tutto: artisti spiantati e artisti un tempo famosi e poi dimenticati, giornalisti di televisioni e politici, professori in transito alla Sorbona, oligarchi russi con fortune protette nelle banche di Francia. Dai primi ritrovi nelle mansarde Teresa è passata ai palazzi della nobiltà.

CESARE. Mecenati dell'alta finanza.

ALESSANDRO. In ascolto dei letterati servitori del popolo.

PIETRO. Attenti alle nuove scienze per le dame. Ho provato ad accompagnare Teresa. Mi trascuravano dopo le mie prime parole sull'arte di illuminare vie, giardini e grattacieli.

CESARE. Strategia per isolarti e poi sedurti la donna.

PIETRO. Lei non mi ha mai tradito. Ma cominciò a sviarsi sempre più da me. Lavoro duro. Letture fino a notte inoltrata, incontri per indirizzare le ricerche, per valutare. Sempre stanca. Stanco anch'io. Sprofondati nell'abitudine e nella mancanza di desiderio.

CESARE. E sì che aveva sottomano letture stimolanti!

PIETRO. A cercar quelle ha lavorato solo per un paio di anni. Con le nuove conoscenze ha cambiato editore. Altro giro. Altra produzione per l’Italia. Da straniera spaesata a signora e redattrice di manifesti culturali.

ALESSANDRO. Raccontaci la verità. Ti ha lasciato per mettersi in palazzo.

PIETRO. E c’è arrivata. Ha appreso l'arte di lusingare gli uomini. Ha avuto inviti a entrare in politica, addirittura.

ALESSANDRO. Se ha rifiutato vuol dire che è saggia e tu allora avresti delle speranze.

PIETRO. Nessuna speranza se le ho già dimostrato di non capir niente di filosofia politica. Non ero in grado di decodificare nessuno dei nuovi testi che lei leggeva e quindi di appassionarmi a quelle idee.

CESARE. Analfabeta funzionale. Ma dimmi. Di quei volumi ne hanno venduti tanti in Italia?

PIETRO. Non credo. Anche perché l'editore ha delocalizzato. Adesso però, ragazzi, permettetemi di chiudere l'argomento. Non roviniamoci questa bella serata di giugno. Non eravamo d'accordo di andare al ristorante, in un accogliente luogo all'aperto? Avremo anche il plenilunio. Bene. Addio al passato. Io adesso telefono e ci portiamo a cena una ragazza di quelle per la compagnia.

CESARE. Una ragazza, dici? Una sola? E perché non tre?

ALESSANDRO. Eh sì, tre. Creare solidarietà tra donne che poi si divertono alle nostre spalle. La vedi la scena in pubblico, al ristorante?

PIETRO. O la musoneria ad essere indispettite per la perdita di tempo. Beh, insomma. Questa giovane donna sarebbe… come dire…

CESARE. Una professionista del sesso? Ci sei stato?

PIETRO. Ma no. Una… con valore aggiunto, si presta alla compagnia, anche semplice intrattenitrice di uomini sul depresso. Io non la conosco. Me ne parlava un mio amico. Il numero compare in un sito internet mascherato. Prende il cellulare come per cercarlo. Adesso si organizzano per non stare sulla strada e per liberarsi dagli sfruttatori. La ragazza oltre che molto bella sarebbe una colta e vivace conversatrice. Lei è specialista nel darti il senso dell'avventura come tu incontrassi una sconosciuta, che so, al bar, in treno, a ballare e poi tra una chiacchiera e l'altra accettasse di salire su a casa tua.

CESARE. Dove tu le leggi una scena scritta alla francese e poi la proverai con lei mettendoci del tuo.

PIETRO. Pare incorra nell'abitudine di farsi leggere qualcosa.

CESARE. Ad Alessandro. Con una ragazza così, chiamandola a casa tua, Sandrino, avresti modo di vendicarti della tua professoressa e di prenderti anche una soddisfazione come lettore.

ALESSANDRO. A Pietro. Questa che ti hanno raccomandato mi convince. Se facesse solo prestazioni sbrigative non andrebbe con tre uomini in un ristorante.

PIETRO. E noi a organizzare una porcheria. Certo, devi emozionarla, devi piacerle. Se l'incontro non si profila come scambio alla pari, se tu risulti un noioso, è capace di mollarti su due piedi. La tua spesa si limiterebbe alla parte, diciamo così, del preludio. E nel caso nostro, se costei è libera e ci sta, sai che bella serata. Una donna avvenente, vivace contro tre uomini. Da far voltare gli sguardi degli altri avventori al ristorante. Di più. Quelli posano forchetta e coltello e smettono anche di parlare. Noi tre si inscena una gara di cortesie, una nobile tenzone. Non è scontato chi sarà il favorito, se io col mio genio di incuriosire le ragazze o tu, Cesare, con il tuo potere di eccitare le femmine oppure tu, Alessandro, con la facoltà di infiammare le dame letterate. Quando capiremo verso chi lei orienta la sua simpatia gli altri leveranno il disturbo con una scusa e quindi il fortunato accompagnerà qui a casa la bella etera.

ALESSANDRO. E gli altri intanto?

PIETRO. Ciao. Un giro nella notte finché l’elfo non telefona che ha concluso la danza con la lucciola. A una condizione però. Che si divida in tre la cifra della prestazione. Le regole sono queste se vogliamo una serata burlesca per sentirci meno in colpa di tal commercio.

ALESSANDRO. A pensarci, però, io rischio che la cosa giunga a conoscenza di Felicita. Se qualche sua amica, o lei stessa, si trovasse, dio ci liberi, al ristorante.

PIETRO. Certo, se fossi escluso, al danno economico ti beccheresti anche la tragedia sentimentale. A meno che…

ALESSANDRO. A meno che?

PIETRO. A meno che per evitarti la tragedia sentimentale non ceniamo in casa. Di più, se ci trovassimo a corto di argomenti con la nostra Aspasia potremmo leggere qualcosa di spiritoso per animare la conversazione e metterci alla sua pari.

ALESSANDRO. Cinico figlio di una cagna. Ancora romanzi per tormentarmi. Ma sì. Chiamiamo la fanciulla qui in villa.

PIETRO. Per la cena in qualche modo ci arrangiamo. Magari ci dà una mano in cucina.

CESARE. Le attenzioni ricevute in cucina sono le più gradite a una donna.

 * * *





24 novembre 2021  .   QUALE CUSM ?

Qui Luigi riprende il filo dei ricordi partendo 
da quanto ha scritto il 21 novembre, 
sulla scia del primo dei Fragmenta di Norma.

  QUALE  CUSM  ?

Da Dallas (22 novembre 1963) ai mondiali di calcio in Corea (estate 1966).

Questo è il periodo di tempo abbracciato da "Quale cusm?" (quello del mio primo ingresso, con una permanenza di quasi tre anni - cui va aggiunta una appendice: il mio ritorno nella primavera del 1970, ancora frastornato, e si vedeva, dal servizio militare prestato. Io, con il mio fisico da campione di scacchi, ero stato assegnato ad un reggimento "operativo" (carri armati, cingolati, berretti neri e bersaglieri) di una delle due sole divisioni corazzate di cui disponeva l'Italia. In pratica: se mai si fosse prospettata la possibilità che gli italiani intervenissero in Vietnam, sarebbe toccata a me (in quanto "operativo").

Ma come la pensavo (sic!), al mio rientro nel Cusm del 1970?

Probabilmente (ammesso che fosse un pensiero), come ebbe a pronunciarsi il generale Patton:" Io non chiedo a voi soldati di morire per la vostra patria, vi chiedo di fare in modo che quei bastardi, che vi stanno di fronte, muoiano per la loro patria". Tale essendo la situazione, se mai avessi incontrato Pippo Ripa, gli avrei detto (vedi W. Churchill):" Io non condivido neppure una delle tue idee ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di manifestarle". 

