CRONACHE
2.95
I sardi pavesi per 1300esimo anniversario
della
traslazione
delle spoglie
di sant'Agostino da Cagliari a Pavia
Risposta ai punti 1, 2, .....n del caro Adriano.
1 Ricordo la vecchia e gloriosa Taunus, ma ho completamente dimenticato di essermi recato vicino al luogo della famigerata bomba fascista. Forse se ne ricorderà Tessari, dato che aravamo sempre insieme, anche se sempre ciucchi.
2 Anch'io, nei primi tempi ero innamorato del Giappone, soprattutto per la lingua, nonostante fosse gà stata largamente distrutta dagli americani ( per darti un'idea, prima della guerra c'erano quaranta modi per dire "io", ora ne son rimasti 3 o 4), ma da qualche anno è iniziato il disinnamoramento, tant'è che progettavo il rientro, che non si è realizzato per ragioni di età (avanzata).
3 Mi è arduo, alla luce di quel che so, capire come la tua amica Laura possa vivere felice con un giapponese.
4 Non ricordo di aver scritto qualcosa sui "cimiteri" e nemmeno di cosa trattasse il mio terzo articolo sul Giappone.
5 Veniamo a cose più interessanti. Di Mishima avevo letto "Il padiglione d'oro" e poi basta, poiché mi ha dato l'impressione di uno scrittore marcescente ( come il Gabriele Rapagnetta ). Ho chiesto a mia moglie le ragioni del suo suicidio, che si dice "切腹 seppuku", dove il primo ideogramma vuol dire "taglio", ed il secondo "ventre", e che è una cerimonia assistita, giacché dietro al suicidante v'è una persona con la spada pronta a tagliargli la testa nel caso in cui il ventre di questi opponga resistenza a esser tagliato dal parente braccio: infatti non sempre i ventri sono d'accordo con le menti. Ora tu pensi che mia moglie mi abbia risposto?
Ha detto che le ragioni sono tante e difficili da capire, per cui ci vuol tempo, ecc. ecc. Insomma, non mi ha detto un cazzo! Della Banana ho letto quel romanzo che l'ha resa famosa, del quale ora scordo il titolo, ma non può considerarsi come una scrittrice giapponese: non ne ha la mentalità.
Ti consiglio, invece, 3 libri interessanti.
Il primo è una splendida fiaba del decimo secolo: "La storia di un tagliabambù".
Il secondo è "Io sono un gatto" di Natsume Soseki (del 1905), forse lo scrittore più grande.
Il terzo (del 1997) "Le 4 casalinghe di Tokyo", di Natsuo Kirino, serve a capire la situazione del momento e che genere di donne sono quelle che noi chiamiamo "le giapponesine".
Bacioni, Giorgio
藤沢
Il caro Giorgio ci ha privato del suo settimanale e tanto atteso articolo di fondo.
Con una certa difficoltà riesco a condividere le riflessioni di Giorgio contenute nei suoi due messaggi inviati dall’oriente e che riportano, sia pur brevemente, una visione del mondo giapponese moderno che personalmente non riesco a far combaciare con l’immaginario che io mi son fatto di quel Paese
Letture disperse, sicuramente sgranate nel tempo e forse non rappresentative di quell’universo, e sensazioni raccolte in alcuni brevi viaggi in quel Paese, fatte negli anni, non possono sicuramente rappresentare una verità da contrapporre a quella di Giorgio, ma ritengo sia utile, magari solamente per me, tentare di esplicitare.
Mishima, Banana Yoshimoto e qualche scrittore giapponese pubblicato da Adelphi sono gli scrittori autoctoni e Laura Imai Messina un’italiana innamorata del Giappone, coniugata con un giapponese e che vive da 15 anni a Tokio insegnando italiano sono le mie ”viziate” letture, intervallate e farcite da rarissimi e distorti seminari su buddismo, shintoismo e divagazioni storiche nei vari periodi degli Shogun. Ricordo solo brevemente e tralascio di considerare per il momento il controverso Yukio Mishima di cui nel 2020 è stato ricordato il 50 anniversario della morte. In genere la letteratura giapponese, o meglio quella tradotta dalle nostre parti si caratterizza, a seconda dei generi letterari, come una alta osservanza di rituali che hanno del mistico, una modernità d’avanguardia che riesce positivamente a convivere con i ritmi sempre più incalzanti dello sviluppo, una positiva convivenza della meritocrazia spinta all’eccesso con la diffusione di una cangiante alta tecnologia. Si contrappone a questi, la visione dagli angoli smussati di Laura Imai Messina che nei suoi vari scritti fa la descrizione di un mondo e di una quotidianità fatti di colori, odori, suoni, sapori e riti (mensili, stagionali e religiosi) che si coniugano in un’armonia in cui tutto si avvolge e assume significato. Le mie brevi permanenze in Giappone negli anni non mi permettono di credere come completamente veri nessuno dei tratti che la letteratura rimanda, ognuno dei quali più realisticamente può essere visto come una chiave interpretativa di una realtà veramente complessa, che a me personalmente ogni volta che ho avuto la fortuna di entrarci mi ha trasmesso sempre positive sensazioni. Giorgio invece, anche se in modo meraviglioso e ricco di ironia ci descrive un Giappone fatto di esagerati piccoli problemi condominiali troppo simili, direi anzi uguali, a quelli che in qualsiasi condominio italico ci si ritrova ogni giorno ad affrontare. Giorgio in Giappone ci vive da decenni e forse nella sua deliziosa ironia sta il segreto interpretativo che permette di dare un senso a quel mondo, per me affascinante soprattutto perché impenetrabile.
Sul terzo articolo di Giorgio non mi permetto di aggiungere per il momento nulla. Per la leggerezza con cui parla di un argomento delicato come la scelta dell’ultima dimora. Nell’ultimo decennio prima del pensionamento mi sono occupato a fianco di un architetto di pianificazione e sviluppo di cimiteri.
In quel contesto mi ci vorrebbe la capacità descrittiva di Giorgio anche solo per raccontare alcune delle molteplici situazioni in cui ci si siamo trovati nell’affrontare i vari problemi che ogni cimitero pone quando l’obbiettivo è quello di pianificarne la crescita armonica tenendo conto dei prevedibili decessi, delle diverse tipologie di tumulazione, del posizionamento degli acattolici e soprattutto delle diverse motivazioni dei sindaci.
