Copertina


Blog fondato da Giuseppe "Pippo" Ripa


dedicato a GIOVANNI ARDIZZONE


in memoria di Luciana Donazzi

scomparsa il 24 agosto 1997, gentile amica di tutti noi,

in memoria di

Claudio Bertoluzzi (✝ luglio 2006) - Pier Luigi Golino (✝ maggio 2003) - Luciano Riffaldi - Salvatore Gozzo - Guido Gennaro - Danila Zadra (✝ 11 aprile 2007) - Tiziana Begarani - Marina Bonora - Nino Amato - Gegé Falaschi - Vincenzo (Gianni) Pennetta - Matteo Guerini (✝ aprile 2006) - Lalla Bosi - Marco Pennacchioni (✝ 1994) - Valentino Santoni - Augusto Agazzani (2011) - Anna Nay Savina - Enzo Baldoni - Gino Gorgoglione (✝ dicembre 2011) - Giuseppe Ripa (✝ 24 maggio 2012) - Mario Pramaggiore (✝ 16 giugno 2012) - Fausto Salghetti (28.11.2013) - Salvatore Caputo (10.01.2015)

Daria Acquisti (9.06.2016) - Roberto Baldini - Giorgio Scaglia (2007) - Marchionni - Franco Selandari - Gigi Ziliani (8.12.2016) - Mariella Alitti (9.03.2017) - Francesco Molinini (13.08.2017) - Marinetta Bagliani - Mario Gervasoni - Nik Sacharidis - Cinzia Mariotti - Liberto Cavallone (18.01.2019) - Franca Gaspari 31.03.2019 - Edmondo Gangitano (20 febbraio 2018) - Corrado Lamberti (17.04.2020) - Gianni Abbate (8 maggio 2020) - Marcello Montedoro (ottobre 2020) - Adele Tonini (22 febbraio 2021) - Annamaria De Pietro (novembre 2020) - Dario Rocchegiani (2 settembre 2021) - Enzo Ruggiero (ottobre 2021 - Gabriella Livieri (28 gennaio 2022) - Luisella Guerra - Rudy Schonhuber (1 novembre 2022) - Vincenzo Marti - Giuseppe Bortoluzzi (17 aprile 2022) - Laura Bertolotti (1 marzo 2023) - Vincenzina Centofanti (27 marzo 2023) - Luigi Fedele (4 maggio 2024) - Paolo Pulina (27 luglio 2024) - Giancarlo Comi (27 novembre 2024) - Fernando Palombo (28 novembre 2024)

novita'

Quale è la cosa più difficile di tutte? Quella che sembra la più facile: con gli occhi vedere ciò che davanti agli occhi si trova. (Goethe)

lunedì 20 maggio 2024

                                          la

B  A  C  H  E  C  A
          del  CUSM

PREMESSA  :
se vuoi informazioni 
sul nostro gruppo, 
sul BLOG ,  sul CUSM,
 o vuoi lasciare un tuo ricordo 
su quegli anni o quanto altro,
 mandami una MAIL  :
pietro.maddaluna@gmail.co


^
^^^
ATTENZIONE  TROVI TUTTO  
(con gli  altri SERVIZI) 
scorrendo nella colonna di sinistra alle voci  
"ARGOMENTI", nella  versione WEB  del BLOG.
( Tra essi quanto già qui, in bacheca, pubblicato )
Altre INFO  :  in fondo a questa Bacheca
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-------        cusm     --------
 
Dipinte in queste rive
Son dell' umana gente
Lmagnifiche sorti e progressive

______________________________________.
_____ l BACHECA  del  CUSM _____
NB  in apertura ascolta/vedi  ...  di Franco Bonini 
______________________________________

prima di tutto  CLICCA   il  link
 ( alla mia generazione,  di  Franco Bonini )  :









*
UNODUE
In  Ricordo  Degli  Amici  Cari 
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UNODUE
In  Ricordo  Degli  Amici  Cari 
*









nostro  carissimo
Fernando Palombo
//
Cari Colleghi, 
ho appena saputo che alcuni giorni fa, il 28 Novembre, a seguito 
una emorragia cerebrale Fernando ci 
ha lasciato. 
Questa notizia mi rattrista molto e sono sicuro che tutti quelli di voi 
che hanno conosciuto Fernando, provano lo stesso mio dolore.
Lo ricordo con grande affetto e simpatia, per il suo impegno in vari  
progetti di Fisica tra cui il più importante e' stato BABAR, ma anche 
come un professore che ha insegnato con passione, che ha avuto molti 
allievi che hanno reso orgoglioso il loro "maestro" diventando Docenti 
in varie Università, ricercatori in INFN o in Centri di Ricerca 
Internazionali 
Con i suoi allievi e con molti colleghi era riuscito ad instaurare un 
rapporto profondo e sincero di amicizia, che e' continuato anche dopo 
il suo pensionamento. 
Uniamoci in un abbraccio alla moglie Francesca ed ai suoi due figli in 
questo momento di grande dolore. 
Dedichiamogli un pensiero ed una preghiera. 
Mauro Citterio 

Mail giratami dal nostro Carlo De Martinis (docente emerito di fisica).  
Mauro Citterio è il direttore dell'Istituto di Fisica Nucleare (INFN) sezione di Milano
//
il tuo sorriso sarà sempre nel nostro cuore
*





2 dicembre 2024 . e poi ..
non rimase nessuno.
Mario Rasella mi informa che 
Giancarlo Comi 
era stato un cusmino (illo tempore).
//
Gianclaudio Marini mi informa che 
Piero Genovesi
frequentatore del CUSM, amico di molti di noi, è mancato nel 2019 
(viveva a Melbourne).
^^







26 novembre 2024 .  Oggi a Milano
Per un giro alle Gallerie d' Italia (il genio di Milano)
ed una pizzata in compagnia.     Da sx : Guido Noè, 
Pietro Maddaluna, Alberto Giussani, Mario Liccardi
(organizzatore), Fabio Lunelli, Giacomo Zerilli, 
Massimo Appiani, Giovanni Leo.         Cusmini OTTO.
E
scultura di Lucio Fontana (Gallerie ..)
*







25 novembre 2024 .  Zecchi - Voghera
Stefano Zecchi il 28 novembre sarà alla Biblioteca 
Civica Ricottiana di Voghera :  vedi la locandina
*

   





10 novembre 2024 .      Catania, mercoledì 13
    Domenico Seminerio, mercoledì 13 novembre a Catania !!
Ghiotta occasione per Cusmini catanesi / limitrofi
*





10 novembre 2024 .      Milano, domenica 17
Mirella Zocchi
domenica 17 novembre
alla Fabbrica del Vapore (Mi) ore 11,
presenterà il suo nuovo libro . Siamo tutti invitati .. 
.. anche per godervi il  RICCO APERIVO 
che accompagnerà l'evento !
^

^







26 ottobre 2024 .      NIET
Purtroppo mi vedo costretto a 
DISDIRE
l'incontro conviviale già previsto alla
Torrazzetta   sabato  16  novembre.
Spero vivamente di poterlo fare
con miglior FORTUNA PREPARAZIONE
nella primavera del 2025 (aprile ..).
Pietro Maddaluna
(Piero)
*




19 ottobre 2024 .      13
gli
Noi ci saremo :
1. Marinella Mirinino
2. Mirella Zocchi 
3. Gianbattista Giudici
4. Beppe De Nardin
5. Nino Alloggio
6. Daniele Mascanzoni
7. Edoardo Sanfilippo
8. Pietro Maddaluna
9. Anna e
10. Luigi Bonani
11. Lucilla e
12. Giacomo Zerilli
13. Angelica e
14. Francesco Manigrasso
15. Fernando Palombo      
^^^

(NB :  navetta   da Milano e   da stazione FS di Voghera)

          ^^^






13 ottobre 2024 .    Partiti !!
Prenotato pranzo alla Torrazzetta per sabato 16 novembre !
Abbiamo già dieci iscritti,  eccoli ...
gli
ORA  tocca  a  TE !
^




 
12 ottobre 2024 .   La Proposta
In base alle indicazioni ricevute
direi :    " sabato 16 novembre "
Obiezioni ?
Nel caso,  ENTRO DOMANI  (domenica mattina)
PS :   costo 45 euro
Ci siamo già stati due volte,
comunque vedi  :   https://torrazzetta.com/
^^^



10 ottobre 2024 .   31mo
Alla luce delle indicazioni fino ad ora pervenute (ore 10,25 di oggi),
i giorni papabili per il possibile incontro di novembre sono 
sabato 16  e domenica 17.                Il pranzo quota 45 euro.
**













ottobre 2024 .   Così
Paolo ti ricordiamo così : là su,
con  il  microfono  in  mano  ...



ottobre 2024 .   Nuovo libro
Pubblicata l' ultima opera di Luigi Bonani

La crocifissione di Gesù sul Golgotha è uno degli eventi fondativi del cristianesimo. In questa rilettura originale e senza precedenti, uno strumento di guerra come un carro armato tedesco – il Tiger II o Konigstiger – della seconda guerra mondiale entra in scena in modo inaspettato.
Cristian, un giovane nazista dalla smania di rivincita, e Ludwig, un disincantato nemico del regime, si ritrovano loro malgrado catapultati in quel tempo remoto che ha segnato una svolta nella storia, così come nel Novecento il nazismo ha sconvolto il mondo intero.
Ha senso parlare di storia con i se? È solo fantascienza o un inutile esercizio di stile? O forse è un modo inedito di riflettere su quanto di definitivo ci è stato nel realizzarsi di una sentenza capitale…

Vedi :    https://www.gruppoalbatros.com/prodotti/konigstiger-luigi-bonani/








a t t e n z i o n e  !  ...
             A
Alcuni amici del CUSM mi sollecitano ad un incontro conviviale tra gli irriducibili.
Nel caso penso lo si potrebbe tenere in novembre alla Torrazzetta : sabato 9 o 16,
domenica 10 o 17.  
Per ricordare ma anche ben mangiare (bere) e scambiarci di persona gli auguri per le
incombenti festività.

Se ci vorrai essere anche TU,  rispondi a questa mia indicando le date a te congeniali 
o suggerimenti alternativi.