Riprendiamo il discorso dall'inizio, qualche giorno prima dell'assassinio del presidente democratico Kennedy, a Dallas - cioè dal 16 novembre 1963, il giorno del mio ingresso nel Cusm: il 16 novembre di ogni anno era il giorno dell'arrivo: dei "nuovi". Mi trovai davanti a D'Intino che mi squadrò con aria un po' furba (non ero di quelli che contavano, sebbene fossi ospite a pagamento). Quelli che contavano si preoccupavano di farsi trasportare da un macchinone fin dentro il Collegio - non era il mio caso.

La prima persona incontrata (D'Intino) era uomo di spessore. Mi rifilò una stanza che, fino all'anno prima, era stata di un altro (P. Re), il quale, qualche giorno dopo, si presentò per prospettarmi la situazione: era molto cortese ma io non intendevo togliere dal fuoco le castagne di D'Intino (l'ospite se la vedesse con lui). D'Intino, caporalesco o no, era soggetto come tutti alle leggi del Collegio (i gavettoni). Quelli che se ne intendevano lo tenevano d'occhio e, proprio il giorno in cui indossò una nuova divisa (però con una stoffa non preventivamente bagnata) lo centrarono con un gavettone. Risultato: lo si vide circolare in mattinata con i pantaloni che si erano ritirati, scoprendo il calzini. addio alla divisa nuova. Peccato che i contestatori degli anni a venire non avessero acquisito questa elementare verità (che vale più che mai nei confronti del potere): ne uccide più il ridicolo e lo sberleffo che l'ostracismo. D'Intino  negli anni '70 si era evoluto (un "soffia" oltre che un prevaricatore delle donne delle pulizie). Sembrava una cosa di tutta evidenza ed invece, per quanto riguardava queste ultime, si trattava di un bel granchio. Si dice, e si ripete, che i suoi (di D'Intino) erano metodi caporaleschi: in realtà mirava, puramente e semplicemente, a portarsene qualcuna a letto - ho assistito, non visto, ad uno dei suoi tentativi di seduzione (davanti le porte degli ascensori del decimo piano - io ero nella saletta studi). Queste mie puntualizzazioni davano fastidio ai contestatori di professione - D'Intino era un nemico del popolo, non un Casanova fallito.

Torniamo indietro, al 22 novembre 1963: la notizia della morte del presidente americano democratico (assassinato) non risuonò nel Collegio, non attraversò i corridoi dei piani, non di quelli maschili: dubito fortemente che potesse mai risuonare in quelli femminili - visto che allora le ragazze erano inscatolate nell'edificio delle donne e controllate come se fossero in un gineceo. Il dubbio onore di tenere sotto controllo tale situazione femminile era toccato (fino all'anno prima, 1962) ad una laureata in biologia che, attualmente, figura come una celebrità ne "Il Cusm e il '68". Certo - bisogna pur ammettere - che sono lunghe e sorprendenti le strade che portano alla gloria.

Torniamo ai silenzi del Cusm a proposito dell'assassinio del presidente americano - con un certo anticipo sui tempi mi venne da pensare che " la maggioranza era silenziosa" (bella fatica riderci su, adesso).

Invece c'era poco da ridere, allora. Non sussisteva in quei tempi una distinzione fra studenti borsisti e non borsisti, ma fra i ricchi e quelli reputati (da costoro) "have not". Concordo che i ricchi, e le ricche, esibivano tra l'altro delle eleganti divise da tennisti: e mi sarebbe servito a poco che io (più o meno have not) non avrei mai comprato quella divisa perchè non mi è mai interessato nessuno sport (avrei poi dato, eccome, con il servizio militare). I ricchi, dopo averti inquadrato, agivano inesorabili: non passava loro per la testa che tu non avevi 15 giacche nell'armadio (c'era chi diceva che le avesse Carpeggiani: chissà?), perchè rimandavi al momento giusto quel particolare delle giacche. Sarebbe venuto il giorno in cui sarebbe stato d'uopo disporne: nel mio caso, quando fui convocato in Piazza della Scala presso la Direzione affari legali della Banca Commerciale, in qualità di avvocato tributarista.

Tuttavia si può parlar bene dei morti. Mariella Alitti, bella, ricca ed elegante era abituata ai complimenti di tutti: un giorno a pranzo, capitato al suo tavolo, ero rimasto tutto intento a mangiare. Era un palese esempio di cafoneria e lei me lo fece notare con un semplice "Non sei gentile". Touchè, non era il caso di sventolare l'odio di classe. Probabilmente l'avrebbe presa allo stesso modo E. Gangitano - ma a tavola, non certo in assemblea (di quelle, poi, del 1964). Era di sera, eravamo "assemblati" nel teatro del Collegio e le nostre domande erano rivolte ai rappresentanti da noi scelti, che sedevano sul palco. Fra costoro sedeva B. Di Giovanni (non soltanto bionda). Edmondo, senza mezzi termini accusò lei e gli altri rappresentanti di incompetenza: B. come già Mariella, si limitò a rispondergli "Non sei gentile", ma il suo interlocutore non incassò e le rispose, sempre senza mezzi termini. A. Preti (il futuro Rettore) eccepì a Gangitano che, quanto meno, B. meritava cortesia per la sua avvenenza (A. per la verità esemplificò cosa intendeva per avvenenza). La partita finì pari e patta.

Ecco, futuri cusmini del '68, un esempio di assemblea collegiale di quando voi ignari frequentavate il liceo.

Sarebbero poi venute le assemblee a misura di Pippo Ripa, ma questa è una storia di cui ho percepito (1970) la parte ultima. Dato atto del finale rimanevo pur sempre dell'idea di non voler morire per un certo genere di "patria" (nè franchista, nè stalinista): morissero piuttosto coloro che mi si contrapponevano (i "bastardi" del generale Patton). Ce ne erano nel Cusm? Veramente un nome ce l'avrei: costui, sollecito a strusciarsi con M. Capanna, dopo tante lezioni di moralità impartite (al Cusm...e a me) si sarebbe evoluto, passando dalla parte dei crumiri (spero che non sia vero, quindi mi limito ad indicarlo A.C.).

Queste notizie caratterizzano, per sommi capi, la mia permanenza nel Collegio, senza alcuna pretesa di farne la storia. Ho notato però che gli storici spesso non amano ciò che è accaduto, oppure vorrebbero che le cose fossero andate diversamente - tuttavia devono limitarsi a testimoniare la verità, COSI' come la vedono, senza preoccuparsi se questo urti, o rafforzi, eventuali pregiudizi. E' quello che ho voluto fare anch'io.

Luigi Bonani

Eccovelo, per la Maiella






23 novembre 2021  .   Contessa

Oggi, su WhatsApp Cusm, abbiamo 

ricordato Paolo Pietrangeli le 

sue canzoni.  Su tutte Contessa.






23 novembre 2021  .   Franca e Gioi

Gioacchino Indelicato  e  Franca Gaspari 

e ...  , a parti  invertite,  ad Assago .
Da Gioacchino :
Caro Pietro, 
ti segnalo che giorni fa è stato pubblicato un mio libro 
"Il Pullover rosso" ediz. Cantagalli, in  cui narro il 
mio matrimonio con Franca, iniziando dagli anni 
trascorsi al CUSM, dove ci conoscemmo, dalla sua 
apertura nel novembre 1961.  Se ritieni, mi farebbe 
piacere che ne dessi notizia ai CUSMINI.   
Allego la copertina e il retro.








21 novembre 2021  .   Da Luigi 

Ricevo da a Lugi Bonani  e volentieri vi giro.

Buona giornata Pietro

Gradirei poter replicare a Norma Casilio. Lei rappresenta la realtà del CUSM a partire dalla fine del 1966 - io quella dal 1963 al 1966 e poi (ci fu di mezzo, tra l'altro, il servizio militare) quella del 1970 (lei c'era) e 1971.