Su Yukio Mishima mi permetto solo una breve parentesi. Considerato l’ultimo Samurai rimasto fedele all’imperatore, chiuse la sua vita con un pubblico harakiri, per la vergogna del continuare a vivere in un Paese che più non riconosceva, da quando l’imperatore Hirohito aveva rinunciato a considerarsi una Divinità. Scrittore Regista, grande contestatore dei contestatori del’68 giapponese (i famosi zenga-kuren malamente imitati dal movimento studentesco milanese con l’istituzione del Servizio d’ordine dei Katanga), è spesso per le sue esuberanze politiche associato a Gabriele D’Annunzio. Non solo per la sua dichiarata omosessualità, preferisco paragonarlo a P.P.Pasolini per le modalità con cui contestava la politica del suo Paese.
Mishima è menzionato nella canzone Morire del gruppo CCCP Fedeli alla linea in un vinile (forsel’ultimo inciso da quella band) che un tempo avevo (recentemente me ne sono liberato) e aveva un lungo titolo che mi risuona vagamente essere “Affinità e divergenze tra il compagno Togliatti e noi etc etc , album della fine anni ‘80. Per tutti forse è più nota la colonna sonora del film Mishima, dedicato alla vita e al suicidio di Mishima, composta e diretta da Philip Glass.
Abazia
Dall’ultimo capitolo del romanzo “La collega di religione”, QuiEdit Vr 2022
Giacomo Silva era partito con la valigia di cartone per studiare chimica a Milano. Sposato con la figlia di un ricco produttore di vernici ha aumentato vertiginosamente il patrimonio della famiglia ed oggi, tra gli uomini più ricchi del paese, ha fatto costruire nella immediata periferia orientale di ****, sua città natale, un grande edificio che ha voluto chiamare Abazia Nuova. Esso presenta struttura e servizi di un albergo e come tale sarà gestito nei primi tempi, ma è destinato a casa madre di una Compagnia detta del Buon Ritiro. Se questa istituenda fondazione avrà successo con un primo significativo numero di membri, l’immobile sarà donato dal Silva allo stato e messo sotto la tutela dei Beni Culturali.
Un ritiro in Abazia che potrà essere chiesto da qualsiasi persona negli anni prossimi alla conclusione della carriera lavorativa e comunque dopo aver compiuto i sessanta. Una nuova vita in comunità quando, raggiunto il massimo livello di competenza professionale, si desidera essere ancora utili alla società ma ci si figura il sopravvenire di inabilità e si spera in un passaggio non traumatico a strutture di assistenza collegate. Persone sole o con figli lontani potranno chiedere di entrare nella Compagnia e domiciliarsi nella sua sede o in sue dipendenze. Verserebbero una retta secondo possibilità e potrebbero aggiungere donazioni. I figli, quando ci sono, non si lamenterebbero della distrazione di una fetta di eredità avendo il vantaggio di liberarsi del peso di accudimento. I membri di tale comunità, seniores o più semplicemente silvestrini con diritto di voto in assemblea “capitolare”, favorirebbero un sistema centralizzato di influenza culturale sulle amministrazioni locali al fine di un civile sviluppo del territorio. Giovani e meno giovani delle varie professioni potrebbero stabilire rapporti di collaborazione e di amicizia al fine di implementare una realtà che tornerebbe a loro vantaggio e potrebbe alleviare anche a loro il male della solitudine.
All’insegna della laicità, ma sulle orme benedettine. Un nuovo faro di luce in una regione che travasa troppa ricchezza intellettuale in altre zone del paese e all’estero. Il giorno in cui si seguisse l’esempio in altri luoghi i silvestrini potrebbero cambiare sede in modo provvisorio o definitivo. Chierici vaganti come un tempo. Abazie come centri propulsori di civiltà, scuola per chi è rimasto in difetto di studi. Contropotere alle mafie di ogni risma. Vanno vivificate le periferie urbane. Solo le comunità possono farlo. La solitudine e il disagio creano sia folle di disperati che bande di furfanti. Gli uni e gli altri trasformano in boscaglia la terra madre. Si comincerebbe anche a mettere un limite alle successioni familiari che ingigantiscono i patrimoni.
Già annunciato il nuovo motto: mira et labora. Ammira la tua terra, uomo, e mettiti al lavoro. Abbandona il cielo che una volta era piccolo e la tua voce si supponeva giungesse facilmente a Dio. Con un universo in infinita espansione dove vuoi che arrivi la tua preghiera? Scambia consigli con gli altri. La tua parola che chiede aiuto non ritorni a te come parola che ti impone comandi assurdi. Osserva quanto studio e quanto lavoro sono necessari per la nostra terra che non è più un orizzonte chiuso come poteva apparire nei secoli bui. Un giorno l’abazia potrà organizzare corsi di istruzione privilegiando specializzazioni in ambito ecologico.
Si tratta di partire dal presupposto che più avanziamo in esperienza e maturità più il nostro linguaggio si spoglia degli elementi fiabeschi dell’infanzia e diventa maggiormente comprensibile ed empatico per chi ci ascolta. Nella necessità di intendersi con l’altro si evita innanzitutto di mentire a sé stessi. Più è illuminata la coscienza, più il pensiero si allontana dal linguaggio delle favole e dei sogni. Quando si è ragazzi e si vive di fantasie non si bada alle parole che si adopereranno nelle pratiche di realizzazione di sé. Dalle affabulazioni che ci sostennero in gioventù si dovrà passare alla parola chiara scambiata tra chi porge aiuto e chi lo riceve.
Bando al misticismo compagno di solitudine. Cambiare tutti insieme il linguaggio della tradizione, spesso criptico per gli scopi occulti del potere. Evitare il passo traumatico del giovinetto che, sentendosi solo e tormentato, per umana reazione si sogna destinato pastore e condottiero. Nella carriera professionale ciascuno produrrà i documenti sui quali far trasparire i suoi sogni d’infanzia. Nessuno un giorno dovrebbe trovarsi a piangere sui propri giocattoli rotti come ad esempio una messa celebrata o ascoltata in latino. Ragion pratica e non solo teoretica per unire gli uomini in social catena, in un proponimento di progresso. Niente pessimismo filosofico sulle magnifiche sorti e progressive, ma il coraggio della ragione nella varietà dei suoi linguaggi operativi.