Per il resto vai sul Blog ove (tra l'altro)  hai modo di visualizzare i precedenti incontri 
tenuti alla Torrazzetta, posto facilmente raggiungibile da Milano in auto (o in treno 
arrivando a Voghera e usufruendo poi del solito servizio taxi.cusm gratuito).
DEL C U S M







settembre 2024  . da Carlo Di Alesio ..
.. in ricordo di Paolo

Degli amici conosciuti al CUSM Paolo è stato presto, quasi subito, quello con cui i miei legami sono stati più forti. Era in un certo senso naturale: frequentavamo la stessa facoltà, Lettere, lo stesso indirizzo – moderno – e lo stesso percorso, quello filologico-artistico. Le nostre camere erano contigue, al primo piano del corpo basso. Coincidenti, per lo più, i trasferimenti in pullman fra via Festa del Perdono e il CUSM, in compagnia di Marinella e delle amiche e degli amici delle facoltà umanistiche, e non poche le lezioni che frequentavamo insieme, come pure le assemblee in Aula Magna, che nel ’68-9 e negli anni seguenti si susseguivano a intervalli brevissimi. Innumerevoli, pertanto, le occasioni di conversazione e di confronto (rese a volte più piacevoli, in collegio, dalle cibarie che Paolo di tanto in tanto riceveva dalla Sardegna e che, generoso anche in questo, condivideva con gli amici) . E varie le avventure e le disavventure vissute insieme. Tra le prime che ricordo, l’essere fermati dalla polizia durante la manifestazione di protesta per la visita in Italia di Nixon nel 1969 e condotti in Questura, dove poi ci raggiunsero, fra gli altri, Giulio Reggio, Lina e Ciccio “Siringo” (la denuncia per “adunata sediziosa e manifestazione non autorizzata” venne poi archiviata in seguito a una amnistia). Abbiamo preparato e sostenuto insieme alcuni esami; tra questi, Storia dell’arte, in un gruppo che comprendeva anche Giulio, con Agostino Conte che si era arrogato la funzione di osservatore per conto del Movimento Studentesco e assisteva appollaiato su un armadietto metallico.

Di una esercitazione che preparammo per l’esame di Storia della Lingua italiana Paolo conservò i materiali e vari anni più tardi volle pubblicare nel “Bollettino per biblioteche” da lui curato.

Aveva solo un anno più di me, ma per me è stato una guida preziosa, oltre che un amico, e grazie a lui ho potuto orientarmi più velocemente e con maggiore sicurezza nei meandri della cultura italiana; conservo ancora alcuni libri acquistati da lui o scambiati con lui. Ed è osservando il suo modo di prendere gli appunti e di organizzarli, di chiosare i testi e di studiare, che ho migliorato il mio modo di lavorare. Paolo è stato forse, fra gli amici di allora, quello che ricordo e che più di tutti mi sento di nominare, senza esagerazione, anche come un maestro.

Da Carlo in ricordo di Paolo

***






Ieri, 27 luglio 2024,
 è morto
Paolo Pulina
Ultimo saluto al fondatore (con Pippo) di questo nostro 
punto di incontro e aggregazione.
Paolo è stata la persona più vicina, per Luciana e per me, dei (dai) tempi del nostro CUSM. Non solo geograficamente :  tutti infine residenti nell'oltrepò pavese dove ad ultimo arrivò anche  Pippo (Ripa)..
//
Il funerale avrà luogo martedì 30, 
ore 10, chiesa  di  Santa Giuletta (pv)
^ 
Siamo tutti stretti a Marinella
 ciao,   Paolo ! 
//
Grande il cordoglio sui media,     UNO per tutti :
^











7 giugno 2024 . Luigi Fedele
In collegio dal 1967.   Luigi muore il 4 maggio 2024.
Di seguito (dal web) il suo curriculum.

Prof. Luigi Fedele

Area specialistica: Ginecologia e Ostetricia

Curriculum vitae

Nato il 26 dicembre 1947.

Laurea in Medicina e chirurgia, Università degli Studi di Milano (1972).
Diploma di specializzazione in Ostetricia e Ginecologia, Università degli Studi di Milano (1976).
Diploma di specializzazione in Endocrinologia, Università degli Studi di Milano (1981).


1975: Assistente ospedaliero (Istituti Clinici di Perfezionamento, Milano).
1976: Assistente universitario (Università degli Studi di Milano).
1982: Professore Associato, Clinica Ostetrica e Ginecologica (Università degli Studi di Milano).
1994: Professore universitario di I fascia e Direttore della Cattedra di Fisiopatologia della Riproduzione Umana (Università degli Studi di Bari).

Dal 1997 al 2000: Direttore dell’Istituto di Clinica Ostetrica e Ginecologica (Università di Verona).

Dal 1997 al 2001: Direttore della Scuola di specializzazione in Ginecologia ed Ostetricia (Università degli Studi di Verona).

Dal 2002 al 2005: Direttore della Cattedra di Ginecologia e Ostetricia presso il polo universitario Ospedale San Paolo, Milano (Università degli Studi di Milano).


Dal 2005: Direttore della U.O. Clinica Ostetricia e Ginecologia II - Clinica “L. Mangiagalli”, Milano (Università degli Studi di Milano).

Dal 2007: Direttore del “Dipartimento per la salute della donna, del bambino e del neonato”, Fondazione Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena.

///






27 giugno 2024 .     1969/1970
"Cusminorum Fragmenta" vede la sua fine oggi.
Spero che qualcosa sia piaciuta a qualcuno.
Ho cercato di mantenere il mio modo di vedere 
le cose nei quattro anni passati con i cusmini e
le cusmine.
Sono stati anni meravigliosi, ma a volte anche
difficili.
Così Norma Casilio scrive inviandomi l'ultimo capitolo (il quarto) del
suo "Cusminorum Fragmenta" oggi in pubblicazione sul nostro BLOG.

CUSMINORUM  FRAGMENTA
- 4 -
Anno accademico 1969/1970.

ANNO ACCADEMICO 1969/1970

 

1) Quando all’improvviso mi scoppiò tra le mani una vera bomba atomica

Durante il mio terzo anno accademico mio padre aveva insistito moltissimo per farmi abbandonare Milano e tornare in seno alla famiglia che si era trasferita al completo a Roma.

Ma, dopo l’esame di paletnologia che si era concluso nel giugno 1969 con il brillante risultato di 30, avevo parlato con il prof. Rittatore che mi aveva dato l’ok per la tesi. Ero solo agli inizi di una ricerca ed avevo bisogno di qualche mese per scegliere un argomento da sviluppare e proporlo al professore. Ma avevo un intero anno accademico davanti a me per riflettere...

Ed ecco che all’improvviso mi scoppiò tra le mani una vera bomba atomica: non mi rinnovarono la borsa di studio per l’ultimo anno di frequenza!!! E questo significava che ormai dovevo lasciare Milano e trasferirmi a Roma. E dovevo al più presto lasciare il CUSM...

Ma chi la dura la vince! Ero arrabbiatissima, perchè i miei esami erano andati tutti a gonfie vele e non riuscivo a capire perché ero stata estromessa dal gruppo dei borsisti. Lo chiesi al ragioniere che  lavorava nel CUSM e lui, gentilmente, mi disse che questa estromissione non poteva derivare dai miei voti, bensì dal reddito familiare aumentato per il lavoro di mia madre. Poiché ero la prima che non era stata ammessa, poteva anche capitare che qualcuno rinunciasse al posto nel CUSM, nel qual caso io, con ogni probabilità, avrei potuto occupare il posto del rinunciatario.

Era solo una speranza, ma proprio per questo lo ringraziai. In ogni caso ora dovevo lasciare il CUSM... Mi trasferii al Bassini, decisamente più economico, e cominciai ad arrovellarmi per restare a Milano e concludere gli studi a Festa del Perdono.

 

2) Chiacchierando con Pippo Ripa la fortuna si presentò...

Qualche giorno dopo, in una sera di novembre, tornavo lentamente verso il collegio Bassini dalla fermata della metropolitana (Piola, forse). Ero un po’ abbattuta. La mia famiglia, dopo la mia mancata accettazione nel gruppo dei borsisti, premeva perché ormai lasciassi Milano e cambiassi università iscrivendomi alla “Sapienza” di Roma. Piccolo particolare: Giorgio era a Torino, studiava ingegneria al Politecnico di quella città e presto, a dicembre, si sarebbe laureato. Non avevo alcuna intenzione di spostarmi a Roma!!! Dovevo assolutamente trovare un lavoro.

Ad un tratto si materializzò accanto a me Pippo Ripa, anche lui di ritorno dalla fermata della metropolitana. Ci conoscevamo solo di vista, come capitava a molti in collegio, dove in realtà si frequentava solo un ristretto numero di amici, spesso della stessa facoltà e dello stesso anno. Ci mettemmo a parlare. Pippo comunicava un senso di tranquillità, con la sua voce pacata, e mi ritrovai a raccontargli tutti i miei “guai”. Lui mi fece sfogare, mi ascoltò con pazienza ed attenzione e mi invitò a contare sulle mie sole forze, a trovare in me stessa la grinta per superare il brutto momento senza lasciarmi abbattere. Dovevo cercare un’occupazione: non lezioni, ma qualcosa di continuativo, analizzando sulla stampa le offerte di lavoro o, meglio, chiedendo in giro tra amici e conoscenti. E contare anche sulla fortuna, che è sempre presente nelle esperienze umane. Un discorso da amico. Un discorso che mi rasserenò. Per lui era un fatto naturale dare consigli, un po’ come respirare. Il discorso piano piano si allargò ai massimi sistemi, divenne di più ampio respiro, come spesso a quei tempi. Giustizia, ingiustizia, solidarietà, socialismo, capitalismo… e il mio problema mi sembrò allora quello che effettivamente era: piccolissimo!

Seguii i suoi consigli; feci correre la voce ed ecco che il lavoro si presentò: Giampiera (non la ringrazierò mai abbastanza) mi disse che in Università cercavano una studentessa per catalogare i libri e gli articoli del lascito di un famoso professore di latino e per un anno ebbi un’occupazione assicurata... Ed ecco presentarsi anche la fortuna: due studenti che avevano ottenuto la borsa rinunciarono (forse perché il collegio, da molti punti di vista, era veramente scomodo…) ed io e Tiziana Begarani, che eravamo le prime due escluse, rientrammo al CUSM con la borsa di studio!

Caro, vecchio CUSM, come mi era mancato!!! Grazie, Pippo, per i tuoi consigli!!!

 

 

3) Il 23 dicembre 1969 Giorgio si laurea!

I miei genitori accettarono la mia assenza da Roma quando capirono che avevo trovato un lavoro, tutto sommato facile, per un anno intero. Ed ancora di più se ne fecero una ragione quando si resero conto che ero tornata al CUSM grazie alla borsa di studio!!!

Ora ero completamente autonoma e decisa a fare del mio meglio nel mio ultimo anno accademico...

Giorgio mi scrisse una dolcissima lettera per dirmi che il 23 dicembre si sarebbe laureato. Voleva che anche io fossi presente, io che ero la persona più importante della sua vita... Ci sarebbe stata tutta la sua famiglia ed io non potevo mancare! Il 23 era un martedì e la sua tesi di laurea si sarebbe discussa nel primo pomeriggio.

Guardai gli orari dei treni per Torino e tutto mi sembrò facilissimo. Risposi entusiasta alla sua bella lettera e decidemmo insieme che cosa avrei fatto per raggiungerlo al Politecnico.

 

4) Da Milano a Torino

Il giorno fatidico presi un treno a Milano che arrivò molto tardi nella stazione di Torino. Preoccupatissima presi al volo un taxi che mi portò velocemente davanti al Politecnico, quindi di corsa mi precipitai là dove si sarebbero discusse le tesi.