Differenze sociali nel Collegio: sei stata fortunata Norma; nel 1963 i ricchi, quelli che lo erano per davvero, non concedevano quasi nulla ai comuni mortali; le ragazze che non erano del loro ceto (non importa se borsiste o non borsiste) difficilmente rimedivano un sorriso. Io, che ero un NON borsista, epperò (ai loro occhi) "have not", posso dirlo con cognizione di causa. Nella grande festa annuale (verso metà dicembre) - sempre nel triennio 1963/66 - si vedeva una loro opulenza che era ben altro della pelliccetta esibita da qualche ospite imbarcata nel mezzo che ci traghettava da, e per, l'Università.

La verità sulla Resistenza. E' vero che la Resistenza era lotta di classe (come avrai imparato, sic!, dai tuoi mentori del Cusm: di ciò al liceo non si parlava). Ma la Resistenza non fu soltanto lotta di classe, per gli stalinisti era un mettesi al servizio della politica estera di Stalin (vedi: Togliatti e la "svolta di Salerno")

Paolo Macrì e Stefano Zecchi (conosciuto dopo): concordo. 

Gianpiera Arrigoni. Soltanto le persone superficiali (proprio così) non tengono conto della prima impressione - la prima impressione di lei (1963) si rivelava ben distante da quanto tu riferisci. Vero è che, oltre alla prima impressione, c'è la "vera" impressione - tuttavia non bisognerebbe considerare futile ed inutile la "prima".

Maria Teresa Sala. Probabilmente, allora (1970) il maschilismo mi condizionava: tuttavia non avrei mai ipotizzato, in quell'anno, che fosse figlia di un padre come quello da te descritto - io la vedevo "intrigante" (in senso buono), magari altalenante.

Tu. In questo caso la prima impressione di allora corrisponde alla vera impressione (quella che dai nel tuo attuale scritto): una ragazza graniticamente attaccata al suo amore a distanza - un sentimento che maturava fra molte telefonate. Mi devi concedere che, con il "68" e dopo, i rapporti fra i due sessi resero un po' anacronistiche certe scelte sentimentali. Quasi certamente avevi ragione tu, ma non mi sentivo di invidiarti.

Paola Bonaminio (cusm 1964). Hai richiamato un nome che mi ricorda qualche cosa (una ragazza battagliera - ma probabilmente voi, di Sulmona, lo eravate tutte). Tuttavia Paola era battagliera in un modo suo proprio - sai se si è conservata così? Grazie.

Luigi Bonani

Ricordo ancora  che il 13 novembre ho ricordato l' ultima 

pubblicazione  del nostro  "Storia terrena di un Galileo enigmatico" .   

Vedi (con link) in fondo alla bacheca. 





19 novembre 2021  . Cusminorum Fragmenta

1

Il Cusm di Norma Casilio    (1. Anno accademico  1966/67)


CUSMINORUM FRAGMENTA


ANNO ACCADEMICO 1966/67



  1. I sulmonesi ed il CUSM

Nel 1966, dopo l’esame di maturità, io e la mia amica Vincenzina Centofanti vincemmo una borsa di studio per frequentare l’Università Statale di Milano e soggiornare gratuitamente nel Collegio Universitario Statale Milanese (CUSM).

Il CUSM già ospitava alcuni studenti di Sulmona, tutti borsisti: Paolo Macrì dall’anno accademico 1964/65, Paola Bonaminio e Liana Liberale dall’a. a.1965/66.

In realtà io non potevo considerarmi proprio una sulmonese d.o.c.: nata a L’Aquila, ero approdata nella bella cittadina abruzzese, patria di Ovidio, a dodici anni, in seguito al trasferimento di mio padre per motivi di lavoro. Era cancelliere al Tribunale de L’Aquila e gli venne prospettata la possibilità di diventare cancelliere capo della Pretura di Sulmona. Chi mai avrebbe rifiutato?

Per me lasciare la città dove ero nata costituì uno strappo doloroso. Ma, dopo aver frequentato a Sulmona la seconda e la terza media e i cinque anni del liceo classico, mi scoprii completamente integrata in quella realtà di provincia.

Per spiegare che cosa il CUSM abbia rappresentato soprattutto per noi ragazze sulmonesi bisogna fare un passo indietro e raccontare come fosse organizzato e diretto con pugno di ferro il liceo classico “Ovidio” di Sulmona nella prima metà degli anni sessanta, circa sessant’anni fa.

Le classi dovevano essere, secondo la visione del Preside, rigorosamente solo maschili e solo femminili. In realtà esisteva, formatasi per cause di forza maggiore, anche una classe mista, che per questo… veniva sorvegliata a vista e guardata con sospetto dalla massima autorità del liceo!

Queste le regole del Preside Alfonso A., chiamato affettuosamente da noi “Fofò” …

Noi ragazze dovevamo entrare a scuola alle 8,20, mentre i nostri compagni alle 8,25. I due gruppi non si dovevano mescolare salendo le scale. I ritardatari erano ammessi in classe solo “in via del tutto eccezionale”. Durante la ricreazione i due gruppi non si dovevano incontrare: esisteva una linea di divisione invisibile nel corridoio che non doveva essere superata per nessun motivo. L’uscita era regolata come l’entrata.

Era come se all’interno di uno stesso edificio scolastico esistessero due scuole separate. A volte però mi veniva affidato da qualcuno dei miei docenti il compito di andare in biblioteca o in sala professori a prendere qualche libro, perciò dovevo per forza addentrarmi nella metà proibita del corridoio… E siccome le lezioni si svolgevano generalmente a porta aperta, riuscivo a sbirciare nell’aula della IIIA il mio “lui” che seguiva attentamente le lezioni. Che emozione!

Impossibile, durante le ore di scuola, parlare con i nostri compagni maschi. Impossibile chiacchierare con loro o scherzare durante la ricreazione.

Fuori di scuola la situazione migliorava, ma era regolata da una ritualità precisa.

C’era il rito dell’accompagnamento: un ragazzo cominciava ad accompagnare una ragazza per la quale provava un certo interesse; lei però di solito si trascinava dietro come minimo un paio di amiche, almeno fino al momento della “dichiarazione”... Allora, nel caso dell’accettazione del legame da parte della ragazza, si formava una coppia, ed automaticamente le amiche smettevano di fare da chaperon… Si passeggiava nella Villa comunale, la domenica si ballava nelle case al suono del giradischi, sotto l’occhio vigile ma discreto dei genitori, e gli amori, quelli già nati e quelli che nascevano a suon di musica, erano regolati da inesorabili orari di rientro. Guai trasgredire! Musi lunghi e proibizioni erano il risultato, sia pure temporaneo, dell’alzata di testa! Bisognava prendere qualche bel voto per far tornare il sorriso sulle labbra di mamma e papà. Compito facile, per noi ora diventate ospiti del CUSM: eravamo infatti tra le ragazze più brave del liceo classico, fiore all’occhiello dei nostri insegnanti e dei nostri genitori!

E dopo il liceo all’improvviso ci ritrovammo nel CUSM, un grattacielo di tredici piani per i ragazzi e un palazzetto di quattro piani per le ragazze, che però non erano molte e venivano ospitate solo in tre dei quattro piani. La costruzione era bella ed elegante e le camere erano singole con bagno annesso. Sembrava un sogno per la maggior parte di noi ragazze, che fino a quel momento avevamo condiviso le camerette con le nostre sorelle. Ora avevamo la possibilità di studiare nel silenzio di una camera solo nostra e questa era una grande opportunità che ci veniva offerta. Ma chissà, forse presto avremmo rimpianto la compagnia delle sorelle…

Tutto era nuovo per noi. Eravamo affidate solo a noi stesse e al nostro buon senso. Il bisogno di confrontarsi con “l’altra metà del cielo” era forte, non avevamo avuto mai dei compagni di classe! Ci era quasi sconosciuto il modo di pensare dei ragazzi e, dal bisogno di percepire “visioni del mondo” diverse dalle nostre, nacquero delle belle amicizie, che arricchirono di sfumature il nostro modo di accostarci alla realtà.