Si annunciano queste prime idee e proposte che dovranno codificarsi in regole sul presupposto generale che l’età avanzata è quella della saggezza, ma anche del pericolo della solitudine. Silva tornerà a vivere nella sua regione natia abbandonando Montecarlo dove fino ad oggi ha avuto la residenza. Libererà i figli troppo impegnati negli affari finanziari dal fastidio di assegnargli una schiera di badanti assieme a qualche giovane dottoressa geriatra. Era appena rimasto vedovo a sessant’anni quando sognò di essere morto e sepolto sotto la nuda terra avvolto soltanto da un lenzuolo. Era un chimico e conoscendo tutto sui misteri della materia poteva figurarsi secondo quali leggi della natura si è trasformati nella morte. Nel sogno avvertiva che sopra la sua sepoltura il custode del cimitero, invece di passare col tosaerba tra i marmi delle tombe, se la sbrigava col diserbante. Anzi il lazzaro per laute mance accettava liquami tossici che i suoi compari gli fornivano a bidoni. Quelle schifezze, scendendo fino ai suoi resti, innescavano delle trasformazioni da castigo infernale. Dall’incubo del sogno alla decisione oggi, dieci anni più tardi, di salvare sé ed altri.
Silva ha chiesto aiuto. Il giorno dell’inaugurazione si sono visti sul palco vari rappresentanti di istituzioni religiose. Si considera la necessità di avere nell’abazia uno scrigno di memorie, uno scriptorium per trasformare, rinnovare le tradizioni senza pretendere di abbandonarle, ricreando le occasioni di riconoscimento tra le persone.
Abazia Nuova nasce in un territorio di uomini solitari percossi dallo sconforto e dalla disperazione… molti si sono trasformati in lupi… non si cambia improvvisamente linguaggio per imposizione di qualcuno, per ispirazione profetica… opera il lavoro comunitario nel tempo… più si invecchia, più si abbandonano discorsi indecifrabili che risultano offensivi specie nel rivolgersi a persone anziane ed ammalate… ciò che non muta mai sulla scena del mondo è la parola del dolore…
I fondatori… le case di comunità sparse per un nuovo vangelo… scongiurare le caricature di comunità che si osservano negli eventi del consumismo, nell’esteso impazzimento di oceanici raduni di folle acclamanti al gesto del braccio che chiude un vuoto giro di frasi… se la ragione rappresenta l’uscita dell’uomo dal suo stato di minorità, la preghiera a sua volta dovrebbe rappresentare la fine di uno stato di soggezione… nella coscienza che l’aiuto dell’altro non può sopperire a tutte le necessità di chi l’ha invocato.
Dialogo fra uno spiritello
e un abitante di Melonia
SP – Oh tu, che te ne vai sì tranquillo che par nulla ti turbi, come funziona adesso lì da voi, in Melonia?
MEL- Scusa, ma tu chi sei che parli con voce così fioca che pare venga dall’oltretomba?
SP- E’ così in realtà, giacché mi trovo nelle alte regioni. Io sono lo spirito di quel greco che aveva una sì gran passione per gli atomi, che quando secoli dopo prese il potere l’Istituzione Spirituale ( si fa per dire) fu trattato come delinquente. Ma il buon Dio aveva subito riconosciuto la sua onestà intellettuale e ha tenuto qui me, suo spirito, assieme a quello di un mio grande estimatore, persona seria pur’egli, ma spacciato per gaudente e libidinoso, sempre dalla vostra Istituzione Spirituale ( si fa, ancora, per dire).
MEL- Da questa lunga risposta capisco solo, per il momento, che siete i trapassati! Allora sarete in tanti, anzi i più!
SP- Questo non è vero : qui ci son solo gli spirti delle persone che, quando eran lì giù, son state giuste e rette. Gli altri li abbiamo sistemati per bene, nelle varie Bolge.
MEL- Dimmi qualche nome di quelli che stanno con te, anche se non ho capito bene né il tuo, né quello del tuo estimatore.
SP- Beh, c’è lo spirito di uno, pover’anima, che siccome sosteneva la pluralità dei mondi, l’han bruciato vivo, ancorché fosse religiosissimo. C’è quello di un altro che, siccome pensava a una città fantastica dove tutte le cose belle fossero in comune, come sarebbe giusto, l’han torturato sì tanto che se alla fine gli tagliavi un dito manco s’accorgeva.
Ora è un reato grave, ma allora (cioè qualche secolo fa) si poteva, e pare che adesso si voglian ripristinare gli arrugginiti strumenti, perché sennò i delinquenti non confessano.....e pare che la vostra Capa sia d’accordo.
MEL-Ma dimmi almeno chi eran costoro di cui mi parli ?
SP- Se invece di legger il Giornalaccio su cui scriveva quello che voleva diventare nientemeno che Presidente della Repubblica ( su proposta anche della vostra Capa ), tu avessi la bontà di legger cose serie, lo capiresti. Ma quando lo spirito di quel disgraziato arriverà qui, lo conceremo per le feste e lo getteremo nella Bolgia dei cretini. Ce n’è un altro, uscito da un corpo ancor più antico, e che aveva la mania di donar tutto ai poveri : per qualche tempo se ne seguì l’esempio, nonostante le Istituzioni fossero incazzate con lui, ma poi ne è rimasto solo il nome, preceduto da una parolina di tre lettere. Ce n’è un altro, arrivato di recente ( il secolo passato), di uno che era stato messo dentro perché dicevan ragionasse troppo bene: pensa te!
MEL- Chi l’ha fatto mettere dentro?
SP- Quello che c’era nell’Italia chiamata Giovine, un duro, anche se spelacchiatissimo, che in men che non si dica ti falciava un campo di gran a torso nudo. Anche il suo spirito è stato messo a posto in Bolgia oscura, come meritava.
MEL- Ma, mi sembra strano che lì restino solo quelli che qui davano fastidio alle varie Istituzioni. Però suppongo che ci sia almeno lo spirito di quel grande attore che a cavallo sparava ai selvaggi, che non credevano nel nostro Dio, e che poi divenne Presidente di un grande Stato, e che diceva di battersi per la pace, a forza di cannoni, e che piaceva alla nostra Capa.
SP- Ma scherzi? Ma tu hai visto che faccia aveva? E poi uccidere i selvaggi era il suo hobby. No, no, e ti dirò di più : qui non han fatto entrare nemmeno lo spirito di quell’altro grande attore, tutto di bianco vestito, che in verità non aveva ucciso nessuno, ma era falso come Giuda. Pensa che copriva quelli della sua gente che amavano sollazzarsi coi bimbi : ora, per fortuna, c’è chi vorrebbe castrare questi sporcaccioni, ma se son vestiti di nero, o di rosso, sarà difficile. Si accontenteranno di castrare qualche povero diavolo, veramente malato, tanto per dar l’esempio : pare che la vostra Capa sia d’accordo anche su questo, e ciò per la fiamma di giustizia che arde fra le sue tettone.