Entrai in Aula Magna, una sala enorme che sembrava un teatro dove tutti potevano recitare a modo loro, in piena libertà. Nell’aula erano stati predisposti cinque tavoli ed ognuno poteva ospitare al massimo tre persone. Erano adorni con delle magnifiche lampade tiffany che stranamente erano spente, chissà perchè... La luce nell’aula era tenue, soffusa, e sulla gradinata dal basso verso l’alto si potevano distinguere con difficoltà le sagome delle persone venute ad assistere ad una delle prove più importanti dei loro figli. Il brusio era minimo, i parenti sussurravano fra loro con un mormorio educato, ma un po’ ansioso. Mi guardai intorno con attenzione e finalmente riconobbi il mio amore che stava parlottando con sua sorella. Li raggiunsi velocemente e bisbigliai a lui, piano piano: “Tesoro, ce l’ho fatta...” Ci abbracciammo silenziosamente, commossi, poi lui mi sussurrò: “Per fortuna sei arrivata in tempo, tra venti minuti dovrò andare a parlare della mia tesi...” Intanto Annamaria era andata ad avvertire i familiari che ero arrivata. Andammo di corsa da loro, li salutai tutti e mi resi conto che erano emozionatissimi. Soprattutto la sua mamma non vedeva l’ora che Giorgio cominciasse a discutere la tesi con il suo relatore Luigi Bonavoglia, che insegnava “Trasmissione telefonica”. E finalmente venne quel momento. Io e Giorgio ci guardammo negli occhi, e mentre lui si allontanava verso uno dei tavoli, io continuai a seguirlo con lo sguardo. Annamaria capì che ero sulle spine e per distrarmi mi ricordò che oltre al relatore anche un controrelatore era presente in ogni tavolo. In contemporanea si sarebbe discussa una tesi, per non più di venti minuti, in ognuno dei cinque tavoli, e verso la fine della discussione la lampada tiffany si sarebbe accesa, per preannunciare la fine della presentazione di ogni lavoro. Quando tutti i laureandi ebbero preso il loro posto, calò un profondo silenzio tra tutti noi.

 

5) I laureandi all’opera

Emozionatissimi, i laureandi cominciarono tutti insieme a illustrare il loro lavoro. Penso però che il pubblico non riuscisse a seguire nulla... Solo un ingegnere di vecchia data avrebbe potuto capire qualcosa. Ma noi, parenti o amici o fidanzatine, ci limitavamo a osservare le modalità della presentazione... Era sicuro di sé? Era disinvolto? Era calmo? Aveva paura di fare un fiasco? Era sorridente? Era imbronciato?

Più Giorgio andava avanti più capivo che lui era sereno e sicuro di sé. Sorrideva disinvolto ed ogni tanto gettava un’occhiata al nostro gruppetto in prima fila. La sua lampada tiffany fu la prima ad illuminarsi... Ed il suo relatore fu il primo ad alzarsi per stringergli la mano e congralutarsi con lui. Ed anche il controrelatore lodò con entusiasmo la sua tesi.

Io avevo gli occhi lucidi per la gioia e quando finalmente Giorgio venne da noi lo abbracciai per prima, ma poi lo lasciai alla sua mamma, alla sua nonna, alla sorella e agli zii. Man mano si avvicinarono alla folla di parenti tutti gli altri laureandi e la gioia fu di tutti.

 

6) La proclamazione

Ma quando ci sarebbe stato il riconoscimento del lavoro dei laureandi? Quando i professori avrebbero rivelato il voto ottenuto da ogni studente? Forse sarebbe stato il Preside di facoltà a dichiarare i risultati di ognuno?

Secondo Giorgio era logico che sarebbe stato il Preside di facoltà: avrebbe parlato anche alle famiglie, come faceva di solito, e si sarebbe congratulato anche con loro. 

Ora, nell’attesa, i laureandi erano tutti tranquilli. Chiacchieravano con tutti i compagni e si congratulavano tra loro. Sorridevano ai genitori e agli altri familiari, ma le persone più gettonate erano le fidanzatine... Io e Giorgio ci tenevamo per mano e passeggiavamo di qua e di là, chiacchierando con i parenti di Giorgio, in attesa del grande momento. Nel gruppo dei laureandi c’era anche Gino, grande amico di Giorgio, che mi presentò a sua madre, a suo padre e a sua sorella. Le due famiglie fecero amicizia e fu piacevole parlare anche con loro.

Ed ecco finalmente il grande momento!!! Il Preside di facoltà lesse i nomi dei laureandi in ordine alfabetico, a partire dal primo gruppo di cinque persone fino al quarto: in tutto erano una ventina di persone.

Poi cominciò a dichiarare i risultati di ognuno. I battimani erano tantissimi, la felicità si poteva toccare con mano. Giorgio faceva parte del quarto gruppo e fu uno degli ultimi ad essere citato.

Giorgio Pellegrini 110 e lode

Il battimani divenne uno scroscio senza fine. Sembrava di stare in un auditorium, nel momento finale, quando la folla impazzisce per la musica e chiede un bis.

Quando tutto finì con il discorso molto sentito del Preside di facoltà, Giorgio venne ad abbracciarci e ci ringraziò per averlo sempre sostenuto con tutta la nostra forza. Eravamo cinque donne: sua madre, sua nonna Modesta, sua sorella Annamaria, zia Gina sorella della sua mamma ed infine io, la fidanzatina... C’era anche zio Attilio, marito di zia Gina, ma tutti noi sentivamo la vicinanza anche del grande assente, Osvaldo, suo padre, che li aveva lasciati per questioni di salute quando Giorgio aveva 10 anni. Di sicuro gli era stato vicino anche lui, di questo ero certa!

 

 

 

7) Ed ecco all’improvviso il futuro

Di sicuro gli era stato vicino anche lui, di questo ero certa!

Mentre stavamo parlando di suo padre, si avvicinò a noi con passo felpato il professore Luigi Bonavoglia.

“Ancora congratulazioni, ingegner Pellegrini!!! Complimenti per essersi laureato in 5 anni, per di più con 110 e lode!” Io gli regalai uno dei miei sorrisi, poi pensai che forse voleva parlare ancora con Giorgio e li salutai.

Mentre mi allontanavo percepii una sua domanda a Giorgio: “ Ma è fidanzato, ingegner Pellegrini?”

E subito dopo, alla risposta affermativa, udii un’altra espressione garbata e piacevole: “Mi complimento per la scelta precoce, ingegnere”.

Tutto il gruppetto, me compresa, doveva partire per Roma. Annamaria mi disse che avrebbero passato il Natale e Santo Stefano a Roma a casa di zia Gina, anche con Sandro e Raffaella, che era stata per qualche giorno con gli altri nonni; poi sarebbero tornati a Sulmona per il resto delle vacanze. Io invece avrei rivisto la mia famiglia che ormai viveva a Roma. A quel punto la mamma di Giorgio mi invitò a Sulmona per le vacanze dal 31 al 7 gennaio, se i miei genitori mi avessero dato il permesso. La ringraziai ed aggiunsi che glielo avrei fatto sapere appena possibile. Immaginavo che i miei genitori mi avrebbero dato il permesso molto volentieri...Giorgio era nel loro cuore!

A quel punto il nostro ingegnere laureato ci raggiunse felice e ci raccontò la grande novità: il professore gli aveva proposto un lavoro molto interessante a partire dal primo febbraio 1970 e lui aveva accettato!!! La giornata finì con una cena gradevole e un brindisi con le bollicine!!!

Il primo febbraio era anche il mio compleanno ed io avvertii in questa concomitanza una fortunata coincidenza... Tutti felici andammo a prendere il treno per Roma.

 

8) Meraviglioso 1970 

Mentre il treno ci portava pian piano a Roma io raccontai a Giorgio che cosa gli avevo regalato per la sua laurea. Gli feci vedere il libro in cui veniva spiegato tutto per bene e lui rimase senza fiato. Era stato uno dei suoi sogni imparare a stampare le foto e finalmente ecco che il sogno era diventato realtà. Gli spiegai che tutto il materiale acquistato a Milano era rimasto nell’armadio della mia stanza, in attesa di un giorno favorevole per portarglielo. Quale poteva essere questo giorno? Ci mettemmo a ridere tutti e due, perché io non dovevo fare proprio nulla! Dal primo febbraio lui avrebbe lavorato a Torino, e siccome avrebbe portato da Sulmona la sua cinquecento, sarebbe venuto al CUSM in un giorno qualunque per ritirare il suo regalo e passare una giornata di festa con me, di sabato o di domenica. Ma non solo! In tutti i fine settimane sarebbe venuto a trovarmi. Inutile dire che non mi sembrava vero ascoltare questa realtà meravigliosa...

E fu così davvero: una realtà meravigliosa ci avvolse in quasi tutto il 1970, fino all’ottobre dello stesso anno.

Grazie a Giampiera anch’io lavoravo. Per quattro ore al giorno mi occupavo dei materiali regalati dal professor Castiglioni all’Istituto di filologia classica, e li schedavo secondo un sistema elaborato da me con i suggerimenti di mio zio Ennio, vicedirettore della Biblioteca Aquilana.

Di pomeriggio studiavo per superare l’esame di etruscologia e l’ultimo di paletnologia, ed inoltre avevo cominciato ad elaborare la parte storica della mia tesi.

Infine il sabato e la domenica erano tutti dedicati al teatro, al cinema o alle passeggiate per Milano e dintorni con Giorgio. Che felicità!!!

Mi rendevo conto che lavorando avevo rallentato molto il ritmo del mio studio, ma in fondo ero ormai quasi arrivata alla conclusione dei miei studi. Fu un periodo bellissimo che non dimenticai mai.

 

 

9) Addio CUSM per sempre!!!

Il momento di lasciare il CUSM per sempre arrivò nell’ottobre 1970, conclusivo del quarto anno accademico. Mio padre venne a Milano per aiutarmi a fare i bagagli e portarmi a Roma. Prima di partire andammo a salutare gli zii, che furono gentilissimi e mi invitarono a casa loro se avessi avuto bisogno di tornare a Milano. I cuginetti mi riempirono di baci e mi regalarono tanti disegni per ricordo ed io li feci strafelici con una montagna di cioccolatini e caramelle a volontà.

Durante il viaggio parlai a lungo con mio padre. Ero consapevole che mi aspettava un 1971 difficile e lontano dal mio amore. Non ce l’avevo fatta a finire gli studi nel 1970. Colpa di chi? Ai posteri l’ardua sentenza... Dissi a mio padre che in realtà non avevo nessuna colpa. Se avessi cambiato università in un contesto che non conoscevo, come lui avrebbe voluto, non sarei arrivata ora a dover dare solo due esami facili prima di concludere la mia tesi. Sarebbe stato tutto più difficile.

Con il mio lavoro inoltre avevo percepito per un anno un discreto stipendio che mi aveva reso autonoma.

E su queste convinzioni misi una pietra.

 

10) Dopo Roma un ritorno a Milano

Appena arrivata a Roma mia madre e i miei fratelli mi festeggiarono. Finalmente ero tornata da loro!!! Anche mio padre era contento, perché pensava che avrei aiutato tutta la famiglia... E fu così!

Per prima cosa chiesi ai miei fratelli: come stavano andando a scuola? Avevano bisogno di aiuto?