  1. I processi alle matricole… Il Giussani

Era tradizione che le matricole fossero sottoposte a dei veri e propri “processi”. Gli studenti più in là con gli anni assumevano un aspetto burbero e severo e cominciavano a tartassare con delle domande spesso tendenziose i poveri malcapitati. Mi è rimasto impresso il processo ad un ragazzo siciliano, che avevano ribattezzato “Randazzo” perché il paese da cui proveniva si chiamava così. Gli posero una domanda che doveva suonare pressappoco così: “Come nascono i bambini ?” o meglio “Come si arriva al concepimento?”. L’imbarazzo del ragazzo era terribile… cercava di esprimersi in modo preciso, ma casto, facendo ridere a crepapelle quella masnada di torturatori.

Qualche ragazza andò via piangendo. Di una biondina con i capelli lunghi ricordo benissimo il viso bagnato di lacrime. Si chiamava Augusta e in una foto del blog è in posa con me, Titti, Vincenzina, Rita Senia ed un’altra di cui purtroppo non ricordo il nome.

Anche a me capitò di essere sottoposta ad un processo. La prima domanda fu: “Dove sei nata?” Ed io, grata per la banalità della domanda, mi rilassai nell’ovvietà della risposta… “A L’Aquila”. A questo punto uno studente un po’ spocchiosetto, aquilano, si presentò con nome e cognome e mi chiese se sapevo chi fosse suo padre. Io non lo sapevo. Il “torturatore” era figlio di un primario che lavorava all’ospedale San Salvatore de L’Aquila, ma come potevo saperlo, visto che avevo lasciato la mia città natale a dodici anni? Fui condannata a scrivere per cento volte “Sono una m***a” e fui affidata al Giussani che fino a quel momento aveva mostrato una certa perplessità. Aveva l’aria di chi si sta annoiando a morte e aveva stampata sul viso l’espressione: “Ma chi me lo fa fare?” Sembrava proprio che non vedesse l’ora che questa buffonata finisse. E si mise a contare man mano le frasi che scrivevo, tanto per fare qualcosa… Io le scrissi lentissimamente, con un corsivo bellissimo e rotondeggiante da prima elementare. Giussani aveva l’aria di chi pensa: “Ma quando finirà di scrivere questa qui?” Il bello venne alla fine, quando con voce soave gli chiesi: “ Scusi, ma il soggetto è “io” o “loro”? Penso “loro”, no? “Loro” sono una m***a!” La mia era proprio una provocazione… Era veramente troppo! Fui costretta a riscrivere di nuovo le cento frasi aggiungendo per cento volte “Io”. Ma mi ero proprio divertita. Mi divertii ancora di più vedendo il Giussani andarsene ridendo sotto i baffi. Simpatico ragazzo!!! Un vero gentiluomo.


  1. L’amicizia con Francesco Facchini e Francesco Paolo Colucci

Per tutte le matricole ospitate nel CUSM i primi mesi dell’anno accademico ‘66/67 furono quelli della socializzazione con gli altri studenti del collegio, dei processi alle matricole, subiti con un certo divertimento, nonostante tutti gli sforzi dei “giudici” per risultare antipatici… furono quelli dei discorsi sui massimi sistemi, delle ore passate a perdere tempo, dei balli e dell’ascolto della musica in teatro… Abituati al regime un po’ oppressivo del liceo, la libertà ci diede un po’ alla testa, fu come ritrovarsi all’improvviso sulla cima del K2! Avevamo formato un bel gruppetto di ragazzi e ragazze, ma molti di noi erano borsisti, perciò, se volevamo rimanere lì, dovevamo impegnarci nello studio...

Organizzare le giornate di studio era difficile per una matricola. La mattina partivano due pullman per le sedi universitarie di Festa del perdono e di Città studi, uno per gli studenti “umanisti”, l’altro per quelli “scientifici”. Ci riportavano indietro all’ora di pranzo e questo avanti ed indietro si ripeteva di pomeriggio. Seguire le lezioni non era semplice, bisognava prendere appunti e riordinarli, ed un registratore a volte avrebbe fatto proprio comodo... Gli esami, oltre al corso, prevedevano molte parti che bisognava studiare da soli, perché si presupponeva, ed allora era realmente così, che dei ragazzi usciti dal liceo fossero in grado di leggere, capire e studiare da soli tomi pesantissimi.

Ebbene, in questo contesto l’amicizia con i ragazzi fu fondamentale. Si muovevano con più disinvoltura in questo nuovo mondo rispetto a noi, o, per lo meno, questa era la mia sensazione.

Ci si vedeva sul pullman ed inoltre all’ora di pranzo e di cena. I tavoli erano per quattro e quelli che erano diventati amici spesso ne occupavano due o tre vicini. Oppure, al contrario, si diventava amici perché ci si ritrovava più volte a mangiare in tavoli vicini. Ma di che cosa si parlava? Io, Titti e Rita spesso chiacchieravamo con Francesco Paolo Colucci e Francesco Facchini. Si scherzava, ma si affrontavano anche argomenti seri, se capitava.

Penso di aver imparato di più sulla Resistenza dai discorsi di Francesco Facchini che da tutto quello che avevo studiato fino a quel momento… Sono stata la sua prima studentessa, ma credo che lui non l’abbia mai nemmeno lontanamente supposto!

Francesco Paolo Colucci era forse il più brillante nel nostro gruppetto di matricole “umanistiche”. Studiava filosofia ed a lui sono debitrice di un ottimo consiglio: smettere di frequentare il corso di filosofia teoretica tenuto dal Paci, per passare al corso di filosofia morale tenuto dal Cantoni. Ancora oggi, quando sento parlare di Husserl e della epochè mi vengono i brividi… Ed ancora oggi penso a Francesco Paolo tutte le volte che sento parlare di filosofia teoretica…


  1. Il CUSM e l’incontro tra classi sociali

Noi ragazze eravamo piuttosto insicure nell’approccio al nuovo mondo, in particolare noi di Sulmona, catapultate in una realtà così diversa dal nostro liceo…

L’ambiente del collegio che ci aveva accolto era lussuoso, il giardino magnifico, le camere confortevoli. Non dovevamo preoccuparci di nulla, dovevamo soltanto studiare! Vi erano anche campi da tennis e da bocce, per rilassarci nel tempo libero. E che dire del teatro, del soggiorno e della biblioteca? Il bar ci confortava con un orario piuttosto prolungato, si poteva studiare in biblioteca anche con i ragazzi, nel soggiorno si chiacchierava e si giocava a carte. C’era una sala TV, ma noi matricole preferivamo andare in teatro ad ascoltare le canzoni dei Beatles e dei Rolling Stones. Ci scatenavamo con il twist e il rock fino allo sfinimento, oppure cantavamo le canzoni dei nostri cantanti preferiti. Oltre ai Beatles adoravamo Gianni Morandi e Celentano, ma anche Joan Baez, Bob Dylan e il mitico Elvis erano tra i compagni preferiti delle nostre serate.

Il gruppetto in cui io mi ero inserita era formato prevalentemente da borsisti. Come mai? Forse la timidezza ci accomunava e l’atteggiamento un po’insicuro di tutti aveva fatto da collante. Era come se ci fossimo riconosciuti come simili.

Ai nostri occhi la popolazione studentesca del CUSM si divideva in borsisti e non borsisti. Inutile negare che noi borsisti eravamo molto fieri di aver ottenuto un regalo così grande grazie alla nostra bravura a scuola. Eravamo grati ed orgogliosi. Ma… da quale mondo provenivano i “non borsisti”?

Fino a quel momento io non avevo percepito a Sulmona l’esistenza di classi sociali diverse tra loro.

La piccola borghesia impiegatizia era la classe sociale più numerosa nella cittadina abruzzese, per cui non c’erano grandi differenze nello stile di vita delle famiglie. Era tutto molto omogeneo. Il tenore di vita si diversificava un pochino solo se la moglie del capofamiglia non lavorava e i figli erano numerosi.