MEL- Non credo che ricorreranno alle castrazioni, ora il paese, ehm... la nazione è sana, forte, sicura, ma per maggiore tranquillità si pensa di ripristinare la Guardia Nazionale Repubblicana, con a capo uno con le palle e coi baffi.
SP- Chissà poi chi vi vorrà invadere! Piuttosto se va avanti così sarete forse voi a invadere altri paesi, per disperazione.
MEL-Senti, e c’è fra voi, spiriti eletti, lo spirito di quello che si era sposato vergine e si batteva per la sacralità della vita e si diceva cristallino?
SP- No, il buon Dio ha deciso di intubarlo in un bara bollente, nella Bolgia più fonda, dato che a quel disgraziato piaceva intubare la gente moribonda in macchine costosissime. Poi ha fatto installare nella bara un collegamento telefonico con l’esterno, affinché il porcone potesse comunicare le sue porcherie e, comunicando, liberarsene. La cosa comica è che Dio dall’altra parte del filo ci ha messo un servo di Belzebù, che lo prende per il culo dicendogli che il telefono non funziona bene, così gli fa ripetere mille volte al giorno quelle porcherie : e lui si comunica, ma non si libera.
MEL- E del Covid che pensate lassù?
SP- Ma sai, qua ci sono persone per bene di scienza e di cultura, e siamo tutti convinti che smettere le mascherine sia una pirlata e che un lockdownino, ogni tanto, non guasti. Comunque, sei veramente contento di star in Melonia?
MEL- Contento o no questa è la democrazia : se su cento persone novanta sono coglioni bisogna pure rassegnarsi.
SP- Ho capito, quando tirerai le cuoia vedrò di trovarti un posticino qui, sempre che ti sia comportato bene e che ti sia messo a leggere finalmente cose serie. Bacioni.
In ammentu de sorre mia Mantonna (Piaghe, 1942-2022)
Bonu Annu 2023
Onzi fine annu nos auguramus mezóros pro su tempus benidore chi s’acúltziat. Ma su destinu non est in nostras manos, duncas devimus leare su chi nos aparitzat!
S’apesta Covid e su flagellu de sa gherra non b’at isperantzia chi benin a sessare! Naran chi cun custos males tota sa terra at a convivere: óbligu est de si rassignare.
E a sas isperas inue li do fundamentos? Chi non apan a mancare “salude e trigu”, comente naran sas peràulas augurales
chi cherzo inbiare cun saludos corales a sos familiares e parentes, a onzi amigu, a totu sas pessones de bonos sentimentos.
Paulu Pulina
| In ricordo di mia sorella Mantonna (Ploaghe, 1942-2022)
Buon Anno 2023
Ogni fine anno ci auguriamo cose migliori per il futuro che si avvicina. Ma il destino non è nelle nostre mani, quindi bisogna prendere ciò che ci prepara!
La peste Covid e il flagello della guerra non c’è speranza che vengano a cessare! Dicono che con questi mali tutta la terra deve convivere: l’obbligo è di rassegnarsi.
E alle speranze dove dò fondamenti? Che non manchino “salute e frumento”, come dicono le parole augurali
che voglio inviare con saluti cordiali ai familiari e parenti, a ogni amico, a tutte le persone di buoni sentimenti.
Paolo Pulina
|
In ammentu de sorre mia Mantonna (Piaghe, 1942-2022)
Bonu Annu 2023
Onzi fine annu nos auguramus mezóros
pro su tempus benidore chi s’acúltziat.
Ma su destinu non est in nostras manos,
duncas devimus leare su chi nos aparitzat!
S’apesta Covid e su flagellu de sa gherra
non b’at isperantzia chi benin a sessare!
Naran chi cun custos males tota sa terra
at a convivere: óbligu est de si rassignare.
E a sas isperas inue li do fundamentos?
Chi non apan a mancare “salude e trigu”,
comente naran sas peràulas augurales
chi cherzo inbiare cun saludos corales
a sos familiares e parentes, a onzi amigu,
a totu sas pessones de bonos sentimentos.
Paulu Pulina
In ricordo di mia sorella Mantonna (Ploaghe, 1942-2022)
Buon Anno 2023
Ogni fine anno ci auguriamo cose migliori
per il futuro che si avvicina.
Ma il destino non è nelle nostre mani,
quindi bisogna prendere ciò che ci prepara!
La peste Covid e il flagello della guerra
non c’è speranza che vengano a cessare!
Dicono che con questi mali tutta la terra
deve convivere: l’obbligo è di rassegnarsi.
E alle speranze dove dò fondamenti?
Che non manchino “salute e frumento”,
come dicono le parole augurali
che voglio inviare con saluti cordiali
ai familiari e parenti, a ogni amico,
a tutte le persone di buoni sentimenti.
Paolo Pulina
*
BOLZANO. Il primario del reparto di Neurologia dell’ospedale di Bolzano, Rudolf Schönhuber ha raggiunto il meritato pensionamento. Il primario, originario di Bolzano si è laureato in Medicina all’università di Milano e, dopo aver passato un un periodo di studio all’estero tra Stoccolma e Uppsala, ha intrapreso la sua professione presso la Clinica Neurologica dell’università degli studi di Modena. Nel 1977 ha ottenuto la specializzazione in Neurologia. Dal 1988 al 1991 è stato professore di Neurologia presso l’università di Modena occupandosi di neurofisiologia clinica, neuropsicologia e trattamento di malattie neuromuscolari e dove, in un gruppo di lavoro utilizzava già dal 1985, tra i primi in Europa, la tossina botulinica. Nel giugno del 1991, Schönhuber ha preso in mano, in qualità di Primario, le redini del reparto di Neurologia dell’ospedale di Bolzano dove, insieme al suo team, si è impegnato di aumentare le prestazioni ambulatoriali e il Day Hospital. Oltre all’ambulatorio neurologico, ha attivato una serie di ambulatori specialistici per venire incontro al meglio alle esigenze dei pazienti affetti dalle più importanti patologie neurologiche quali il Parkinson, l’epilessia, la sclerosi multipla e l’emicrania.
Guardiamocela benequesta LISTA.Ci vedo molti COCOMERI :verdi fuori MA rossi dentro.