E a mia madre: dove si fa la spesa? Per che ora debbo cucinare?

A tutti dissi: ci saranno dei giorni in cui andrò alla Biblioteca nazionale centrale di Roma, in viale Castro Pretorio 105, per consultare dei testi per la mia tesi. Per me è una cosa importantissima, non posso rinunciarvi.

Mi organizzai al massimo per non perdere tempo di mattina. Visto che sarebbero usciti tutti e quattro, avrei potuto studiare a casa nel silenzio più profondo, oppure sarei andata alla Biblioteca nazionale.

Di pomeriggio avrei potuto seguire mia sorella negli studi ed anche mio fratello se me l’avesse chiesto.

Nel pomeriggio inoltrato avrei preparato sia la cena che il pranzo per il giorno dopo. Per la spesa contavo su mia madre. Le faccende di casa dovevamo dividercele nel modo migliore. Era necessario creare uno schema razionale per ognuno di noi, per far funzionare alla grande la nostra casa.

Organizzandoci così le cose andarono bene fin dal primo momento, tranne che per la TV. Che perdita di tempo la televisione! Io l’avrei eliminata per sempre... Ma i miei familiari, tranne mio padre, erano innamorati della TV.

Però mia sorella mi diede una grande gioia. Di pomeriggio le facevo comporre dei temi. I titoli li inventavo io e prima di farla scrivere la facevo parlare, così i contenuti si creavano più facilmente. Qualche suggerimento partiva da me, ma Manuela era contenta di questo sistema e la sua professoressa la lodò per il suo miglioramento. Andai anche a parlare con l’insegnante e le spiegai che sia mia sorella che mio fratello avevano molto patito il trasferimento da Sulmona a Roma, una città così grande... La professoressa era molto sensibile e cercò di aiutarla, parlando anche con le sue colleghe.

Così l’esame di terza media non fu più uno spauracchio e mia sorella fu promossa con facilità.

Stavo facendo quello che i miei familiari si aspettavano da me, ma non era giusto perdere troppo tempo nelle faccende di casa... Così decisi di tornare a Milano per tre giorni: dovevo superare  l’esame di etruscologia che avevo già preparato abbastanza bene. Telefonai a zia Laura e lei fu contentissima di ospitarmi. “Vedrai come sarà felice Riccardo quando glielo dirò!” mi disse.

L’esame andò benissimo e fui felicissima del risultato brillante. Il 30 in etruscologia mi sembrò un premio, dopo lo studio profondo che avevo dovuto intraprendere. Passai una bella giornata con gli zii e i cugini, poi telefonai a Giorgio e lo pregai di venire sabato a Milano.

Quando lui arrivò salutammo gli zii, poi ci recammo nella stupenda casa del prof. Ferrante Rittatore Vonwiller, che ci ricevette con molta gentilezza. Come d’accordo gli feci leggere la prima parte della tesi, relativa ai Liguri e ai Celti, e la trovò perfetta. “Complimenti, signorina! Continui così e si metta in contatto con il Barocelli. Ed ogni tanto mi dica come sta procedendo”. Così da quel giorno si creò un legame con il mio professore, fatto di lettere e di telefonate. La domenica successiva la passammo a spasso per Milano e la sera invitammo gli zii con i loro bambini in un ristorante molto carino. Poi prendemmo il treno per Roma visto che c’era un ponte che ci permetteva di prolungare la vacanza.

 

11) Una sorpresa senza fine

Il 1971 fu un anno molto diverso dal 1970. Io a Roma e Giorgio a Torino non potevamo vederci molto spesso. Anzi, non ci vedevamo quasi mai... ma stavamo spesso al telefono. Cominciai quasi ad odiare Roma con tutto il chiasso che si sentiva per le strade. Che città disordinata! Sentivo nostalgia di Milano...

Ma finalmente in un giorno del dicembre 1971 sentii suonare verso le undici il campanello della nostra casa di Roma. Non aspettavamo nessuno in quella mattinata e stavamo preparando il pranzo della domenica. Guardai attraverso l’occhio magico e riconobbi Giorgio. Aprii la porta e lo abbracciai felice! Che bella sorpresa!!! Aveva in mano un mazzo di fiori per mia madre, che quando riconobbe la sua voce lo invitò subito ad entrare in camera da pranzo per chiacchierare un po’. Giorgio spiegò che era a Roma a casa di zia Gina; da Sulmona era venuta anche la sua mamma per organizzare con sua sorella le feste natalizie.

L’amore mio chiese a mia madre se lei e suo marito avrebbero acconsentito a far andare anche me a Sulmona durante gli otto giorni delle vacanze invernali del gennaio ‘72... Lei accettò molto volentieri, ma bisognava chiederlo anche a mio padre, che tra un po’ sarebbe ritornato con gli altri figli da una passeggiata in macchina.

Poi lo invitò a pranzo, ma lui declinò l’invito per un’altra volta: quel giorno erano già stati invitati da zia Gina... Un’altra scampanellata fu il segnale che stavano tornando tutti. Mio padre fu felice nel vedere Giorgio e gli chiese come andava il suo lavoro. Seduti in poltrona cominciarono a chiacchierare dei rispettivi lavori, mentre Nando e Manuela avrebbero parlato tanto volentieri di Sulmona... Ognuno voleva dire la sua, allora io spedii i miei fratelli in cucina a preparare un aperitivo accompagnato da arachidi e patatine. Quando tornarono, era cambiato il discorso. Ora si parlava dell’appartamento piuttosto grande che a Torino Giorgio aveva preso in affitto, “anche per quando sarebbe venuta ad abitare Norma”. Io sgranai gli occhi per la gioia, mentre mia sorella chiedeva con fare furbo “Quando vi sposate? E dove?”. E lui rispose con fare ancora più furbo di Manuela: “Per ora ci fidanziamo, poi decideremo...”. E da una scatolina blu tirò fuori un magnifico anello con brillante che mise al mio anulare! Poi salutò velocemente tutti i miei familiari, che erano rimasti molto stupiti per il regalo improvviso dell’anello. Io pensai divertita: “Che cosa avrebbero voluto i miei genitori, una festa di fidanzamento? Ormai non si usava più!”

Non vedevo l’ora di rimanere sola con lui!!! Lo accompagnai per un tratto di strada e la prima cosa che mi disse fu che il materiale fotografico che gli avevo regalato per la sua laurea ora troneggiava in uno stanzino abbastanza grande nel nuovo appartamento che aveva affittato. E poi aggiunse che il “nostro” appartamento era al quinto piano ed aveva una vista favolosa. Per ora lui aveva comprato un letto singolo per poter cominciare subito a vivere lì, ma non vedeva l’ora di cominciare a vivere con me. “Che cosa aspettiamo a sposarci?” mi disse. “Tanto ormai devi solo finire la tesi...”. Fui d’accordo con lui e ci abbracciammo. E ci dicemmo “Arrivederci a Sulmona” per le feste della prima settimana del gennaio 1972!!!

 

 

12) Pensando alla nostra vita insieme

Mentre eravamo a Sulmona cominciammo a pensare come organizzarci per sposarci. Su un taccuino cominciammo a scrivere tutto quello che ci veniva in mente.

Dovevamo scrivere in modo molto ordinato sul taccuino... poi ci saremmo divisi i compiti!!!

 

In quale città? Scegliemmo di sposarci a Roma, perché la maggioranza dei nostri parenti abitava a Roma e la famiglia di Giorgio poteva essere ospitata da zia Gina e zio Attilio.

In quale chiesa? Io fui incaricata da Giorgio di scegliere la “nostra” chiesa e tra le tante stupende chiese di Roma trovai meraviglioso il barocco di Sant’Andrea al Quirinale.

Quali addobbi floreali? Rose, scelte insieme alle altre tre spose.

Quali confetti? Quelli di Sulmona, i migliori sul mercato.

Quale fotografo? Celluzzi.

Dove avremmo comprato i nostri vestiti? Io avrei fatto cucire l’abito da sposa di pizzo bianco in una sartoria di Roma, Giorgio a Sulmona avrebbe comprato il suo abito da sposo.

Perché il 22 di aprile? Fortunatamente fu possibile prenotare Sant’Andrea al Quirinale per il 22 aprile alle ore 17. La data era stata scelta da Giorgio. Avendo solo 10 giorni di permesso matrimoniale era necessario individuare altri giorni per avere una luna di miele più lunga. Tra i sabati e le domeniche, il 25 aprile e il primo maggio i giorni di luna di miele diventarono 18!!!

Come mai alle 17? L’orario delle 17 era l’unico rimasto possibile, ma lo giudicai fattibile: ero la quarta sposa, gli altri orari erano stati scelti dalle altre tre spose

Quanti invitati ci sarebbero stati? Gli invitati sarebbero stati la maggior parte dei nostri parenti abruzzesi e romani ed inoltre gli zii che abitavano a Milano e a Lugano. Tra gli amici scegliemmo i più cari.

Quale sacerdote? Il sacerdote scelto da noi fu padre Quirino, uno dei nipoti di nonna Modesta, la nonna di Giorgio.

Quale ristorante? La mamma di Giorgio mi diede anche un utile suggerimento per il ristorante: “ Corsetti Vecchia America” all’Eur.

Quali testimoni? I nostri testimoni furono per me zio Ennio, fratello di mio padre, e zio Vincenzo, fratello di mia madre. Per Giorgio furono zio Attilio, marito di zia Gina, e Sandro, marito di sua sorella Annamaria. Tutti accettarono il ruolo con grande simpatia nei nostri confronti.

Quale luna di miele? Decidemmo che la nostra luna di miele si sarebbe svolta in Grecia, una meta che io sognavo da anni. Fu Giorgio che si occupò di tutti i particolari del nostro viaggio, con mirabile competenza. Non dimenticherò mai quei giorni meravigliosi e gioiosi.

Quando sarei andata definitivamente a Torino? L’otto maggio 1972, con Giorgio, dopo aver votato entrambi a Sulmona

 

Dopo aver deciso tutti i particolari per il nostro matrimonio ci rendemmo conto che c’erano altre cose decisamente più importanti da fare entro il mese di febbraio: dovevamo andare a comprare i mobili per il nostro appartamento. Scegliemmo i colori scuri che andavano di moda negli anni ‘70, il colore del palissandro, e ci recammo con la mamma di Giorgio a Cavezzo di Modena, dove la Stilwood produceva questo tipo di mobili. Ordinammo la camera da letto, i mobili per il soggiorno e due divani di pelle per il salotto.

Siccome erano già pronti ci dissero che li avrebbero portati subito a Torino, dove Giorgio già abitava nel nuovo appartamento. Non stavo più nella pelle, non vedevo l’ora di vedere quale sarebbe stato il teatro della nostra vita insieme. Da Cavezzo di Modena andammo subito a Torino, e un’amica di mia suocera ospitò me e lei per qualche giorno, in attesa che arrivassero i mobili. Mentre Giorgio andava a lavorare io e la mia futura suocera andammo in giro per scegliere le tende per le finestre dell’appartamento. Giorgio ci aveva dato le misure, ma alla fine decidemmo che non c’era fretta per le tende. Torino ci piaceva molto, era una bella città, molto signorile, e facemmo delle belle passeggiate. Nel giro di un giorno arrivò la Stilwood con i mobili che vennero montati velocemente, ma Giorgio non ci disse nulla. Voleva farci una sorpresa...