La media borghesia delle professioni (avvocati, notai, medici, farmacisti, ingegneri), del commercio e dell’imprenditoria (agiati commercianti, ricchi artigiani ed imprenditori) a Sulmona costituiva una fascia piuttosto sottile, quasi invisibile, che si percepiva solo quando qualche studente del nostro liceo raccontava di essere andato a sciare o si vantava di aver trascorso parte delle vacanze all’estero.

Studenti provenienti dalla classe operaia e da quella contadina erano quasi assenti nel liceo ed in ogni caso il loro tenore di vita non si distaccava di molto da quello della piccola borghesia impiegatizia.

Le terre infatti erano fertili e rendevano bene, e diverse industrie, tra cui la Fiat, avevano dato lavoro a molti operai. In fondo erano solo gli studi fatti dai genitori a fare la differenza.

Ma ora guardavamo con curiosità la massa dei nostri compagni di collegio e ci chiedevamo chi fossero i “non borsisti” del CUSM... E noi, come ci distinguevamo da loro? Come eravamo percepiti?

A volte nell’atrio si incontravano ragazzi biancovestiti con la racchetta poggiata sulla spalla.

Volti tranquilli, di chi è abituato da sempre a giocare a tennis. Ci sbirciavano e accennavano un sorriso. Non c’era nessuna ostentazione. All’epoca il tennis era ancora uno sport d’élite, ma per loro era normale passare così il tempo libero.

Oppure saliva sul pullman una ragazza con una pelliccetta buttata sulle spalle, come un cappottino qualunque. Un sorriso, una domanda “Che facoltà frequenti?”, così, tanto per rompere il ghiaccio. Un sorriso amichevole e nessuna ostentazione.

Chi tra le più grandi aveva già la macchina si limitava a dire che il papà e la mamma gliela avevano regalata per un unico motivo: farla tornare a casa ogni settimana per il weekend!

Ben presto capimmo che eravamo tutti lì per lo stesso motivo: studiare e crearci il futuro che sognavamo. E non c’erano grosse differenze tra le nostre famiglie nello spingerci a studiare e ad impegnarci il più possibile.

La nostra diffidenza sparì e cominciò l’epoca più bella della nostra vita, quella delle amicizie vere e sincere.

Fu la loro mancanza di ostentazione a creare un clima fraterno.

Il CUSM fin dal primo momento si distinse per questo. O almeno così apparve ai nostri occhi innocenti.


  1. Maria Teresa Sala detta Titti

Titti, quando la conobbi, aveva un caschetto castano scuro alla Caterina Caselli che le incorniciava il bel volto in cui spiccavano due ridenti occhi chiari. Facemmo subito amicizia perché era simpatica, determinata e concreta. Lei era di Carvico, vicino a Bergamo, dove ritornava quasi ogni settimana per rivedere la sua famiglia. Aveva tre sorelle e lei era la più grande. Fino all’ultimo momento era stata incerta se iscriversi a lettere o a matematica, poi aveva scelto lettere perché pensava che sarebbe stato più gradevole insegnare materie umanistiche. Anche lei, come noi, era rimasta sorpresa nel vedere il mondo in cui eravamo piombate, così diverso dal vissuto liceale! E come noi si era lasciata trascinare dal dolce far niente dei primi tempi, quando le serate musicali erano la parte più interessante della giornata.

Per nostra fortuna aveva un papà maestro elementare! Una volta tornò da casa rabbuiata in volto. Chiamò a raccolta nella sua camera me, Rita e qualche altra e ci disse che dovevamo smetterla di perdere tempo così! Suo padre l’aveva sgridata! Eravamo in Collegio per studiare e non per fare baldoria tutte le sere! Lei non sarebbe più venuta, doveva cominciare a preparare l’esame di storia romana.

Era come se il papà di Titti fosse presente lì con tutte noi, per rimproverare anche noi e per riportarci sulla dritta via dello studio!

Basta, dal giorno dopo tutte a studiare!!! Il mio primo esame fu Psicologia con Musatti e il secondo Geografia con il Gambi…


  1. Paolo Macrì e la mela

Paolo Macrì era di Sulmona come me e come le altre tre ragazze del liceo “Ovidio”. Tutte avevamo ottenuto come lui una borsa di studio. Al liceo era stato compagno di banco del mio “lui”, il mitico Giorgio che era stato valutato dal bravissimo prof. Critani con dieci in matematica. Tutto il liceo ne parlava ancora. Dieci in matematica al liceo classico! Mai nessuno prima!!!

Paolo andava sempre di corsa. Sembrava che avesse sempre qualcosa di urgentissimo da fare. Solo una volta si fermò e mi chiese di Giorgio, che stava frequentando il Politecnico di Torino. La sua fretta perenne mi lasciava perplessa, ma nella mia semplicità pensavo che stesse studiando moltissimo per preparare una bella tesi ed andarsene al più presto dal Collegio dove, a detta di molti, la vita era noiosa e si mangiava davvero male… Forse non vedeva l’ora di cominciare una vita più interessante, al di fuori della nostra gabbia un po’ monotona.

Ed eccoci al punto. Una sera, per caso, io e Titti ci sedemmo al tavolo di Paolo. Non c’erano altri posti. La conversazione iniziò stentatamente. Taleggio e patate erano la cena. Nessun commento da parte mia e di Titti. Lui ci raccontò che qualche volta si faceva preparare dal cuoco delle uova strapazzate. La cosa ci stupì e forse lo stupore venne percepito.

Dopo un po’ il cameriere gli portò la frutta, una mela.

Lui chiese coltello e forchetta. E cominciò la vivisezione della povera mela. Venne tagliata in quattro spicchi, poi venne eliminata, un po’a fatica, la parte centrale di ogni spicchio, quindi si passò alla fase più difficile, eliminare la buccia. L’operazione procedeva con accuratezza, ma con una lentezza incredibile, esasperante. L’atteggiamento di Paolo era concentrato, ma un filo sussiegoso e non stimolava nessun tipo di conversazione. Lo guardavamo in silenzio, un po’ stupite. Semplice scortesia o esibizione?

Alla fine dello spettacolo lui si alzò e ci salutò velocemente, con uno sguardo che ebbe un guizzo indecifrabile. Ci guardammo in faccia allibite e scoppiammo a ridere.

Era stata davvero una esibizione? Ma perché?

“No - dissi io - non è stata una esibizione, ma una semplice esercitazione.” “Vuole migliorare” continuai convinta. “Evidentemente vuole raggiungere livelli di perfezione in ogni campo. Forse vuole essere sempre all’altezza dell’ambiente in cui si trova e in quelli in cui auspica che si troverà.”

“Voleva stupirci, forse…” replicò la mia amica.

“Chissà! Non lo sapremo mai ” aggiunsi io.

Che sofferenza deve essere la vita per i perfezionisti e gli ambiziosi! E che noia cenare con un perfezionista…

Questa fu la nostra conclusione.

E chissà perché questo episodio insignificante mi è rimasto impigliato nella memoria…


  1. Stefano Zecchi e la sua corte

La mensa era un locale molto grande, arredato con tavoli per quattro persone e confinante con la cucina. Gli amici, spesso colleghi di facoltà o di piano, pranzavano sempre insieme.

Accanto alla porta d’ingresso del salone - mensa stazionava, di solito al primo o al secondo tavolo, un gruppetto costituito da Stefano Zecchi e dai suoi compagni, sempre molto ossequiosi nei suoi confronti. Lui aveva un evidente atteggiamento da capo, gli altri sembravano i suoi… portaborse! O almeno era questa la nostra sensazione. Quando lui si metteva a ridere, gli altri, immediatamente, lo imitavano e cominciavano anche loro a sghignazzare. Questo fatto non facilitava l’ingresso in mensa di ragazzine ex liceali un po’ insicure e forse troppo egocentriche. Quella risata veniva sempre percepita come diretta a loro… Come sfuggire all’odioso suono della terribile risata dello Zecchi? Entrare in gruppo parlottando tra noi fu la soluzione, mantenuta per qualche tempo. Ma ora penso che in realtà lo Zecchi nemmeno ci vedesse e che, sicuramente, non ci considerasse degne nemmeno della sua risata… Forse…


  1. Giampiera Arrigoni, la più brava del CUSM

Giampiera aveva due anni più di noi ed era bravissima. Tutti sapevano che il suo libretto traboccava di 30 e 30 e lode, ma lei non si dava arie ed era sempre pronta a dare preziosi consigli a noi matricole di lettere. Il più importante per noi? Frequentare gli Istituti, in particolare quello di Filologia classica, parlare con gli assistenti e chiedere loro spiegazioni di qualunque tipo, utili per l’organizzazione del nostro studio ed apprendimento. Era diventata il nostro modello di studentessa dopo l’iniziale periodo di sbandamento dovuto alla novità dell’ambiente.