Chi
vuol esser lieto
(ci) sia !
https://www.mondadoristore.it/Spending-review-vita-Lia-Sabbadini-Mirella-Zocchi/eai978889278159/
NdR - Per saperne di più clicca il link :
e, qui sotto, naso a naso ..
Cosa pensino i giapponesi degli americani dopo le due atomiche è cosa difficile da capire. Forse anche il più crudele aguzzino della Santa Inquisizione ( le torture operate dai cattolici eran più raffinate persino delle dissertazioni scolastiche dell'Aquinate ) darebbe le dimissioni se dovesse interrogare un giapponese per sapere i suoi pensieri. Io a volte a lezione mi scagliavo contro gli Yankee, per i motivi più disparati, e poi guardavo i volti dei miei studenti : ebbene, nulla o quasi traspariva. Ieri ho tentato per l'ennesima volta con la moglie, che mi ha parlato per una ventina di minuti, per concludere che : " la guerra è certamente una brutta cosa ". Avete capito ?
Per quanto riguarda l'uso delle atomiche, in teoria orrendo, era forse l'unico mezzo per far smettere la guerra. Io prima mi ribellavo a questa tesi, ma ora sto sperimentando sulla mia pelle ( per motivi che non è il caso di esporre qui ) che purtroppo era esatta : se hanno una convinzione, non la cambiano fino alla morte. Che gente sono questi giapponesi? Vi voglio raccontare una scena che ho visto la scorsa settimana, e poi giudicate voi. Dovevo attraversare una strada, ma il semaforo è diventato rosso e così son rimasto lì a guardare il lato di fronte a me. C'è una piazza a due livelli : sotto le fermate degli autobus, sopra dei giardini e dei negozi. Una scala collega i due livelli. Vedo una donna con un bimbo per mano che scende frettolosamente le scale. Arrivata a metà cade trascinando nella caduta il bimbo, e i due corpi uniti rotolano di qualche gradino, poi restano immobili. Penso che si siano rotti qualcosa, ma sicuramente qualcuno dei passanti li aiuterà, perché il semaforo dell'altra strada era ovviamente verde. Infatti la gente passa, guarda, e continua imperturbabile per la propria direzione. Siccome è un semaforo molto lungo(quasi 2 minuti ) saranno passate vicino alla donna e al bimbo circa una ventina o più di persone : nessuno ha fatto quei 4 o 5 metri per chiedere alla donna come stesse.
E per oggi basta così.
from 藤沢
Augurios de Bona Pasca Manna, fintzas in tempos de cundenna!
Ajò, sa Pasca Manna de Abrile mancu cust’annu cun s’iscobile at fatu serena sa ricurréntzia: àteru che catzare sa pestilentzia!
Mancaiat propiu solu sa gherra a rèndhere onzi die una cuntierra: vanos sos augurios pro sa paghe, corriatu at sa gherra su tenaghe!
E comente est possìbbile festare bessende in campagna, ca podimus, como chi su Covid paret miminare?
Pestilentzia e gherra sunu umpare, cale sia cosa che onzi die faghimus, sa mente e su coro ad angustiare!
Paulu Pulina |
Auguri di Buona Pasqua, anche in tempi di condanna!
La Pasqua di Aprile neanche quest’anno con la scopa ha reso serena la ricorrenza: altro che cacciar via la pestilenza!
Mancava proprio solo la guerra a rendere ogni giorno una contesa: vani gli auguri per la pace, coriacea ha la guerra la radice!
E come è possibile fare festa andando in campagna, dato che si può, ora che il Covid sembra diminuire?
Pestilenza e guerra stanno lì insieme, qualunque cosa ogni giorno facciamo, la mente e il cuore ad angustiare!
Paolo Pulina |
CANTO I
Proemio
SMARRIMENTO NELLA SELVA SCURA – LE TRE FIERE – VIRGILIO – PROFEZIA DEL VELTRO
SUNTO: Verso il 35° anno di età Dante si smarrisce in una selva oscura (che rappresenta il peccato) e acquista la speranza di salvarsi solo quando vede un colle illuminato (la vita virtuosa) che si appresta a salire. Viene però fermato da tre fiere che rappresentano altrettanti peccati: la lonza (lussuria), il leone (superbia) e la lupa (avarizia). Dante tornerebbe indietro se non gli apparisse l’ombra di Virgilio, poeta da lui ammirato, che gli consiglia un’altra strada e si offre di fargli da guida attraverso l’Inferno e il Purgatorio; nel Paradiso, dove Virgilio non può entrare perché non battezzato, la sua guida sarà Beatrice. A un certo punto Virgilio fa una profezia e annuncia che un giorno verrà un veltro che farà morire la lupa tra le sofferenze e la caccerà nell’Inferno da dove è venuta; questo veltro sarà la salvezza dell’umile Italia. Premesso che il veltro è un cane da caccia, non è chiaro a chi intendesse riferirsi Dante: molti hanno tentato di identificare questo personaggio in figure storiche, ma inutilmente. Probabilmente Dante intendeva riferirsi a una figura provvidenziale non meglio identificata (un soggetto comunque che “non si ciberà di beni materiali né di ricchezze, ma di sapienza, amore e virtù”) che avrebbe combattuto la corruzione riportando l’ordine sulla Terra.
TESTO
mi ritrovai in una selva scura
perché avevo smarrito la via maestra.
4 Ah come è difficile descrivere com’era
questa selva selvaggia e aspra e impervia
tanto che al solo pensiero la paura si rinnova.
7 È così penoso che poco più dolorosa è la stessa morte.
Ma per trattare del bene che io vi ho trovato
parlerò delle altre cose che vi ho visto.
10 Io non so bene come vi entrai
tanto ero assonnato in quel punto
in cui abbandonai la retta via.
13 Ma quando fui giunto ai piedi di un’altura
là dove terminava quella piana dov’era la selva
che mi aveva riempito il cuore di paura,
16 guardai in alto e vidi la sommità,
vestita dai raggi del sole che guida
gli uomini in ogni loro percorso.
19 Allora la paura s’è un poco acquietata,
quella paura che nel cuore m’era durata
quella notte che ho trascorso con tanta angoscia.
22 E come colui che con il respiro affannoso,
uscito dal mare sulla spiaggia
si volge indietro a guardare il mare in burrasca,
25 allo stesso modo l’animo mio, che ancora fuggiva,
si volse indietro a guardare il passaggio
che non ha mai lasciato vivo nessuno.