E così la domenica ci portò in via Renier con la scusa di aver dimenticato qualcosa a casa. Sia io che sua madre cogliemmo al volo la possibilità di vedere finalmente l’appartamento!!! “Che ne dici se saliamo anche noi, solo per vedere il panorama dal quinto piano?”. Lui fece finta che non ne valeva la pena, la casa era in disordine, ma noi continuammo ad insistere fino a quando lui “cedette” alla nostra volontà.

L’ascensore fu rapidissimo fino al quinto piano, Giorgio aprì la porta e noi rimanemmo senza fiato. Mi colpì subito il profumo del sapone Palmolive, quello che usava il mio amore, ma non si vedeva nessun mobile... Ecco perché!!! L’ingresso era molto grande e quadrato e vi si affacciavano tutte le porte delle stanze: a sinistra il salotto e la camera da letto, davanti lo stanzino e il bagno, a destra il bel soggiorno su cui si apriva una piccolissima cucina. Due meravigliosi balconi si trovavano uno nel soggiorno ed un altro, molto grande, nella camera da letto e nel salotto. E in tutte le camere c’erano i mobili!!! Il cuore cominciò a battermi forte e mi venne da piangere per la gioia! Ma non ero la sola!

La mamma di Giorgio aveva gli occhi lucidi e per darsi un contegno cominciò a parlare delle tende che lei avrebbe volentieri cucito per noi. Giorgio disse che avrebbe ripreso le misure e due giorni dopo, nel tardo pomeriggio, saremmo andati a comprare le stoffe.

La vista dal quinto piano era molto bella: si vedeva il grattacielo della Lancia e il dopolavoro Lancia con tutti gli impianti sportivi necessari: campi da tennis e da calcio ed altri ancora.

Quando vidi che di lunedì non dovevamo fare nessun acquisto ne approfittai per andare a parlare con il prof. Barocelli e per scrivere una lettera al prof. Rittatore. Con l’occasione dissi ad entrambi che mi sarei sposata il 22 aprile e che sarei tornata definitivamente a Torino, dopo la luna di miele, a metà maggio. Il professor Rittatore ci augurò una bella vita e mi diede altri indirizzi dei musei di Torino, utili per la mia ricerca e per la tesi.

 

 

13) E finalmente mi laureai

Pensavo che sarei riuscita a laurearmi entro il 1972, ma fu impossibile. Prima ci vollero altri due mesi per organizzare nei particolari il nostro matrimonio, poi un altro mese per la luna di miele e il ritorno definitivo a Torino.

Confesso che persi molto tempo... Era stupendo andare in giro con mio marito e conoscere le strade e i quartieri della mia nuova città. Ed era decisamente interessante abituarmi a cucinare per noi due o per i nuovi amici e colleghi di Giorgio e le loro mogli. E andare al cinema o al teatro o al museo egizio o a sentire i concerti organizzati dal comune con “Settembre musica”, quando per la prima volta avevo sentito dal vivo la musica di Handel... E che dire di tutte le fotografie della nostra luna di miele in Grecia? Dovevamo sistemarle in vari album e ci sembrava di essere ancora lì.

Insomma la mia vita era completamente cambiata ed era meravigliosa. Finalmente vivevamo insieme ed eravamo felici.

Dovevo comunque riprendere a studiare per superare l’ultimo esame di paletnologia e concludere la mia tesi. Giorgio mi tranquillizzò come sempre e così scrissi al professore e ci mettemmo d’accordo per la data dell’esame. Nello stesso giorno gli avrei portato un’altra parte della mia tesi per fargliela leggere. Come al solito il professore mi fece molti complimenti, mi diede 30 e lode nell’ultimo esame e non mi corresse nemmeno una virgola della nuova parte della tesi, di cui proposi anche il titolo “Fasi recenti dell’età del ferro ad occidente del Ticino”.

Ed ecco che, a partire dal febbraio del 1973, si presentò nella nostra vita il nostro primo figlio, Andrea, che nacque il 18 di ottobre del 1973. Piena di gioia, nell’attesa del mio bambino, continuai a studiare tranquillamente, ma ad un certo punto dovetti rallentare il mio ritmo per prudenza. Verso il quarto mese ebbi infatti una forte colica renale con forti dolori, ma tutto passò, fortunatamente, senza i medicinali che rifiutai quando arrivò il medico di pronto soccorso che avevamo chiamato.

E il ginecologo, giorni dopo, mi lodò per la mia prudenza. Tornai al mio lavoro per la tesi, ma dopo la nascita di Andrea per tre mesi pensai solo a lui, il nostro bambino che aveva bisogno di noi. Era un bambolotto biondo con gli occhi chiari che aveva sempre bisogno del latte della mamma.

Feci pervenire al prof. Rittatore tutto quello che avevo scritto fino a quel momento e insieme decidemmo che il 28 giugno del 1974 mi sarei laureata. Non mi sembrava vero!!!

Così la mamma di Giorgio venne a darci una mano con il nipotino ed io e Giorgio partimmo per Milano il 28 giugno alle 9,30. La mia presentazione venne considerata dal controrelatore di ottimo livello e il mio relatore mi lodò ancora una volta come sempre, aggiungendo anche che, avendo io già una base di 107, non potevo ottenere  più di... 110 e lode!!! La commissione di 11 professori fu d’accordo e finalmente mi sentii... laureata!

Giorgio mi abbracciò e uscimmo di corsa dall’Università. Non vedevamo l’ora di tornare a casa dal nostro bambino! Durante il viaggio di ritorno parlammo del lavoro a cui avrei potuto dedicarmi: l’insegnamento era sempre stato il mio desiderio e finalmente avrei realizzato il mio sogno. Ma con calma. Per ora Andrea era ancora troppo piccolo.

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Post scriptum

In questi giorni ho riletto la mia tesi e mi è sembrata davvero un buon lavoro. E’ stato piacevole rileggerla e prima o poi ve la racconterò!!!

Qui sotto il capitolo PRECEDENTE ( -3- )

Gli  ALTRI capitoli "Cusminorum Fragmenta" 

sono archiviati  in :

   "2.97 cronache da bacheca" (30 marzo 2024)   -2-

"2.96 cronache da bacheca" (22 maggio 2023)   -1-

(vedi colonna sx del BLOG ,  versione web)








25 maggio 2024 .     1968/1969
CUSMINORUM  FRAGMENTA
-3 -
Anno accademico 1968/1969,
il nuovo capitolo di  "Cusminorum Fragmenta
di Norma Casilio.          Grazie Norma !!

ANNO ACCADEMICO 1968/1969

 

1) Il mio terzo anno di Università e le nuove matricole senza festa

E finalmente arrivò il terzo anno di Università. Avevo superato tra settembre e ottobre ‘68  altri due esami e cominciavo a pensare alla tesi. Adoravo la glottologia, ma già sapevo che l’esimio professore Vittore Pisani non avrebbe potuto seguirci nelle tesi: era andato definitamente in pensione, con grande dispiacere mio e di tutti quelli che lo stimavano. Con lui avevo avuto per ben due volte 30 con lode in sanscrito e lo stesso voto brillante anche in glottologia.

Dovevo ripiegare su altre tipologie di tesi e scegliere degli argomenti che potessero appassionarmi ugualmente, come quelli che purtroppo non potevo sviluppare...

In italiano avevo avuto 30, 29 in latino e 28 in greco. Mi vennero in mente parecchi argomenti da approfondire, ma... e Giorgio? Lui entro il ‘69 si sarebbe laureato e non potevo imbarcarmi in tesi troppo complesse. Desideravo cominciare al più presto la mia vita con lui...

Smisi per un po’di riflettere sul futuro, uscii dalla mia stanza e scesi giù, a pianterreno, sperando in  una chiacchierata con Titti e Lina. Ma non le incontrai...

Vicino al bar vidi un gruppo di studenti appena giunti per frequentare l’anno accademico 1968/1969. Tra loro c’erano due ragazzi che stavano parlando con Paolo Macrì: erano un po’ intimiditi e si guardavano attorno per mettere a fuoco il luogo in cui erano stati appena... catapultati! Mi sembravano un po’a disagio nel nuovo ambiente...

“Oh chi si vede! Ciao, Norma” mi salutò Paolo Macrì. E mi presentò suo cugino Carlo Di Alesio che avrebbe studiato all’Università Statale e soggiornato al CUSM. Carlo, sorridendo, mi porse educatamente la mano e mi spiegò che aveva deciso di iscriversi a lettere moderne perché aveva sempre desiderato approfondire gli studi umanistici. In particolare adorava la storia dell’arte...

“Che fine educazione! - pensai - sembra proprio un piccolo Lord!”

Il suo modo di parlare era decisamente forbito, e semplice ed elegante appariva il suo modo di vestirsi, che quel giorno consisteva in un paio di jeans, in un bel maglioncino blu e in una camicia celeste chiaro che spuntava timidamente dal girocollo.

Gli feci i miei complimenti per il coraggio dimostrato lasciando alle sue spalle la famiglia e gli amici e da allora lo chiamai “piccolo Lord”. E lui apprezzò molto questo soprannome.

Carlo non era venuto da solo a Milano: un compagno di liceo lo aveva accompagnato, per la curiosità di sperimentare la qualità dell’Università di Festa del Perdono. Si chiamava Giulio Reggio ed aveva occhi chiari e bei capelli ricci. Sorrise mentre si presentava ed io lo chiamai amichevolmente “Ricciolino”. Dava l’impressione di avere molte cose da dire, molte domande da fare... Ma non era ancora venuto il momento di rompere il silenzio. Giulio non aveva ancora deciso quale strada scegliere...

Pensai che la loro timidezza sarebbe sparita presto: tempo un mese sarebbero diventati amici di tutti quelli che utilizzavano il pullman per raggiungere l’Università di Festa del Perdono.

Quel giorno feci con loro un giro per tutti i locali in comune del pianterreno, rispondendo alle loro domande, mentre Paolo, dopo averci salutato, si allontanava velocemente dicendo “Ciao, ragazzi, il dovere mi chiama! Ho da studiare!!!” Secondo me avrebbe scritto una tesi splendida, dissi, e Carlo mi diede ragione.

Su Giulio Reggio venni a sapere, più in là, che aveva avuto una brillante evoluzione: aveva abbandonato lo studio delle lingue per la pedagogia, diventando uno psicopedagogista molto abile nel creare percorsi di formazione per gli/le insegnanti dei nidi e delle scuole materne, e a volte anche per i genitori.

Casualmente mi è capitato di leggere su “Lo Specchio di Alice” (vedi fb) argomenti molto interessanti a cura di Giulio Reggio, come ad esempio “Raccontare le fatiche dell’educare” ed altri ancora, molto utili per insegnanti e genitori. Ma non solo utili per i genitori: anche i nonni avrebbero bisogno di essere guidati, perché proprio a loro vengono affidati spesso, per giornate intere, i nipotini, che non possono essere educati solo con la memoria dei propri tempi!!!