Un altro motivo di ammirazione da parte nostra era costituito dalla disinvoltura con cui entrava nel salone - mensa. Aveva un’andatura elegante, ed un passo lungo, felpato, da pantera. Non si guardava intorno e non degnava di un’occhiata lo Zecchi e la sua corte, che invece la seguivano sempre con lo sguardo, senza ridere. Incuteva rispetto ed anche un po’ di soggezione. Un mito per noi, anche negli anni successivi.


  1. Luciana Donazzi

Luciana era come me matricola di lettere classiche. Solo lei ed io, tra le matricole di lettere presenti nel CUSM, avevamo scelto nel 66/67 questo indirizzo così difficile. Lei era molto dolce e gentile e la sua personcina, delicata e sottile, faceva tenerezza. Ma aveva una personalità forte e determinata, nonostante l’apparente fragilità. All’inizio dell’anno accademico qualche volta a me e a Titti capitava di pranzare con lei. Era di piacevole conversazione, ma mangiava molto lentamente, cosa di cui si scusava sempre con noi, attribuendo questa caratteristica ad abitudini infantili acquisite in famiglia. Allora anche noi, colpite dalla sua buona educazione, istintivamente rallentavamo il nostro ritmo per non farla sentire a disagio. Le nostre difficoltà di studio e quali scelte compiere tra gli esami complementari erano gli argomenti più gettonati, ma soprattutto ci appassionava parlare di come era bello vivere al CUSM! Era una favola il posto dove la sorte ci aveva mandato ed ogni giorno era più bello di quello precedente!!! Lei si illuminava tutta quando parlava del nostro collegio, ma anche noi la seguivamo a ruota libera. Ed un giorno per lei arrivò il Maddaluna e per Titti il Claudio Bertoluzzi di Voghera!!! Io, che avevo il mio lui a Torino, pur rimanendo loro amica cominciai a frequentare più spesso le altre matricole di lettere, mentre le lunghe lettere che Giorgio ed io ci scambiavamo e le telefonate quasi quotidiane mantenevano vivo il nostro amore.


  1. Piero Maddaluna

Piero era sempre allegro e cercava di far sentire a proprio agio le persone appena arrivate con la tecnica dell’identificazione e del riconoscimento. Io fui notata per i miei stivaletti bianchi e da allora diventai “la ragazza con gli stivaletti bianchi”(identificazione). Mi salutava dicendo “Ciao, stivaletti bianchi!”(riconoscimento)

Questo gioco mi faceva piacere e mi faceva sentire parte del gruppo dei cusmini. Ma un giorno indossai un paio di mocassini blu e dovetti dire che mi chiamavo Norma: l’identificazione si era completata!

Piero era un capo, ma un capo simpatico. Aveva un gruppo di amici fidati, quasi tutti studenti di ingegneria come lui, ma nessuno di loro era trattato come un... “portaborse”. Insieme fungevano da organizzatori della goliardia del CUSM. Oltre ad occuparsi della preparazione dei “processi” alle matricole, ogni anno dovevano mettere in scena nel teatro del collegio la parodia dell’Ifigenia in Aulide di Euripide, dopo aver cercato e soprattutto trovato le attrici e gli attori adatti per una performance divertente, ma piuttosto sboccata...

Noi ragazze matricole eravamo un po’ imbarazzate di fronte alla prospettiva di dover interpretare qualche ruolo nella commedia. Alcune di noi vennero scelte per recitare nel coro delle vergini, e ci volle un bel coraggio per leggere quei versi licenziosi... Ma alla fine le risate del pubblico scrosciarono liberatorie, accompagnate dai battimani per la bravura della protagonista, una matricola bassa e un po’grassottella, che però non gliela aveva data vinta e con grande disinvoltura aveva recitato senza mostrare nemmeno un grammo di imbarazzo!!!

NdR.      Su quest' ultimo punto (10) devo dire che il Dettori (vicedirettore del collegio) aveva 
idee molto diverse.  Mi espulse per (sue parole)  "i miei comportamenti 
paranazisti" nei confronti delle innocenti matricole. Sarei stato riammesso solo un anno dopo.







14 novembre 2021  .   Covid, ora.

In esclusiva, per gli amici del CUSM, l'analisi del nostro 
scienziato di riferimento sull'andamento della pandemia.





















*****




14 novembre 2021  .  Allegra e le 96 tesi

Ricordo che il quadro precedente (1)

 è stato pubblicato il 2 agosto

Quadro 2

*

Allegra. Quadro 2

CESARE. A Pietro. Dobbiamo tornare a fare di questa villetta in campagna un luogo di piaceri.

ALESSANDRO. Invitare donne e farle dormire qui con noi.

PIETRO. Comunque si ricomincia. Ma tenete bene in mente una cosa. Non vi capiterà più di poter duplicare a mia insaputa le chiavi di casa.

Risate grandi di Cesare e Alessandro. Da non contenersi.

ALESSANDRO. Fingendo. Di che chiavi parli?

PIETRO. Disgraziato, mi chiedi di che chiavi parlo?

CESARE. Sganasciandosi e rivolto ad Alessandro. Di che chiavi parla! Ma di che chiav… parliamo! Ma sono gli scherzi geniali che rinsaldano per l'eterno le amicizie.

PIETRO. Infami.

CESARE. A Pietro. Pietruccio, c'è ancora in camera da letto il grande armadio dove ci siamo chiusi ad aspettare te e la pupa?

PIETRO.  Ci ho messo una targa commemorativa.

ALESSANDRO. Volevamo solo spaventarvi con leggeri tocchi sul legno e farvi aver paura di ladri in casa, non che volessimo spiare i vostri abbracci.

PIETRO. Ma no. Solo farci trasalire appena fossi passato a raccontare una favola alla fanciulla per conciliarle il sonno. Poi invece la favola risultò maliziosa e allora…

CESARE. Insomma. Ti davi troppe arie per la compagna di università che ti portavi a dormire qui le notti di estate in assenza dei tuoi.

ALESSANDRO. Ricordi il giro in barca sul lago? Lei in topless stesa al sole e noi fessi a remare e a far finta di niente.

CESARE. Lungi dal ripetere nell'armadio le sofferenze patite sulla barca.

ALESSANDRO. Il piano era di attendere che vi foste addormentati prima di cominciare il concertino. Se intanto ci aveste allietato con i vostri amorosi discorsi …

PIETRO. Sandrino, spaventarci era nel vostro infame piano; poi per colpa degli amorosi discorsi l'armadio con la roba appesa è diventato per voi una fornace.

CESARE. Impazienti fummo. Non si prevedeva. Quelle maledette ante hanno cominciato a cigolare. Dovevamo schiuderle di più se volevamo seguire una scena che si profilava molto movimentata. Si sgomitava per veder la bambola nella sua totale nudità.

ALESSANDRO. Anche perché non si capiva se eravate ai fuochi di chiusura. Un altro scricchiolio e lei ha gridato: «Cosa c'è. C'è un topo?»

CESARE. Poi abbiamo sentito che temevate di un ladro in casa. Tu ti sei alzato e sei uscito dalla camera. Lei ha acceso la luce, ha visto il movimento di chiusura delle ante dell'armadio e ha urlato.