28 Quando ebbi riposato un poco il corpo stanco
ripresi la via per quel pendio deserto
cosicché il piede fermo era il più basso.
31 Ed ecco, al cominciare della salita,
una lonza leggera e molto veloce
coperta da un pelo maculato;
34 non si allontanava da me,
ma ostacolava il mio cammino tanto
che più volte fui tentato di tornare indietro.
37 Era il principio del mattino
quando il sole saliva in cielo con quelle stelle
che erano con lui quando l’amore di Dio
40 avviò per la prima volta i corpi celesti;
sicché l’aria del mattino e la primavera
erano motivo di ben sperare contro
43 quella belva dalla pelle maculata,
ma non tale che non mi desse paura
la vista d’un leone che apparve in quel momento.
46 Questo sembrava che venisse contro di me
a testa alta e con fame così rabbiosa
che sembrava che persino l’aria ne avesse paura.
49 E una lupa che nella sua magrezza
sembrava carica di tutte le bramosie
e fece vivere molte genti nella miseria,
52 che mi provocò una tale angoscia
con la paura che metteva la sua vista,
che io perdetti la speranza di raggiungere la sommità del colle.
55 E come quelli che facilmente accumulano ricchezze
e poi, quando arriva il momento in cui perdono tutto,
si rattristano e si lamentano,
58 allo stesso modo fece quella bestia irrequieta
che, venendomi incontro piano piano,
mi sospingeva indietro verso la selva oscura.
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13 febbraio 2022 . PRO.POSTA
9 febbraio 2022 . NdR
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6 febbraio 2022 . Allegra e le 96 tesi
Quadro precedente (8) pubblicato 25 gennaio. Vedi.
Rientrano Pietro e Allegra con aria di piena soddisfazione. In mano fogli che potrebbero essere fotocopie.
ALLEGRA. Ad Alessandro e Cesare. Allora vi ha annoiato la mia Gioiosa?
ALESSANDRO. Annoiato?
ALLEGRA. Ma sì, con questa faccenda della cospirazione.
ALESSANDRO. Le rivelazioni di Gioiosa ci hanno sorpreso e coinvolto.
ALLEGRA. Non dubitavo.
GIOIOSA. Ad Alessandro e Cesare. Sono contenta. Sono contenta di non trovarmi in una situazione d'allarme.
CESARE. Siete state costrette qualche volta a darvi alla fuga?
GIOIOSA. Finora no. Nella conversazione telefonica vedi la statura culturale.
ALESSANDRO. E incontrate gentiluomini, come dire, impazienti?
ALLEGRA. Capita, ma in quel caso sappiamo come invertire i tempi. Sulla cospirazione ci si svela dopo.
PIETRO. Alla fin fine svelandovi passano in secondo piano le lamentele sulla solitudine di voi religiose, già che ci confermate della possibilità di un sollievo.
GIOIOSA. La solitudine è accettata perché non si ha idea di quella che potrebbe essere una vita più completa.
ALLEGRA. Per i solitari c'è sempre la consolazione della filosofia.
PIETRO. Noi solitari neanche la filosofia ci consola.
CESARE. Ci consolano solo le donne. Siamo corrotti.
GIOIOSA. A Cesare. E non stai scherzando. Dici la verità. Siete corrotti non perché solitari, e questo non mi sembra proprio, ma perché come tecnici intervenite sul paesaggio umano come se fosse un paesaggio primordiale e non un paesaggio storico. Anche il corpo femminile per voi rientra in quel paesaggio aperto al dispiegarsi degli istinti.
ALESSANDRO. C’è dell’acume in questa tesi.
CESARE. Ad Alessandro. Non sei nuovo a questo tipo di accuse da parte di una donna. Lo sappiamo.
GIOIOSA. Voi, puri tecnici, semplici manipolatori di macchine, siete selvaggi con una religione primitiva che vi mantiene così, selvaggi.
PIETRO. I discorsi che sentivo con Teresa nei salotti parigini.
ALLEGRA. Hai nostalgia di questa Teresa, vero? Era più carina di me?
PIETRO. Era carina. Punto. Adesso il mio desiderio è ragionare con donne che non mi innervosiscano chiedendomi di più di quello che i miei studi possono dare.
ALLEGRA. Selvaggio!
CESARE. A Gioiosa. Io sarei interessato a una discussione con te sul peccato originale che mi mantiene in uno stato di selvatichezza. Andiamo di là e mi spieghi?
GIOIOSA. Andremo e ti accontenterò, ma voglio capire prima se Pietro ha afferrato il nesso tra corruzione e paesaggio.
CESARE. Sullo sfruttamento delle risorse.
PIETRO. Da condividere? In teoria d'accordo, purtroppo nella realtà c'è sempre una precedenza nei processi della evoluzione naturale.
ALLEGRA. Appunto. Selvaggia è ogni precedenza, ogni scala gerarchica.
PIETRO. E con questo intendete anche dire che cerchiamo le femmine e non riusciamo a vedere le donne.
ALESSANDRO. No! Brindiamo alla grazia e alla intelligenza delle nostre… donne.
ALLEGRA. Agli uomini illuminati, agli illuministi!
Si muovono per bicchieri e spumante. Sono quindi tutti pronti a brindare, ma…
GIOIOSA. Scusate. Ho uno strano pensiero.
ALLEGRA. Anch'io ho uno strano pensiero.
CESARE. Io da tempo.
PIETRO. Alle donne. Avevate un pensiero che rischiava di sfuggirvi?
ALESSANDRO. Io mi ero fissato.
ALLEGRA. Infatti, Gioiosa, i nostri amici hanno uno sguardo, come dire, tra il sospettoso e l’impaziente.
GIOIOSA. Ti credo. Sono in tre e hanno solo due femmine, scusate, solo due donne.
CESARE. Sia gioia condivisa anche così!
ALESSANDRO. Così proprio no.
Levano i bicchieri baciandosi e abbracciandosi. Musica jazz. Alessandro sembra il più trascurato dalle ragazze.
GIOIOSA. Sarebbe un vero brindisi alla gioia se si fosse qui in una situazione di parità tra noi.
ALLEGRA. Beh. Potremmo risolvere la disparità con questi nostri amici. Ti pare? Ai tre. Mi permettete una telefonata?
PIETRO, ALESSANDRO, CESARE. Sì!!!
GIOIOSA. Allegra viene con me allora.
Allegra e Gioiosa escono.
ALESSANDRO. Non sono pazze. Non sono pazze. Evviva!