 

 

2) Agostino e le sue strane domande

In quel primo giorno per Carlo e Giulio si era avvicinato al nostro gruppetto un biondino che avevo già visto più volte al CUSM.

Si mise a parlare con loro degli esami che già aveva superato l’anno precedente. Si chiamava Agostino ed era bravo, studioso, ambizioso ed anche un po’esibizionista, pensai, ma la cosa che mi lasciò allibita fu una domanda che mi rivolse all’improvviso: “Norma, quali sono le ragazze più corteggiate qui al CUSM?” Non volevo essere sgarbata, perciò risposi alla sua curiosità con due nomi scelti casualmente, Ivana ed Anna. Queste due studentesse avevano molti amici e per questo potevano dare l’impressione di essere corteggiatissime... Mi sembrava strano che un ragazzo  avesse un interesse per le ragazze più corteggiate delle altre. Poteva essere difficile conquistarne una se erano circondate da una folla di maschi... Solo molti anni dopo una mia ex compagna del CUSM mi rivelò che il biondino aveva sposato una di quelle due ragazze ed era rimasto grande amico dell’altra... E la mia sorpresa fu enorme!!! Il biondino aveva avuto la meglio sulla folla maschile che circondava le due bellezze cusmine!!!

 

3) Lina Asara

Lina Asara era sarda e si chiamava Michela, un nome bellissimo che finalmente adottò molti anni dopo. Era una ragazza molto affascinante, a detta di molti compagni del CUSM, ma lei alcuni non li guardava nemmeno, perché con il suo intuito aveva compreso che era molto meglio non dare spago a certi giovani che erano interessati solo al suo aspetto fisico. Si difendeva ignorandoli.

Era diventata amica mia e di Titti ed insieme avevamo cominciato a cercare qualche piccolo lavoro  che ci permettesse di non chiedere un aiuto economico ai nostri genitori... Studiare e lavorare fu l’obiettivo principale del nostro terzo anno.

 

4) Studiare e lavorare: Olga mi convinse a darle delle ripetizioni

Il lavoro più semplice, per noi che stavamo per laurearci, era costituito dalle ripetizioni. Per noi borsisti, che eravamo considerati preparati, era facile trovare qualche studente liceale che avesse bisogno di aiuto prima dell’esame di maturità.

Di solito le richieste venivano poste in una bacheca all’interno del CUSM.

Io però non amavo questo tipo di attività lavorativa e preferivo studiare per superare velocemente i miei esami nelle varie sessioni.

Ma Olga mi convinse. Era una studentessa dell’ultimo anno di liceo classico e chiedeva ripetizioni di greco. Le telefonai per dirle che volevo parlare con lei prima di decidere.

Il giorno dopo la vidi e mi trovai in una casa dell’alta borghesia delle professioni. Il silenzio predominava dappertutto, i mobili erano severi e scuri. Suo padre e suo fratello, di dodici anni più grande di lei, erano avvocati. Lei era alta e bella, con lunghi capelli castani, ma aveva un viso triste. L’avevano iscritta ad una scuola privata, dove i docenti si preoccupavano solo di spiegare i contenuti delle materie e di dare dei voti, senza alcun interesse umano per i giovani che la frequentavano. Lei non vedeva l’ora di chiudere con il liceo classico, per poter iniziare una vita di viaggi in tutto il mondo. Voleva imparare molte lingue straniere, finalmente delle lingue vive, per poter dialogare con persone appartenenti a popoli diversi e trovare anche un lavoro all’estero. Forse così sarebbe stata felice.

Mentre Olga parlava con fervore perché aveva trovato in me una persona disposta ad ascoltarla, entrò nella sala/studio sua madre. Mi sorrideva con gentilezza ed io mi alzai per presentarmi e stringerle la mano. I convenevoli finirono in fretta e la signora uscì dalla stanza. Subito dopo, però, tornò con dei bicchieri di aranciata su un vassoio, che infastidirono Olga. “Chissà perché” mi chiesi io. “Forse non gradisce che sua madre possa sembrare una domestica... Ma no, il motivo deve essere un altro!!!”

Era evidente che Olga aveva bisogno di parlare con qualcuno in grado di capirla, ed invece la presenza della madre aveva interrotto di colpo il nostro dialogo...

Decisi all’improvviso che avrei accettato di darle delle ripetizioni e lei ne fu molto felice.

Mentre tornavo al CUSM pensai che sarebbe stato necessario riprendere il nostro discorso interrotto  improvvisamente.

È inutile viaggiare nel mondo se non si è in pace con se stessi. Questo pensiero era profondamente radicato nella mia mente e pensai che fosse necessario lavorare su questo concetto per dare un equilibrio ad Olga prima di cominciare le lezioni di greco.

Mi tornarono alla memoria alcuni versi latini in esametri. Erano di Quinto Orazio Flacco, e li cercai appena tornata in collegio.

“Caelum, non animum mutant qui trans mare currunt” (Epistulae, I, 11, v. 27)

Che cosa vuol dire questo straordinario verso?

Alla lettera più o meno significa “Coloro che viaggiano sul mare vedono solo un altro cielo, ma non cambiano il loro animo”.

Cioè: i viaggi non servono a migliorare il proprio animo. La felicità e la serenità dell’animo non possono dipendere dai viaggi, ma da un lavorìo interiore, dal proprio impegno nella ricerca della propria pace interiore.

Anche Seneca, nelle Epistole a Lucilio (XXVIII, 1, CIV, 8), la pensava allo stesso modo!

“Animum debes mutare, non caelum”.

Cioè: Devi mutare l’animo, non il cielo.

Il giorno dopo discutemmo a lungo ed Olga finì per comprendere che cosa significa “lavorìo interiore” ed “impegno nella ricerca della propria pace interiore”. La vidi più serena, sorridente, e pronta a combattere per migliorare se stessa. Era comunque necessario migliorare anche le sue conoscenze del greco e soprattutto “fortificare” la sua capacità di traduzione, perché quell’anno l’esame di maturità prevedeva una versione scritta dal greco.

Come esercitazione scelsi dei brani che lei doveva tradurre a prima vista, con il mio aiuto e ovviamente con quello del vocabolario Rocci. In un’ora di lezione il brano doveva essere reso in  buon italiano.

Preparai anche una lezione propedeutica alla traduzione del greco antico.

Cominciai con questa domanda molto semplice: “Quando si deve tradurre un brano di greco antico, da dove si deve cominciare?”

Olga rimase incerta... Da tanto tempo non traduceva dal vivo un brano di greco. Durante l’anno scolastico si era limitata ad imparare a memoria le traduzioni per le eventuali interrogazioni. Anche nel mio ex liceo qualche studentessa tamponava le falle in questo modo.

Il suo silenzio mi spinse a riprendere il discorso facilitando al massimo la risposta. “Si deve cominciare dal verbo, che è il cuore della frase. Partendo da questo centro si va alla ricerca del soggetto, dell’eventuale complemento oggetto e di tutti gli altri complementi. Inoltre è necessario  stabilire in ogni periodo quale sia la frase principale e quali le eventuali coordinate e subordinate.”

Cominciai a farle tradurre la “koinè dialektos” di Polibio, molto semplice, per finire con Tucidide, che il prof. Vittore Pisani ci faceva tradurre a prima vista durante gli esami di glottologia. Erodoto, Senofonte, Platone, Isocrate, Lisia, Demostene, ed infine il meraviglioso Arriano con la storia di Alessandro Magno furono gli altri autori scelti da me per i suoi esercizi di traduzione dal greco antico.

Olga inoltre negli ultimi due mesi ripassò da sola la storia della letteratura e la tragedia greca “Antigone” di Sofocle, ed io mi limitai ad interrogarla e a spiegarle le parti che non aveva compreso. Passavano i giorni ed era sempre più serena, fino a quando arrivò il momento in cui la salutai con un “in bocca al lupo” da lei molto gradito. Quando vennero esposti i quadri mi telefonò. Aveva una voce gioiosa. Non solo era stata promossa, ma aveva ottenuto un 42! Il voto era corrispondente al 7, se si usano i decimi. Che dire? All’epoca il voto massimo era 60 e pochi arrivavano a raggiungere questa cima. Lei all’inizio aveva sperato solo in un 36, cioè in una semplice sufficienza, ed invece era riuscita a librarsi in volo fino a prendere un voto che prima aveva considerato irraggiungibile!!! Le feci le mie congratulazioni e le chiesi dove si sarebbe recata durante l’estate. Mi rispose felice che forse sarebbe andata in Inghilterra oppure in Grecia: era ancora incerta!

Durante l’estate non seppi più nulla di Olga... Eravamo troppo impegnate entrambe, ma ero convinta che, in qualunque paese si trovasse, avrebbe continuato a fare tesoro delle nostre conversazioni!

 

5) La signora Solari

La signora Solari venne un giorno nel nostro collegio perché era alla ricerca di una babysitter per i suoi bambini. Era disposta ad assumerne anche tre, pagandole molto bene, per coprire i periodi della giornata in cui lei e suo marito non sarebbero stati presenti nella loro casa.

Era una bella donna, alta e sorridente, decisa a pagarci la somma di 400 lire l’ora per convincerci  ad aiutarla.

Laureata in inglese, insegnava questa lingua in una scuola superiore vicino al CUSM. Purtroppo insegnava di sera e questo, per ogni babysitter prescelta, comportava il fatto di entrare nella sua casa verso le sei del pomeriggio per rimanerci fino alle nove circa di sera o addirittura fino alle dieci. Fortunatamente il condominio dove la famiglia Solari abitava era vicinissimo al nostro collegio, così nessuna di noi tre avrebbe perso troppo tempo per gli spostamenti.

Io, Titti e Lina apprezzammo il discorso della signora e decidemmo di accettare. Lei  però si affrettò a precisare che avrebbe gradito vedere come lavorava ognuna di noi, perché eravamo solo delle studentesse e nessuno probabilmente ci aveva mai detto come si trattano i bambini.

Le mie due amiche per un mese furono impegnate a studiare per un esame, per cui la prima volta venni scelta io... fui io la prima cavia! 

 

6) I racconti della signora Solari

Il primo giorno mi presentai puntualissima. Erano le sei del pomeriggio e in cucina c’era una bimba piccola ma non troppo, tra i quattro e i cinque anni. Stava finendo di cenare e davanti a sé, sul tavolo, faceva bella mostra la metà di un grosso pompelmo, che lei stava faticosamente scavando con un cucchiaino... Susan mi guardava con i suoi occhietti sorridenti e curiosi, ma non parlava.

La mamma mi spiegò che la figlia era nata negli Stati Uniti, e quindi, nel periodo in cui lei e suo marito erano stati costretti a vivere in America, la bimba aveva frequentato solo nidi e scuole materne dove si parlava esclusivamente la lingua del posto.

Aggiunse che erano appena tornati in Italia, per cui la bimba non aveva ancora amicizie.