ALESSANDRO. A Pietro. E tu sei arrivato con un coltellaccio in mano.

CESARE. Pietro, ma perché la tua mamma non si curava di dar l'olio alle cerniere?

PIETRO. Cani! Per fortuna avete spalancato bene le ante. Poteva succedere una tragedia. Io non so se vi ho davvero perdonato.

CESARE. Magari te la sposavi la divina se non avesse scoperto che avevi tale gentaglia come amici.

PIETRO. Pentitevi, disgraziati! Lei è sparita con l'idea che io fossi un pirla.

CESARE. Diciamo meglio un complice mentalmente marcio. Riceve uno spintone da Pietro.

ALESSANDRO. Ma era bella. Un pezzo di donna.

PIETRO. Lascia perdere. Dimmi tu invece se finalmente te la sposi la Felicita.

ALESSANDRO. Professoressa di lettere, prego. Tu fammi una seconda domanda.

PIETRO. Era la tua adorata da come ricordo.

ALESSANDRO. Questo il problema. L'averla adorata.

PIETRO. Lo sai che una volta mi ha telefonato a Parigi per avere qualche consiglio? Ecco, posso dirti pure che era disperata. Dipingeva un uomo che io non conoscevo. Pensavo di venire a Milano per prenderti a schiaffi.

CESARE. Sfottendo. Anche a me vien voglia di prendere questo qua a schiaffi qualche volta. È da tanto che cerco di liberarlo da questa gabbia.

PIETRO. Grave, grave, ma tutto si risolve, Sandrino. Sai come? Invito a cena te e lei, ma differisco gli orari. Lei giunge qui un paio d'ore prima di te.

CESARE. Ad Alessandro. Geniale! Così tocchi con mano come si lascia convincere dagli uomini capaci di passione. Anche a casa mia si può fare. Riceve uno spintone da Alessandro.

PIETRO. Ecco, vedi? Cesare ti propone la strada giusta.

ALESSANDRO. Vi ringrazio per l'offerta. E ormai sono due mesi che non ci vediamo. Non sarebbe la gelosia a farmi cambiare idea. Il problema è maledettamente complicato. Lei vive di libri.

PIETRO. Legge romanzi?

ALESSANDRO. È una lettrice infaticabile. Spazia su tutto ciò che si è potuto scrivere dall'invenzione della scrittura. Anche in viaggio si carica di libri.

CESARE. Lei si carica di cinque libri? Tu in valigia ne metti dieci.

PIETRO. Ma sta’ attento perdio! Se tu contesti le sue inclinazioni le allontani il desiderio. Urlale il tuo di desiderio. Sii determinato qualche volta. Lei tocca il cielo e non rompe.

ALESSANDRO. Urlare il mio desiderio? Determinato? State a dire: violento? Peggio sarebbe. È una isterica. Il profilo è: chiamami, ma io non vengo. Quella quando arriva in Paradiso il Padreterno avrà sicuramente delle rogne.

CESARE. Chiamala, Sandruccio. Due mesi di attesa sono tanti. Tu le dichiari la tua smania. Una volta che è pronta a letto tu, molto calmo, ti metti a leggere un testo di elettrotecnica. Lei diventa irrequieta. Il dispetto le si tramuta in voglia. Allora tu l’accontenti e dopo prende sonno.

ALESSANDRO. Non si addormenta subito. Rompe. Rompe perché apre discussioni sui massimi sistemi e vuole aver ragione.

PIETRO. E che ti costa darle ragione?

ALESSANDRO. E non ho fatto sempre così, darle subito ragione? Ma si aspetta che io le dia torto per poi pretendere ragione.

CESARE. Dille che ti interessa un libro che le hai visto in mano. Lei si mette a raccontare e tu pensi ai fatti tuoi.

ALESSANDRO. E come faccio a pensare ai fatti miei se devo guardarla negli occhi!

CESARE. Negli occhi? Ammira… Prova a fissarla altrove qualche volta.

ALESSANDRO. Così la spavento fissando dove dite voi.

CESARE. Ad Alessandro. Con gesto desolato. E se tutto sta spaventarla o non riuscire a spaventarla, segui altre strade, amico mio.

PIETRO. Ad Alessandro indicando Cesare. Lasciati ammaestrare da uno che di strade ne ha battute parecchie.

CESARE. Io frequento due tipi di donne. Ho le amiche e le amanti, perciò mi conduco con particolari attenzioni. Le amiche devono preferibilmente conoscersi tra di loro. Leggono di tutto per poi raccontarlo. Con quelle non provi manovre seduttive. Le amiche possono essere isteriche, logorroiche, ossesse. Sono amiche e basta. Non mi importa se vogliono o non vogliono da me ragione, se mi ascoltano o pensano ad altro quando parlo io. In fatto di sesso si sfogano con i mariti o gli mettono sporadicamente le corna con qualcuno di passaggio, ma in genere sono fredde.

ALESSANDRO.  Se qualcuna ti punta?

CESARE. In genere non succede. Non mando segnali. Tutto è diverso invece con la categoria delle amanti. Tanto per cominciare non si conoscono tra di loro. Ognuna sa che se accetta un mio invito solo per una sterile chiacchierata allora non la chiamo più. Così io le amo tutte e tutte amano me.

PIETRO. Ad Alessandro. Vedi? Cesare non permette che le donne gli parlino di libri. Lui racconta del suo tennis e quelle capiscono subito quanto promette il suo fisico.

CESARE. Un alto stile di vita. Ormai adottato anche dalle donne single. È la libertà.

ALESSANDRO. Viva la libertà e poi la smettiamo di parlare di donne del passato.

PIETRO. La finiamo.

CESARE. Giurate!

PIETRO. Prometto.

ALESSANDRO. E giuro.

CESARE. Tu, Pietro, non hai promesso con convinzione. Non riesci a dimenticare la parigina. Allora raccontaci di questo fallimento della ragion filosofica a perpetuare l’amore e poi chiudiamo.

Musica.






13 novembre 2021  .  Gesù, storia ..

Segnalo ancora l' ultimo libro del nostro Luigi Bonani


Di esso è programmato dall'editore un lancio pubblicitario che definisce correttamente il libro come opera nell'ambito dell'antropologia culturale - niente a che vedere con le solite storie sulla vita di Gesù (quelle: prediche e miracoli).




13 novembre 2021   .    da Paolo
GRANDI ITALIANI (PIERO GOBETTI, I FRATELLI ROSSELLI, FELICE CAVALLOTTI): VISITA AI LUOGHI IN CUI SONO RICORDATI A PARIGI

l
 ** TOTTUS  IN  PARI  **  
 ** 






13 novembre 2021   .    Salvatore
Domani riprenderò la pubblicazione di "Allegra e le 96 tesi".
La prima uscita è del 2 agosto. La trovate archiviata in 
"2.93 cronache (da bacheca)" : colonna sx del blog 
versione web. Magari fatevi un Ripasso,
è di buon aiuto.





9 ottobre 2021  . 45




.  INFO 25MO  .

INDIRIZZO  (Kico) 
Via Cascina Bazzana superiore 4,  Assago

ORARIO  (dodici)
Ci troveremo  alle   D O D I C I   !!
Siete pregati di attenervi all'orario.
L' ingresso al ristorante è alle 12,15 : 
entreremo tutti insieme (come gruppo)
e il controllo (GREEN PASS /tampone ..)
verrà effettuato una volta seduti al tavolo)


EURO  (contati)
Come sempre siete pregati di portare i
soldi (45 euro, in questo caso) CONTATI.
Esempio :  due banconote da 20 e una da 5.
No resto.