CESARE. Fantastiche sono. Convertite dalle vecchie alle nuove costumanze.
ALESSANDRO. Nuove, nuove. Però, carissimi, ditemi un po', quando avremo risolto il problema della parità di numero, ditemi, come la mettiamo col problema di chi ha avuto o non ha avuto?
PIETRO. Succederà che dobbiamo comportarci con intelligenza e serietà. Chi pensava di trovarci davanti a suore con fantasie romantiche, aperte al mondo?
CESARE. Il problema sarà com'è la terza che arriva.
ALESSANDRO. Dovremo ripensare i criteri di scelta.
PIETRO. Come sarebbe a dire?
CESARE. Alessandro ti chiede se ormai hai messo fuori gioco Allegra mentre eravate di là.
PIETRO. Quella fuori gioco… Ha di quelle riserve…
ALESSANDRO. Ma sì, l'ha ammesso che non è votata tutta al cielo. Vogliamo sapere come è andata veramente.
CESARE. Lui vuol sapere se deve lasciartela per chiudere la partita o provare lui.
PIETRO. Provi, provi.
ALESSANDRO. Una come Allegra me la sposerei anche a costo di tradire un amico.
PIETRO. Ti darei una mano in caso di crisi.
ALESSANDRO. Va' a farti…
CESARE. E se quella che arriva è una suora integerrima? Ahinoi. Mi fa impazzire la Gioiosa. Combattuta com'è tra terra e cielo, io con la mia formazione laica la salverei. Mi piacerebbe darci però prima un colpo e vedere.
PIETRO. Senza aspettare l'altra che magari vorrà pure darti un'occhiata? Dare un colpo a Gioiosa senza vedere la terza che arriva?
Irrompe Gioiosa che si butta su Cesare afferrandolo per la camicia.
GIOIOSA. Sei un farabutto, ragazzo. Ti faccio impazzire. Ma la merce che arriva potrebbe farti impazzire di più. È così? Vuoi prima valutare me? Darmi un colpetto? Via. Andiamo. Tanto su Allegra non farci più conto. Cucù! La favorita di Pietro, il grande. Aspettiamo la terza missionaria? Lo molla. Aspettiamo. Ti consiglio di aspettare. Vedrai la femmina integerrima che arriva. Rivolta ai tre. Questa è ostinata, ancora più addentro al complotto per la riforma della Chiesa e si è fatta molti amici intellettualmente più attrezzati di voi. Ma non illudetevi che stia ai vostri giochi e alle vostre fantasie.
CESARE. Inchiodata al voto di castità.
GIOIOSA. Ride. Schiodata del tutto, se è per quello. Oh! L'ho sentita io in uno dei suoi incontri segreti con religiosi incendiare gli animi recitando il discorso di lord Biron ai suoi amici in Pene d'amor perdute di Shakespeare: - Considerate quello che un tempo avete giurato: studiare e non veder donne. E al momento in cui avete giurato di dedicarvi allo studio, alla conoscenza, ognuno di voi in realtà ha rifiutato di leggere il miglior libro che esista al mondo. E quando potreste mai scoprire l'eccellenza dello studio senza l'aiuto di un volto femminile? Condannandovi a non leggere il libro della vita negli occhi di una donna voi avete rinnegato la stessa funzione della vista e chiuso il libro che nessuno dei più fantasiosi autori potrebbe mai scrivere. -
PIETRO. Giusto. Mi pareva.
CESARE. Shakespeare conforta sempre.
GIOIOSA. Non è tutto. Costei è bravissima anche, diciamo così, nel controspionaggio.
CESARE. Usa la camera da letto per scoprire l'infiltrato?
GIOIOSA. Esattamente. Ha un'arte finissima a letto. Scopre il nemico e castiga il deficiente.
PIETRO. A Gioiosa. Adesso non stare a intimidirci. Che l'avreste chiamata a fare? Se costei ha l'arte finissima di individuare a letto la spia come l'imbecille, io ti dico, quanto a me, che potrebbe anche sorprendersi di stringere tra le braccia uno abituato al doppio gioco.
GIOIOSA. Ti prenderai la soddisfazione di sentirla godersi con te e nel contempo leggere nei suoi occhi il sospetto su un tuo possibile doppio gioco.
Irrompe Allegra che fa con lui la stessa scena di Gioiosa con Cesare.
ALLEGRA. Eccolo il doppiogiochista, il cane infedele. Tu sei quello delle soddisfazioni ininterrotte, brutto selvatico selvaggio, ingegnere elettrico, tecnico illuminatore senza attrezzatura, senza letteratura, senza filosofia, senza maestri di pensiero, ignorante di Socrate, del pensiero di Platone, di Aristotele…
PIETRO. Continuando a difendersi e a ridere. Di Aristotele mi dispiace davvero.
Alessandro e Cesare esprimono con gesti la loro sorpresa per la scena in corso.
ALLEGRA. Di Confucio no? Con una mano lo tiene per la camicia e con l'altra lo afferra per i capelli.
PIETRO. Dei cinesi mi frega meno.
ALLEGRA. Ignorante del pensiero di Sant'Agostino e di San Tommaso.
PIETRO. Di Erasmo da Rotterdam.
ALLEGRA. Di Machiavelli e di Lutero.
PIETRO. Di Galileo.
ALLEGRA. Di Voltaire.
PIETRO. Di Diderot e di Rousseau.
ALLEGRA. Di Pietro ed Alessandro Verri, milanesi.
PIETRO. Di Cesare Beccaria, milanese anche lui.
ALLEGRA. Di Marx e di Freud.
PIETRO. E insieme con questi due di tutti i maestri del sospetto.
ALLEGRA. Del sospetto sulle tue turpi intenzioni.
CESARE. Che fulmine! Questa è vera gelosia!
ALESSANDRO. Mortificato. Aspetto la terza indemoniata.
Pietro stringe Allegra in un forte abbraccio che volge a un ballo. Si uniscono Gioiosa e Alessandro. Cesare rimane solo in disparte. Pietro e Allegra poi si eclissano allacciati.
GIOIOSA. Agli altri due uomini. Una felice conversione del vostro amico.
CESARE. Penso che in quel vostro libello devono esserci ancora dichiarazioni molto pertinenti su illetterati come noi, senza maestri, senza luce di pensiero. Gradirei delle fotocopie da studiarmi a casa. Andiamo a farle di là?
GIOIOSA. Non andiamo da nessuna parte. Vedi prima come si presenta la terza signora. Ti concentrerai su di lei.