“Povera piccola!” pensai tra me. “Vi siete trovati male negli Stati Uniti?” chiesi con gentilezza, senza far trapelare la mia curiosità...

All’improvviso mi trovai davanti ad una vera e propria pantomima. La signora, innervosita forse perché rischiava di arrivare tardi a scuola, cominciò a gesticolare, affermando rabbiosamente che suo marito era stato un ricercatore presso una Univesità importante e con ogni probabilità avrebbe gradito di rimanere negli USA. Lei però si era opposta con tutte le sue forze alla possibilità di rimanere in America perché era stufa di abitare in appartamentini piccolissimi come buchi, e con due bambini al seguito!

Capii che dovevo calmare la signora, perché avevo bisogno di avere delle notizie sulla bimba prima che lei uscisse per andare a scuola. Mi scusai per la mia domanda e la rassicurai affermando che conoscevo bene l’inglese e sarei riuscita a dialogare tranquillamente con la piccola. Poi, piano piano, le avrei insegnato qualche canzoncina in inglese. La signora sorrise e mi ringraziò, quindi, dopo un bacio alla figlia e un sorriso a me, fuggì verso la scuola.

 

7) La bambina: Susan!

Uscita la mamma, l’atmosfera si fece tranquilla e serena. Ci guardavamo e sorridevamo. “My name is Norma, and yours?” “Susan!” “Beautiful name!”

La nostra storia cominciò così e andò avanti tranquillamente per tutta la sera. Parlammo dei suoi giocattoli preferiti e li disegnammo insieme, ma non sapevamo dove fossero stati messi dalla mamma. Peccato, sarebbe stato bello giocare insieme. In mancanza di altro continuammo a disegnare. Ad un certo punto però pensai che c’era solo lei in casa. E il fratello dove era? Perché la signora non mi aveva detto nulla al riguardo? “Where is your brother, Susan?”

“Grandmother!!!” Tirai un sospiro di sollievo, il fratellino era dalla nonna! Poi lei aggiunse “Rimini”. A Rimini? Forse stava dalla nonna perché i genitori dovevano ancora sistemare la cameretta per il piccolo nella casa nuova, pensai io.

Era ormai arrivato per Susan il momento di andare a dormire. La feci andare in bagno, le feci lavare le mani e i denti, come facevo con i miei cuginetti Riccardo e Francesco. La aiutai ad indossare il pigiama e la feci mettere nel suo lettino. Ma non voleva dormire... Così cominciai a cantare in inglese. “I came from Alabama  with my banjo on my knee, I’m going to Louisiana my Susanna for to see...” E immediatamente si addormentò!!! Evviva! Dovevo solo aspettare il ritorno della signora Solari per rientrare in Collegio!

Ma non fu facile tornare in Collegio... La signora volle sapere come me l’ero cavata con sua figlia parlandole in inglese e mi chiese, molto incuriosita, come mai stessi studiando all’Università lettere antiche invece di lingue straniere! Le raccontai che nel 1964 avevo ricevuto uno straordinario premio. Nel 1963, infatti, avevo conseguito a Sulmona, nel mio liceo “Ovidio”, la votazione più alta negli esami di quinto ginnasio e per questo la scuola mi aveva fatto partecipare ad un concorso di inglese. Nel 1964 fui ammessa, con altre 29 ragazze di tutta Italia, a trascorrere un mese in Inghilterra nella cittadina di Bath, per studiare l’inglese in una scuola per stranieri. Si trattò di una esperienza bellissima che ora mi permetteva di parlare con disinvoltura con Susan. Ma le cosiddette “lingue morte” erano la mia passione e non le avrei mai abbandonate... Ecco perché stavo studiando lettere antiche... Finalmente la salutai e tornai di corsa al CUSM.

  

8) Il bambino: Richard!

La settimana dopo trovai una sorpresa. Susan si trovava con la nonna a Rimini e il fratellino invece era dai suoi genitori.

“Norma, se la sente di rimanere da sola con il bambino? Solo per un po’ di tempo, poi tornerà mio marito qualche ora prima del solito e lei potrà rientrare nel suo collegio”.

“Penso di farcela, signora. Come le ho già detto ho due cuginetti, Riccardo e Francesco, di cinque e tre anni. E dall’otto settembre ho anche una cuginetta neonata, Cristina. Mi può spiegare in che modo lei mette a dormire il piccolino? Da quello che ho capito, il papà non tornerà tanto presto e potrebbe essere necessario far addormentare suo figlio prima del ritorno di suo marito”.

La signora a questo punto levò gli occhi al soffitto, come se io fossi una giovane incapace...

“Ma Norma, è facilissimo, non c’è bisogno di niente di particolare: è sufficiente tuffare il ciuccio nello zucchero, farlo succhiare a mio figlio, mettere a dormire il bambino nel lettino, spegnere la luce e chiudere la porta della sua cameretta. Si addormenterà immediatamente!”

Se questi erano i suoi metodi, non c’era altro da dire, ma molto da fare, quando lei sarebbe andata a scuola. Replicai dunque con queste parole...

“Immagino che lei abbia sperimentato più di una volta questo suo metodo, quindi lo utilizzerò anch’io se sarà necessario far addormentare suo figlio. Non si preoccupi, andrà tutto bene”.

“Bene, signorina Norma, buona serata. Stasera avrò parecchio da fare a scuola”. Mi salutò e si chiuse la porta alle spalle.

Con un sospiro di sollievo andai dal piccolino e gli feci un sorrisetto. Poi lo presi in braccio e gli dissi dolcemente: “Ciao, giovanottino, andremo d’accordo, vero? Ora proverò a fare quello che dice la tua mamma, e se non andrà bene troveremo qualche altro sistema”.

Inutile dire che il piccino cominciò a piangere disperatamente quando spensi la luce e chiusi la porta della cameretta...

Decisi così di fare quello che pensavo io. Via il ciuccio, via lo zucchero, e cominciai a cantare a bassa voce una dolce ninna nanna che mia zia Laura cantava alla mia cuginetta Cristina.

Mentre cantavo lo cullavo tenendolo in braccio, avvolto in una copertina. Mise la testolina sulla mia spalla e si addormentò. Piano piano lo poggiai sul suo lettino e lo coprii. Mi rilassai sul divano e mi addormentai anch’io.

Ma non durò molto il relax... ad un certo punto sentii un pianto flebile, che rivelava il senso di fastidio che il piccolino provava. “Beh, è ora di cambiarlo” pensai.

“Ma chissà dove la mamma ha messo i pannolini di ricambio...” Gira e rigira nei cassetti della cameretta finalmente trovai un ciripà di cotone a costine con due lacci, un triangolo di cotone con un rinforzo centrale di spugna e una mutandina di plastica. Wow!!! Vittoria!!! Gli tolsi i pannolini sporchi e lo lavai velocemente nel bagno. Aveva solo pochi mesi ed entrava tranquillamente nella vaschetta del lavabo... Era la prima volta nella mia vita che cambiavo un bambino da sola, ma avevo visto spesso come si comportava zia Laura con Cristina e la sua esperienza mi aiutò. Misi infine i pannolini sporchi sull’orlo della vasca e riportai Richard nel suo lettino, tutto pulito con i pannolini cambiati. Finalmente tornai a rilassarmi sul divano ed entrambi tornammo a dormire pacificamente.

 

9) Il dott. Solari

All’improvviso mi svegliai di soprassalto... Avevo sentito il rumore di una chiave nella toppa!

Mi alzai immediatamente perché immaginai che stava rientrando il papà del piccolo.

Antonio Solari doveva avere al massimo una trentina di anni e sembrava piuttosto stanco. Si presentò e mi ringraziò per la mia sollecitudine nei confronti del figlio. “Come ha fatto a farlo dormire così tranquillo?” mi chiese. Gli raccontai che facevo per la prima volta la babysitter per un bimbo così piccolo, ma mia zia e i miei cuginetti, non volendo, mi avevano insegnato tutto quello che era necessario per far dormire un piccolino e cambiarlo.

Rimase colpito e commentò la cosa molto gentilmente “Una ragazza così giovane sa fare già la mamma! Ma non doveva cambiarlo, signorina, non era tenuta a farlo. Mia moglie tra un po’ tornerà e l’avrebbe fatto lei. Oppure io.” Mi accorsi che stavo arrossendo e cambiai velocemente il discorso... “Ho visto sua moglie così stanca, che ho pensato di darle un aiuto. E’ stato molto faticoso lasciare gli Stati Uniti per tornare in Italia?”

Il professore rimase silenzioso per un po’, sembrava triste e sovrappensiero. Infine ammise: “Per me è stato un grande dolore lasciare gli Stati Uniti. Il mio lavoro era splendido. Ero in una Università prestigiosa, con dei colleghi molto in gamba con cui andavo molto d’accordo. Ma mia moglie stava male e rischiava un esaurimento nervoso. Non potevo fare diversamente”. Gli chiesi in quale materia si fosse laureato e quando sentii che era un fisico che stava lavorando ad un progetto molto importante, mi venne spontaneo dire “Ma allora lei è uno scienziato!!! Peccato che sia tornato in Italia!!!” Si mise a ridere divertito ed aggiunse un “Grazie, signorina, molto gentile, ma per fortuna anche in Italia si può lavorare nel campo della ricerca come negli Stati Uniti”. Mi precipitai a dire “Allora le faccio tanti auguri, prof. Solari. Le auguro di riuscire in tutto quello che desidera”. In quel momento tornò la signora Solari, che rimase molto contenta nel sapere che il bambino dormiva. Mi ringraziò e pregò il marito di accompagnarmi fino al collegio perché aveva visto in giro dei tizi poco raccomandabili. Ringraziai tutti e due per la loro gentilezza e, tornata nella mia camera, non potei fare a meno di sentirmi triste pensando alle difficoltà della loro vita.

 

10) Lina e Titti e la loro esperienza di babysitter

E venne anche per Lina e Titti il momento di lavorare con i bambini!

Le mie amiche però volevano studiare di pomeriggio e preferivano fare le babysitter durante le serate in cui i Solari uscivano con gli amici per andare a teatro o a sentire concerti, oppure al cinema. Di solito succedeva di sabato o di domenica. Purtroppo però, qualche volta, venivano invitati a cena in case private  e potevano fare molto tardi.

Lina li trovava belli ed eleganti, sempre vestiti bene, sereni e felici. Molto gentili, la salutavano sempre sorridendo e le raccomandavano  di utilizzare la loro TV o il loro giradischi, purché il tono  fosse tenuto basso, altrimenti i bambini potevano svegliarsi e sarebbe stato un problema per lei... Ma Lina preferiva leggere, quindi la serata scorreva facilmente, senza fastidi.