MENU' 25MO
(45 euro) 
(Previsto menù vegetariano definito a ridosso 
dell' evento, fissato il nr dei suoi utenti) 


 i  Quaranta e 5
__________________________________________________
CUSM
*
ns  servizio  navetta  
" fermata MM.assago mirafiori forum  -  ristorante Kico "
***
   PARTECIPANTI   
  1. Fabrizio Donazzi
  2. Loredana e
  3. Antonio Latrecchina (MC dell' incontro)  
  4. Marinella Mirinino e
  5. Paolo Pulina
  6. Adriano  Decarli
  7Liliana e
8. Nino Alloggio 
9. Gianbattista Giudici
10. Mirella Zocchi
11. Marisa Bellotti e
12. Gianfranco Tantardini
13. Eugenio Pozzi
14. Manuela Pallavicini 
15. Domenico Carbut
16. Beatrice e
17. Guido Noè
18. Angelica e
19. Francesco Manigrasso
20. Nino Bosco
21. Lucilla e
22. Giacomo Zerilli 
23. Anna e
24. Luigi Limardo
25. Edoardo Sanfilippo
26. Mariella e 
27. Gianmarco Sabbadini
38. Anna Maria e
29. Luigi Bonani
30. Pietro Maddaluna
31. Maria Grazia e
32. Giovanni Leo 
33. Susanna e
34. Piero Tegliai
35. Beppe De Nardin (con Hasselblad)
36. Patrizia e
37. Mauro Manfioletti
38. Michele Sangirardi
39. Daniele Mascanzoni 
40  Rudi Schoehuber
41. Raffaella e
42. Giuseppe Morello
43. Mario Liccardi
44. Enza Cuntrera e
45. Giuseppe Uras


ottobre 2021   .    in quarantaCINQUE 




3 ottobre 2021  . Come eravamo
Due nuove foto in "Come eravamo" (inviate da Daniele Mascanzoni



27 settembre 2021   .    da Paolo
 Il prof. Marcello Vaglio, invitato da Paolo Pulina, ha 
partecipato ad alcuni incontri conviviali degli ex Cusmini  (*)
l
 ** TOTTUS  IN  PARI  **  
 ** 

(*) NdR 
Ad esempio : qui,
a Polesine Parmense ..







7 settembre  Menù 
Definito menù (verrà pubblicato a giorni).
Vi anticipo il prezzo : 45 euro. 
!    Per Una Grande Bouffe    !





settembre  .   da Paolo

La morte di Vincenzina Cavallini fa ricordare il libro

di Romano Bergamo sui cantastorie pavesi


 Da “La Provincia Pavese”, 15 agosto 2021


Vincenzina Mellina, moglie del mitico cantastorie Angelo Cavallini,

è scomparsa qualche giorno fa a Tromello, a 92 anni.  Angelo era

morto alla fine di febbraio 2005, a 76 anni. Nel dicembre del 2002

il Comune di Milano aveva insignito con l’ambìto riconoscimento

dell’ “Ambrogino d’oro” “il re dei cantastorie” e sua moglie, oggi

diventati gloria e “testimonial” di Tromello (da qualche tempo i

loro nomi risaltano nei cartelli stradali che indicano il paese).  

Chi volesse approfondire la storia dei cantastorie pavesi può

consultare il libro che ad essi ha dedicato Romano Bergamo

(prefazione di Mino Milani, Pavia, Tipografia Popolare, 1985,

170 pagine): in esso, oltre che ad Angelo (che era nato nel 1928)

e a Vincenzina, numerose pagine sono dedicate anche ad Antonio

Cavallini (1896-1967), papà di Angelo. 

Dopo una breve storia dei cantastorie, una documentata scheda

(ricca anche di riproduzioni dei testi delle storie cantate e di

immagini fotografiche)  è riservata a quelli pavesi: Gerolamo

Montagna di Pavia; Agostino Callegari di San Martino Siccomario;

Pietro Tenti di San Giorgio Lomellina; Antonio Ferrari di Mornico

Losana; Giuseppe Bollani di Corteolona; i già citati  Antonio

Cavallini, Angelo Cavallini e la moglie

Vincenzina Mellini (nel libro il cognome è sempre

riportato così:

non

Mellina); Adriano Callegari di Pavia; Pietro Fassardi di Borgo San

Siro;

Giuseppe Fassardi di Garlasco; Enzo Parmeggiani, nato a Buenos

Aires e  a 7 anni arrivato con la famiglia a Portalbera; Elivio Griziotti,

di Vaccarizza, frazione di Linarolo. 

Come si intuisce dal ripetersi dei cognomi, la “professione” del

cantastorie è passata spesso di padre in figlio. D’altra parte era

un mestiere particolare i cui “segreti” si potevano conoscere e i

cui “ferri” si potevano affinare solo dopo una lunga esperienza

di formazione a contatto con gli specialisti dell’arte del “treppo”:

cioè gli esperti dell’organizzazione dello spettacolo in piazza

volto a radunare le persone, per poter fare l’esibizione e cercare

di piazzare i “fogli volanti” con i testi delle storie musicate, e

piccoli oggetti:  lamette da barba, medagliette, ciondoli,  ecc.

Qualche riga di ricordo merita Romano

Bergamo (Pavia 1929

– 2006), valorizzatore dei cantastorie pavesi. Diplomato

disegnatore meccanico, coltivò una genuina passione per la storia locale.

Oltre che il volume sui cantastorie pubblicò “I santuari della

Lomellina”, “Zinasco e il suo territorio”, 

 “Storia dei comuni, frazioni e parrocchie della Lomellina”, e

varie raccolte di detti dialettali, usi e abitudini della Lomellina.

Alla sua morte il fratello Ezio donò la casa paterna nella frazione di Sairano,

nonché parecchi libri della biblioteca di Romano, al Comune di Zinasco.


Paolo Pulina, Santa Giuletta











un bel traguardo da festeggiare insieme






settembre  .   vent..OTTO
Vedi elenco 


settembre.
Il 2 settembre 1945, a Nuova Siri,
nasce Pippo Ripa.      Ciao Pippo !



30 agosto 2021   .    da Paolo
ISPIRATA A UNA GIOVANE SARDA 
LA "FOSCA" CHE DÀ IL TITOLO AL  ROMANZO 
(1869) DI  IGINO UGO TARCHETTI
 ** 



Fermi al 25mo per il 25mo cusm  
(pur con qualche movimento in corso).
(Pre)iscrizioni entro il 5 settembre.
*






23 agosto 2021   .    da Paolo
"Il treno della morte" 
di Carolina Invernizio, noir torinese recentemente 
riedito dalla casa editrice Yume di Torino
 ** 





15 agosto 2021   
Ferragosto sardo 2021 tra Covid, caldo torrido e incendi

Anche quest'anno Ferragosto sfavorevole:

non solo limitazioni da Covid sempre attivo.

In Sardegna – e in molte altre assolate isole –

il fuoco desertificante rimane sempre vivo.

Nella tradizionale festa di “Feria d'agosto”

in Sardegna non manca il porcetto arrosto.

In questo Ferragosto ci sia grande attenzione

per evitare, in campagna, che un tizzone

non causi qualche rogo poi incontrollabile!

Si sa che il piromane è spesso responsabile

ma è anche colpevole sicuramente l'incuria

nello scatenare, con caldo e vento, la furia

delle fiamme che bruciano boschi, animali,

pascoli e in qualche caso anche le persone

che non riescono a scampare all' irruzione

delle impetuose, impietose vampe infernali. 
Anche quest’anno né le rituali processioni 

con i Candelieri, né gioiosi assembramenti:

per tutte queste tradizionali manifestazioni

aspettiamo futuri, più tranquilli momenti.

Pur in questa situazione voglio augurare:

“Bonu Mesaustu! In allegria a lu festare!”

Paolo Pulina











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I post precedenti sono archiviati, vedi  
colonna sx del BLOG (versione web)

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Ti ricordo che il BLOG (questo) è stato costruito da 

Pippo Ripa (nickname : Staffora).   Sue tutte le 

pubblicazioni fino alla morte (24 maggio 2012).      

Ho raccolto la sua eredità ma sono tecnicamente 

inesperto (contrariamente a lui) in questo campo.  

Ultima cosa : Luciana Donazzi, cara amica di Pippo, 

è mia moglie.          Pietro Maddaluna 

pietro.maddaluna@gmail.com