CESARE. Non è quella che scopre le spie a letto?
GIOIOSA. A Cesare. Le scopre a letto e a prima vista. Di più. Se ti vede convinto delle nostre tesi ti arruola nel controspionaggio e tu con astuzia ti godi anche le suore tradizionaliste. Ad Alessandro. Allora, Alessandro, vieni tu ad aiutarmi con la fotocopiatrice?
ALESSANDRO. Certo che sì. Ma alla copiatrice adesso non sono occupati Pietro e Allegra?
GIOIOSA. Non credo. Saranno occupati in qualcos’altro quei due.
Escono. Cesare rimane solo.
Fine secondo atto
Operarsi nel Paese del Sol Levante
Ne me genuisse puderes, o Cusm ! infatti chi tra i tuoi figli, se non io, ha sfidato l’Idra sanitaria sollevantina, terribile come quella Lernea ? do un consiglio : da queste parti, chi avesse un problema, degno di operazione chirurgica, non deve programmare coi medici l’intervento, ma farebbe meglio ad aspettare di essere vicino alla morte, in modo da venire ricoverato con urgenza e operato senza tante storie ( ovviamente con qualche rischio... di esser falciato ) – Scusa, figliolo, che discorso sarebbe questo? – Se lei, gentil signore, ha un po’ di pazienza, glielo spiego subito : prima di un’operazione programmata sono necessari esami da sostenere, documenti da compilare oltre a istruzioni da seguire. Ma tutte queste belle cose sono di stirpe lernea, nel senso che fatto un esame ne spuntano altri 3, che poi ovviamente divengono 9, e via dicendo. Lo stesso per i documenti e le istruzioni. I primi son fastidiosi per chi li sopporta ( c’è mancato poco che mi contassero anche i peli ), i secondi per chi li compila o li legge, che deve essere sollevantino, altrimenti ci vorrebbero mesi. Cosa ci fosse scritto, e cosa dovesse scrivere ed osservare il paziente, lo ignoro : so solo che mia moglie gli ha letti e compilati da sola, senza dirmi niente, quindi ciascuno ne tragga le conclusioni che vuole. - Ma perché, figliolo, sei andato a vivere in un posto tanto lontano ? - Questo non è affare che la riguardi. Comunque una volta entrato nell’ospedale ho visto il chirurgo, giovane e carino, però avevo saputo ( e questa è l’unica cosa, relativa al contenuto delle istruzioni che mia moglie mi ha riferito) che sono vietati i “sexual harassment”, per cui mi sono limitato a un cortese saluto, con aggiunta di inchino. Dopo il chirurgo è arrivata un’infermiera che muoveva il culo così dolcemente e con tanta grazia che quasi dimenticavo gli avvertimenti. Ma ho tenuto duro : s’intende il proposito di seguire agli avvertimenti. - Eh, eh, queste parolacce.... - Ma vuole star zitto? Infine mi hanno messo un bracciale con scritto il mio nome, come quello che si mette nei nostri ospedali ai bambini. Ma i bambini sembrano tutti eguali e poi non parlano, mentre diverso è il caso degli adulti : comunque se c’è una cosa che qui non manca sono gli scrupoli. Ed eccomi nella mia camera, dove sistemo le mie poche cose : PC, 2 libri e qualche indumento. - E un libro di preghiere ? – NONE ! La cena ve la potete immaginare. La notte la passo male, colpa dei cuscini sollevantini, veri strumenti di tortura : un sacchetto di 20 per 30 per 10 centimetri ripieno di pezzettini di plastica dura : chi l’avrà inventato? La mattina seguente – ossia il giorno in cui mostrerò le viscere cusmine – inizia con una processione : una infermiera stupida, una meno, il chirurgo, il vicechirurgo, l’assistente di uno dei due, l’anestesista e l’aiuto anestesista, il dietologo, il dermatologo, lo psicologo, il petologo.... – Adesso non esagerare, figliolo ! - Va bene, forse qualche “logo” me lo sono inventato io, ma lei la vuol smettere con questo “figliolo”? C’erano, comunque, un sacco di persone : si sono presentate, mi hanno guardato solo un secondo, mi hanno chiesto il nome, lo hanno verificato col lettore elettronico del braccialetto, e se ne sono andate via di gran fretta : cosa volevano ? Poi mi preparano per la sala operatoria : mi fanno indossare una veste e delle mutande giapponesi, che consistono in un rettangolo di stoffa bianca con, su uno solo dei lati minori, due strisce di tela di 1 cm per 30 : chi indovina come si mettono? Entro e rivedo il chirurgo carino attorniato da 4 assistenti che sembrano più che carine. Vi stupirete, ma mi hanno chiesto il nome e che cosa dovevo far togliere. Non potevo dire un nome diverso, perché avevo il braccialetto, ma mi sono rifatto dicendo che dovevo far tagliare l’uccello. Si sono divertiti un mondo, perché un sollevantino non direbbe mai una cosetta così ! - Oh oh, che spirito di cipolla ! - Beh, so che voi sull’uccello non scherzate................ Quando mi sono svegliato ero conciato male, e lo sono stato per tre giorni, con dolori fortissimi, perché l’operazione è durata 4 ore, dato che la mia cistefellea era enorme e conteneva tre pietre grandi come le nocciole, che secondo me simboleggiano le tre Furie che ho avuto nella vita : ma perché ai mortali toccano sempre tante disgrazie? - Scusa, figliolo, ma non bisogna sindacare nelle cose della provvidenza, la quale, appunto perché provvidenza, provvede cose ai mortali : a lei 3 pietre e 3 Furie, ad altri i virus, ad altri ancora guerre, disastri, sciagure ecc, seguendo però un disegno divino che...... - A lei avesse provvisto un ..... ! - Queste cose non si dicono, e poi sono i mortali che si sono comportati male mangiando la mela! - Capirà, il povero Adamo aveva fame e davanti agli c’era un figone della madonna che ballava dicendo: “se non la mangi, non te la do!” E cosa doveva fare poveretto ? Francamente mi sembra incredibile che ci siano cretini come lei, il Manzoni e tanti altri, che avevano e hanno ancora in testa la provvidenza, dopo tutto quello che si è visto e si vede. Ma io lascio perdere e per tirarmi su il morale mi rileggo l’elogio a Epicuro, ricordo con affetto il Valla che vi aveva smascherati, e abbraccio il grande Robespierre.
from 藤沢
pietro.maddaluna@gmail.com