Anche Titti si trovava a proprio agio nel silenzio dell’appartamento, leggeva volentieri e spesso studiava. Qualche volta sonnecchiava su uno dei divani. Di solito i Solari tornavano per lo più verso la mezzanotte e il professore le accompagnava sempre fino al CUSM per prudenza: delle ragazze giovani non dovevano andare in giro da sole! Ma una sera successe che Titti si svegliò verso le due. Nessuno era ancora tornato. Che cosa poteva essere successo? Lei non sapeva dove telefonare, non le avevano mai dato un numero di telefono. Aspettò ancora una mezz’ora, poi pensò che forse i vicini di casa sapevano qualcosa. Suonò alla loro porta, ma mentre parlava con loro mezzo addormentati, vide spuntare dalle scale i coniugi Solari. Titti era stata molto preoccupata, perciò,  molto gentilmente, disse loro che non poteva continuare a fare la babysitter fino a tardi, doveva studiare. I Solari la ringraziarono per tutte le volte che aveva permesso loro di uscire, e si scusarono  con lei per la preoccupazione che le avevano creato.

 

11) Quando si affacciarono alcuni problemi

Il 1969, tra aprile e giugno, fu veramente pesante. Il tempo impegnato di pomeriggio per le ripetizioni ad Olga, oppure per i bambini dei Solari come babysitter, era notevole. Avevo deciso di laurearmi o in paletnologia oppure in storia delle religioni, ma per poter chiedere la tesi ad uno dei due docenti dovevo prendere un voto alto negli esami che stavo preparando... E quindi dovevo studiare anche di pomeriggio per prepararmi bene. Ma non potevo abbandonare del tutto Olga che aveva l’esame di maturità! L’unico impegno che potevo cancellare era quello di babysitter...

Con molto dispiacere dissi alla signora Solari che non potevo più occuparmi dei suoi bambini, ma lei capì i miei problemi e mi ringraziò per il lavoro fatto. Regalai un libretto in inglese a Susan ed un animaletto di gomma a Richard e salutai tutta la famiglia, ringraziando i genitori ed augurando loro una vita serena. E la stessa cosa mi augurarono loro.

Tra le mie preoccupazioni ce n’era un’altra che non riguardava il mio studio, ma la mia famiglia.

Mia madre aveva trovato un lavoro a Roma. Mio padre, che a Sulmona era cancelliere - capo del Tribunale, si era fatto trasferire a Roma ed i miei due fratelli minori, Nando e Manuela, avevano dovuto lasciare con grande dolore i loro amici e la loro vita di Sulmona. Tutti e quattro richiedevano la mia presenza a Roma.

Mio padre era dell’opinione che “La Sapienza” di Roma fosse migliore dell’Università milanese di via Festa del Perdono. “Non perderai nulla!” sosteneva mio padre. “E potrai aiutare la mamma in casa e i tuoi fratelli nello studio...”

Mi preoccupai molto... Come mai nessuno della mia famiglia pensava al mio piano di studio? Se  mi fossi trasferita a Roma avrei dovuto cambiare il piano di studio...

Inutile dire che pensai subito a Giorgio, che si sarebbe laureato in ingegneria elettronica nel dicembre 1969. Se mi fossi trasferita a Roma come avrei potuto vederlo nel momento più bello dei suoi studi? E se lui avesse trovato lavoro a Torino, la mia vita sognata con lui che fine avrebbe fatto?

Non potendo parlare per ora con mio padre di questi miei problemi, mi tuffai nello studio...

Dovevo studiare molto per ottenere dei buoni risultati!!! E i buoni risultati ci furono! Un 29 dalla prof.ssa Momolina Marconi e un 30 dal prof. Ferrante Rittatore Vonwiller.

 

12) Che regalo fare a Giorgio per la sua laurea?

Tornata a Milano dopo la pausa estiva cominciai a pensare che regalo avrei potuto fare a Giorgio per la sua laurea. Lui era appassionato di fotografia ed era veramente bravo. Avrei potuto scegliere una macchina fotografica, ma ero convinta che qualche persona della sua famiglia già aveva avuto questa idea, e francamente non volevo intralciare la strada di sua sorella o della sua mamma o degli zii e cugini... Così, con questo pensiero fisso in testa, mi avviai verso la sala mensa, ma purtroppo quasi tutti i tavoli erano occupati. Ad un tavolo era seduto solo un ragazzo, che però non conoscevo bene. Decisi che mi sarei seduta lì, visto che non c’era nessuna altra disponibilità. Con disinvoltura cominciai a parlare,  scusandomi per la mia invasione del suo tavolo. “Ciao, mi chiamo Norma, e da stamattina non faccio altro che pensare se esiste qualche bel regalo da fare al mio ragazzo che sta per laurearsi”. L’argomento di conversazione piacque molto al mio compagno di tavolo. Mi disse che era altoatesino ed aveva la passione per le arrampicate. Portava sempre con sé una macchina fotografica per racchiudere nella sua memoria tutti i paesaggi che incontrava nel suo cammino, ma ancora di più gli piaceva stampare le foto da solo. Immediatamente il mio interesse per l’argomento andò alle stelle e gli chiesi se mi spiegava come si realizzava la stampa delle foto e che cosa si doveva comprare. Mi illustrò allora rapidamente il procedimento per trasformare l’immagine catturata dalla macchina fotografica in una foto su carta; mi disse poi che era indispensabile avere un ingranditore fotografico, per proiettare l’immagine dalla pellicola fotografica sulla carta fotosensibile, e delle bacinelle in cui tenere i liquidi di sviluppo e fissaggio per far apparire l’immagine sulla carta e fissarla in modo da impedire che annerisse nel tempo.

Se volevo, poteva accompagnarmi al centro di Milano in un buon negozio di sua conoscenza, che vendeva tutta l’attrezzatura fotografica che mi aveva spiegato, per poterla vedere da vicino e rendermi così conto dal vivo di che cosa si trattava. Entusiasta lo ringraziai ed accettai di andare con lui anche per comprare il mio regalo per Giorgio. “Bene! Sono contento di aiutarti a scegliere il regalo per il tuo Giorgio! E se vuoi ti accompagno con la mia cinquecento, per poter riportare comodamente tutto il materiale al CUSM.” Avevo trovato un amico prezioso, che durante i due viaggi fino a Milano e ritorno mi spiegò anche come si fanno le arrampicate... Durante ogni fine settimana andava sempre in montagna con la sua ragazza e si divertivano tantissimo a perfezionare la tecnica delle arrampicate...

“Bravi!” dissi “E chissà quante belle foto fai alla tua ragazza con lo sfondo dei paesaggi  montani!!!”

 

13) Quando nel 2007 con la mia memoria tornai indietro al 1968/1969

Aggiungo a questo punto un breve schema della vita mia e di Giorgio per far capire a chi mi sta leggendo perché in un giorno dell’estate 2007 mi tornò alla mente l’anno accademico 1968/1969. E perché mi rattristai tanto.

 

 

Il 22 aprile 1972 Giorgio ed io ci sposammo a Roma, dove la mia famiglia di origine si era trasferita.

Del CUSM vennero al nostro matrimonio Mimmo Carbut e Danila Zadra, Tiziana Begarani e il suo Pigi; tra i compagni del liceo “Ovidio” di Sulmona vennero da Padova Sandra De Panfilis e Fernando D’Aloisio.

Dopo il viaggio di nozze in Grecia mi stabilii anche io a Torino, dove da tempo Giorgio lavorava come ingegnere elettronico esperto in telefonia.

Il nostro primo figlio, Andrea, nacque a Torino il 18 ottobre del 1973.

Nel 1975 ci trasferimmo in un paese delizioso del Canavese, Caluso, dove io insegnai lettere nel liceo sperimentale “A. Gramsci” fino al 1984.

Giorgio continuò a lavorare a Torino fino al 1984, poi ricevette un’ottima opportunità presso Telecom e ci trasferimmo a Roma.

Dal 1984 al 2011 io insegnai nelle scuole superiori di Roma.

Nel 1987 nacque a Roma il nostro secondo figlio, Alessandro, accolto con grande gioia da Andrea, da noi genitori e da tutti i nostri parenti.

I nostri due figli ci diedero sempre molte soddisfazioni e ci vorrebbe un libro per parlare di loro...

Mi limito a dire che Andrea si laureò in economia presso la Luiss di Roma ed Alessandro si laureò in ingegneria informatica presso l’Università “La Sapienza” di Roma.

Entrambi formarono due belle famiglie che amiamo moltissimo.

 

 

Era un giorno dell’estate 2007 a Pineto, in Abruzzo. Con noi c’era solo nostro figlio Alessandro, di venti anni, che si stava preparando ad un esame universitario nella pace del nostro appartamento al mare.

Ad un certo punto ci chiese se era il caso di andare all’estero per approfondire le proprie ricerche. “Ma quando dici all’estero a quale paese ti riferisci?” “ Gli USA, per esempio”.

All’improvviso mi tornarono alla memoria i signori Solari, con i loro dolci bambini; mi tornò alla mente il ricordo della bravura del professore, della signora che volle lasciare gli USA per nostalgia dell’Italia, del dispiacere provato dal professore costretto ad abbandonare gli USA...

“Chissà come è andata avanti la loro storia...” dissi ad alta voce. Alessandro volle sapere tutto quello che ricordavo, e inoltre mi chiese come si chiamava il professore e in che materia si era laureato.

Nel giro di pochi minuti, con il suo personal computer, capì che cosa era successo, mi guardò con tristezza e mi disse: “Mamma, ma è morto! Prima che nascessi io!!! A quarantacinque anni, nel 1983! Ha fatto delle scoperte straordinarie! Era un genio, è morto troppo presto...”. Nostro figlio non aggiunse altro. Non spiegò altro. Se il papà ingegnere poteva comprendere tutto, la mamma prof. di lettere non poteva certo capire le scoperte di un genio della fisica. Ma io in quel momento stavo ricordando il mio terzo anno di università, quando avevo avuto una bella esperienza di babysitter con una famiglia che dagli USA era dovuta tornare in Italia perché la signora non riusciva ad accettare quel tipo di vita, a differenza di suo marito, grande studioso e ricercatore.

Mi rattristai molto, pensando che se il professore fosse rimasto negli USA, dove la sua vita di ricercatore lo appagava e scorreva molto tranquilla, forse non sarebbe morto così presto.

Pensai a sua moglie, pensai ai suoi figli e al loro dolore e mi chiesi come si fosse svolta la loro vita dal 1983 al 2007, nei ventiquattro anni senza di lui, senza un compagno, senza un padre...

Mentre sto scrivendo oggi, spero che ora, nel 2024, la loro vita si svolga serenamente, nel ricordo di un vero genio, a loro tanto caro. 

NdR

I precedenti capitoli "Cusminorum Fragmenta" 

sono archiviati  in :

   "2.97 cronache da bacheca" (30 marzo 2024)   -2-

"2.96 cronache da bacheca" (22 maggio 2023)   -1-

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  ** TOTTUS  IN  PARI  **  
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Ti ricordo che il BLOG (questo) è stato costruito 
da  Pippo Ripa  (nickname : Staffora).   
Sue tutte le pubblicazioni fino alla morte 
(24.05.2012).   Ho raccolto la sua eredità 
ma sono tecnicamente inesperto (contrariamente 
a lui) in questo campo.  Ultima cosa : 
Luciana Donazzicara amica di Pippo, è (era)
mia moglie.           Pietro Maddaluna 

pietro.maddaluna@gmail.com


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